Silvio Furlani : un bibliotecario per la Camera

SILVIO FURLANI :UN BIBLIOTECARIO PER LA CAMERA (testo dell'introduzione al volume degli scritti storici di silvio Furlani ,in pubblicazione presso la Camera dei deputati) 


di

Fulco  Lanchester
1

SILVIO FURLANI :UN BIBLIOTECARIO PER LA


CAMERA


di


Fulco Lanchester 1


Sommario :1-Premessa. 2- I tre canali della policromicità. 3


Tra studi storici e diritto elettorale .4- Furlani e le


trasformazioni della Biblioteca. 5-Conclusioni.


1-Parlare di un amico è sempre difficile .Ancora di più


davanti alla imponente e differenziata raccolta di scritti


storici che la Camera dei deputati ha deciso di


pubblicare in ricordo della sua poliedrica attività


scientifica .


Sui contributi di Furlani al diritto elettorale(esclusi da


questo volume) mi sono già soffermato “ratione


materiae” nel 1996 2 ; per inquadrare -anche se solo


sinteticamente- questa nuova raccolta dedicata al settore


storico cercherò-invece- di individuare quelle che -a mio


avviso- sono le caratteristiche principali dell’opera di Silvio


Furlani e le ragioni che l’hanno portato a suonare su


differenti tastiere della ricerca con una sostanziale


unitarietà di intenti .


1 Ordinario di Diritto costituzionale italiano e comparato nella Facoltà


di Scienze politiche dell’Università “La Sapienza” di Roma.


2 v. F.Lanchester, recensione a S.Furlani,Le tecniche della


rappresentanza .Cinquant’anni di ricerche sul diritto elettorale in


italia e all’Estero ,Reggio Calabria ,Falzea ,1996 2 voll. (1-XXIII,509


p.;2-VII,511-1100 p.) in Rassegna parlamentare ,1996,fasc. 4 ,pp.977-


985.


2


In sintesi sosterrò che Furlani fu uno studioso di razza in


vari settori del sapere ,ma soprattutto fu ciò che voleva


essere e ciò che è stato :un grande bibliotecario della


Camera dei deputati ,conscio non soltanto del ruolo


centrale che questa istituzione ha per il funzionamento


delle istituzioni ,ma anche della sua missione culturale.


2-L’opera di Silvio Furlani è stata caratterizzata dalla


sua grande policromicità ,che gli derivava da tre canali


principali . Il primo di tipo naturale traeva lo spunto da


una sua propensione accentuata alla curiosità ,che –


come diceva Popper- sta alla base del lavoro scientifico


attraverso la posizione di problemi . Il secondo era frutto


della sua origine familiare italo-austriaca e del rapporto


con lo zio Giuseppe Furlani .Il terzo ,infine, gli veniva


dalla sua collocazione professionale come bibliotecario al


centro della funzione di reference per un’assemblea


parlamentare.


La propensione naturale alla curiosità ,che spinto Silvio


Furlani a percorrere numerosi settori della ricerca


,accentuandone l’interdisciplinarietà sempre controllata


dalla severa consapevolezza del metodo , è stata


sicuramente favorita dalla sua peculiare vicenda


personale . Nato il 5 settembre del 1921 a San Lorenzo di


Mossa (Gorizia) da madre austriaca e padre italiano , visse


i primi anni della sua vita in Austria,frequentando scuole


tedesche . Furlani parlava un perfetto tedesco ,corredato


da un accetto regionale , e giocava –a volte- ad


identificarsi anche nell’aspetto con un austriaco delle


valli ,con il suo impermeabile sdrucito e soprattutto il


3


cappellino da caccia sulla testa ,in equilibrio tra le borse


e le sporte piene di libri e giornali,che ogni giorno


trasportava da casa alla Camera e viceversa.


Dietro questo suo comportamento in pubblico di tipo


mitteleuropeo ,compresi l’uso del bocchino per fumare e


gli anelli d’oro alle dita , tra Stube regionale e caffè


viennese ,c’era un esperienza difficile e dolorosa di orfano


ed un rapporto intenso con la figura dello zio che lo aveva


accolto in Italia negli anni Trenta . Giuseppe Furlani ,uno


dei massimi semitisti della nostra accademia fu il


riferimento costante di Silvio Furlani ed ebbe sicuramente


un’influenza rilevante su di lui . Ogni anno sui giornali


nazionali usciva il ricordo di Furlani per lo zio ,ricordo


che negli ultimi anni si univa a quello della Moglie , la


cui scomparsa lo aveva lasciato formalmente solo .


Chi abbia scorso la bibliografia di Giuseppe Furlani


,uno degli esponenti delle grandi scuole che la Facoltà


di Lettere dell’Università di Roma “La Sapienza ha prodotto


”3 , si può accorgere di come egli abbia spaziato in


lungo ed in largo all’interno del settore semitistico


orientale . In particolare Giuseppe Furlani può essere


considerato come il massimo studioso italiano della


civiltà e della lingua accadica nelle sue varianti assira e


babilonese ,che nella seconda metà del II millennio avanti


Cristo divenne lingua internazionale di tutto l’Antico


Oriente4. L’esempio e la produzione di Giuseppe Furlani


,ordinario di Assirologia ed archeologia orientale e


3 v. R. Gnoli,La scuola di Studi orientali , in Le grandi scuole della


facoltà,Roma,Albigraf,1994,pp. 382 ss.


4 v. in particolare , per la bibliografia curata dallo stesso Silvio


Furlani , Gli Scritti in onore di Giuseppe Furlani, Roma ,Bardi ,


1957,2 voll.,XLIII(bibliografia) –768 p.


4


successore di Giulio Cesare Teloni nella cattedra romana ,


furono – a mio avviso- decisivi per incrementare la


propensione enciclopedica del nipote. Gli orientalisti in


generale ed in semitisti in particolare non possono


limitare la loro attività sulla base di discipline di settore


,ma approfondiscono – sulla base della conoscenza dello


strumento linguistico – tutti i campi del sapere rilevanti


per il loro contesto di studio.


Giuseppe Furlani ,che era fiero di essere stato


originariamente un giurista5, produsse scritti sulla storia


,sulla letteratura ,sulle scienze ,sulla filosofia ,sulla


mitologia,sul diritto , sulla religione della Mesopotamia e


dell’Asia minore e visitò anche il settore dell’influenza


della filosofia greca in Oriente .


Il recepimento di questa lezione appare evidente in Silvio


Furlani , prima direttamente per gli argomenti trattati


,poi per l’approccio molto aperto a tutti i settori


disciplinari .Dopo essersi laureato a Pisa nei primi anni


Quaranta (tra i suoi colleghi c’erano Alessandro Natta,Aldo


Corasaniti,Giorgio Piovano) ,Silvio Furlani – nei suoi primi


scritti pubblicati all’inizio di questa raccolta – si occupò


di storia antica del vicino e del medio oriente sotto la


prospettiva della storia dei trattati e delle relazioni


internazionali 6. Si tratta evidentemente di studi che


5 v. G. Furlani,Diritto e filologia(risposta di un giurista alle critiche


di un filologo,Bologna ,1925(si tratta di una recensione ), ma è


significativa la sua partecipazione alla edizione delle Fontes iuris


romani anteiustiniani in usum scholarum, curate da Salvatore


Riccobono, Giovanni Baviera, Contardo Ferrini ,Giuseppe Furlani e


Vincenzo Arangio Ruiz ,Firenze,Barbera ,in più volumi.


6 v. S. Furlani ,Osservazioni sui trattati internazionali hittiti , in


Studia et documenta historiae et juris, Annus XI ,pp. 203-224; idem,


L’equilibrio politico nel Prossimo oriente nel secondo millennio av.


5


Furlani aveva preparato per la tesi o subito dopo la stessa


,ma certo prima della vicenda bellica che lo portò –


con la partenza delle truppe tedesche da Pisa – a finire la


guerra sul Lago Balaton come portamunizioni di un


Maschinengewehr ,lasciandogli come legato un forte


interesse per la storia militare del secondo conflitto


mondiale ed un rispetto accentuato per quello che lui


chiamava il “fante russo”.


Già nel 1946 risulta ,però, evidente la “conversione”


postbellica di Furlani alla storia moderna e


contemporanea e l’influsso decisivo che su di lui


ebbe un personaggio come Walter Maturi ,da lui


conosciuto come docente proprio durante gli anni


universitari pisani . Se si vuole ,in quegli anni il giovane


Furlani opera semplicemente un “accostamento”


cronologico dei propri interessi e li coordina con


quelli di Maturi7 nell’ambito della storia del


Risorgimento e della storia contemporanea ( quest’ultima


materia “apparirà” tra quelle insegnate in accademica solo


negli anni Cinquanta con Giovanni Spadolini su pressione


congiunta di Giuseppe Maranini e Giacomo Perticone )


nell’alveo di quelle ricerche sulla politica estera italiana


,che caratterizzano gli allievi di Volpe da Chabod a


Morandi ,da Maturi e a Torre.8


Cr. , in Aegyptus ,anno XXV ,pp.28-51; ibidem, Una corrispondenza


dplomatica del II millennio av. Cr. ,in Nuova rivista


storica,vol.XXX,pp.1-26.


7 v. N.Nada ,Bibliografia di Walter Maturi ,in Miscellanea Walter


Maturi ,Torino ,Giappichelli,,1966,pp. 477 ss. e,per una valutazione,. M.


L. Salvadori,W.M.,in Nuova rivista storica,1967,n.III-IV,pp.405 ss.


.


8 v. F. Chabod ,Storia della politica estera italiana dal 1870 al 1896


,Bari,Laterza ,1951,pp.7 ss. Si trattava di una ricerca sulla Storia della


6


Dirò di più , Walter Maturi –che proprio nel periodo


pisano aveva prodotto un bozzone dell’opera


commissionata dall’Ispi sulla politica estera italiana da


Tittoni a Sonnino9- prima di divenire docente universitario


fu anche Direttore della Biblioteca di Storia moderna e


contemporanea di Roma ,annessa dal 1937 all’Istituto


storico italiano per l’età moderna e contemporanea .In


questa prospettiva non c’ è alcun dubbio che –


immediatamente dopo il conflitto- Maturi cooperò ad


indirizzare la scelta di Furlani a concorrere per il posto di


funzionario per la biblioteca che era stato bandito dalla


Camera dei deputati.


Proprio nell’anno della Costituente,preparata da un lavoro


intenso di studio e di pubblicazioni cui cooperò la parte


più brillante della scienza costituzionalistica e storica


italiana , entrarono alla Camera – accanto a Furlani – nel


ruolo dei funzionari del servizio generale


Cosentino,Maccanico e D’Antonio ,a riprova del livello


altissimo della selezione di quel periodo . Su Furlani –


com’è noto – vi furono alcune polemiche successive


,relative alla sua esperienza durante il periodo bellico.Furono


-tra gli altri – proprio Walter Maturi e Giacomo


Perticone,ordinario di Filosofia del diritto nell’Ateneo


pisano e funzionario della Biblioteca della Camera ai tempi


politica estera italiana dal 1861 al 1914 ,promossa nel 1936 dall’ISPI


( Istituto per gli studi di politica internazionale) ,che -fondato da


Alberto Pirelli con Pier Franco Gaslini segretario generale – fu una


fucina per la formazione intellettuale durante gli anni Trenta e


Quaranta.


9 v. W.Maturi , La politica estera italiana da Tittoni a Sonnino,Regia


università di Pisa ,Facoltà di Lettere anno accademico ,1941-42, Pisa,


G.U.F. Sezione Editoriale,1942.


7


della segreteria generale di Rossi Merighi 10 ,che riuscirono


a trarlo d’impaccio,dimostrando come la sua attività di


Dolmetscher (interprete) in ambito pisano fosse stata


richiesta proprio dal CLN locale .


3-Con l’ingresso nei ruoli della Biblioteca della Camera


la vicenda intellettuale di Silvio Furlani avrebbe potuto


dipanarsi pianamente sul doppio registro della storia


moderna e contemporanea ,secondo le caselle


individuate dalla raccolta e dalla bibliografia , che Furlani


curava con precisione esemplare .Penso in particolare


ai numerosissimi contributi i sulla Nuova rivista storica, agli


approfondimenti peculiari operati nell’area tedesca


(con una particolare attenzione all’Austria nel rapporto


intenso e fruttoso con Adam Wandruszka ) e


scandinava(Svezia e Finlandia) , ai contributi rilevanti nel


settore della storia postale e della biblioteconomia (con


puntate rilevanti nei territori della storia delle biblioteche


parlamentari e del giornalismo parlamentare ) .


Alle soglie degli anni Cinquanta egli fu –però- indotto da


un giovane funzionario del Senato ,Leopoldo Elia , a


dedicarsi per il Novissimo digesto italiano al settore del


diritto elettorale . Ho già spiegato nello scritto pubblicato


su Rassegna parlamentare come erano (sotto)valutati gli


studi di diritto elettorale dalla dottrina giuspubblicistica


italiana del tempo e come Silvio Furlani ,con le sue


conoscenze linguistiche potesse approfondire simili temi


10 Su Perticone v. F.Lanchester, Perticone e la storia


costituzionale(Relazione al convegno internazionale di studi


“Giacomo Perticone. Stato parlamentare e regime di massa nella


cultura europea del Novecento”, Roma-Cassino, 18-20 maggio 1995)


Il politico, 1996, fasc. 1 (marzo), pag. 77 ss..


8


senza problemi .La versatilità di Furlani e l’esempio dello


zio lo convinsero a riservare tempo e fatica a questo


specifico settore ,considerato strategico dalla classe


politica del periodo . Dai primi scritti pubblicati sulla


Rivista trimestrale di diritto pubblico e su Il Politico


Furlani finì per dedicare circa 1000 pagine al settore


elettorale ,dove è stato ed è considerato un esperto di


valore non comune .


Negli anni Cinquanta l'ordinamento italiano in quel periodo


era, infatti, caratterizzato dalla necessità per la maggioranza


centrista di resistere all'attacco delle opposizioni antisistema


di tipo bilaterale . Già nel 1949 il Ministro dell'Interno Scelba


aveva ipotizzato la necessità di variazioni del regime elettorale


allora vigente. Come ha confermato anche la più recente


produzione storiografica in materia 11,nel 1951/2 le difficoltà


infracoalizionali del centrismo e l'avanzare delle destre in


meridione resero particolarmente caldo il tema del sistema


elettorale all'interno di un dibattito internazionale che


sottolineava l'importanza della manovra in questo settore ed


in particolare dell'apparentamento e dei premi allo stesso.


I primi contributi di Furlani in materia elettorale risultano


quindi pragmaticamente orientati in un clima che – come ci


ricorda lui stesso nel saggio pubblicato né « Il parlamento


italiano »12, preparava lo scontro epocale sulla cosiddetta «


legge truffa». Ed i primi due saggi su « Il politico »


sull'apparentamento nella legge elettorale finlandese e quello


11 v. M.S.Piretti, La legge truffa : il fallimento dell'ingegneria


politica,Bologna,Il Mulino,2003 e G. Quagliariello, La legge elettorale


del 1953,Bologna,Il Mulino,2003.


12 v. S.Furlani,La legge maggioritaria per le elezioni politiche del 7


giugno 1953, in Il Parlamento italiano 1861-1988,Milano,Nuova


CEI,1991,vol.XVI,pp.187 ss.


9


più generale dello stesso anno sulla « Rivista trimestrale di


diritto pubblico » sulle liste collegate si coordinano –senza


alcun dubbio-con le accese discussioni di allora sulla modifica


della legge elettorale del 1948. Furlani conosceva (cosa tuttora


rara) lo svedese e quindi poteva raggiungere la Finlandia,


sapeva il francese e parlava il tedesco come lingua materna.


Poteva essere dunque utilizzato come ponte per verificare


tradizioni e novità anche in un campo come quello elettorale


particolarmente trascurato dalla dottrina giuspubblicistica


italiana.


La produzione di Furlani fu ,dunque, particolarmente


significativa in questo specifico settore , perché essa risulta


intensa sul lato comparatistico,coordinata con la serietà dei


“tecnici” che allora operavano nelle istituzioni (penso


ovviamente a Giovanni Schepis) e giustifica l’apprezzamento


che egli ne ricavò nel periodo successivo .


4- Risulta per me impossibile in questa sede seguire Silvio


Furlani nel suo peregrinare scientifico ,se non osservando


che egli apriva sempre nuovi fronti di ricerca e ritornava


sui vecchi sulla base di una famelica curiosità,che gli


chiedeva di rispondere anche a questioni apparentemente


minute ,ma sempre scientificamente rilevanti .Con ogni


probabilità la morte di Walter Maturi gli tolse la


possibilità di transitare nei ruoli universitari nel settore


storico ,anche se la sua vera vocazione era la ricerca e


meno la didattica .Tuttavia -e questo per me è un


complimento- Furlani è stato sì uno studioso versatile e


di razza in molti settori ,ma a mio avviso è stato


soprattutto un grande funzionario e direttore di Biblioteca


10


parlamentare ,nell’alveo della tradizione che lui aveva


studiato e in cui si identificava .Sotto un certo profilo si


può sostenere che per Furlani pubblico e privato


venivano ad identificarsi nella Biblioteca della Camera , di


cui egli conosceva ed amava ogni piega ,ogni fessura e


che si può dire sia stato il suo vero grande amore .


E’ però evidente che ,se non si vuole farlo divenire


un’icona scissa dalla realtà ,bisogna dire che in molte


cose egli era tenacemente legato alla tradizione


ottocentesca e alla visione che della funzione della


struttura parlamentare ne derivava.


In primo luogo , Furlani non amava l’informatizzazione . I


suoi cataloghi erano quelli cartacei e soprattutto quelli


ottocenteschi. Se entravi nelle sue grazie(era ,in sostanza,


un finto burbero), ti faceva scoprire i gioielli della


Biblioteca Camera :i cataloghi degli articoli delle riviste


per argomento o la sezione relativa alla biografie ed ai


necrologi,settori oggi non più attivi .


In secondo luogo , negli acquisti di volumi e periodici era


molto continentale .Privilegiava in particolare i settori


linguistici tedesco e francese e vedeva con sofferenza la


riduzione degli ingressi soprattutto nel primo a causa


delle difficoltà linguistiche degli utenti. La Camera dei


deputati , ereditando la sua Biblioteca personale , ha


,però,probabilmente recuperato ciò che Furlani riteneva


che potesse aver perduto negli ultimi vent’anni .


In terzo luogo , Furlani sofferse (più o meno


silenziosamente) il trasferimento da “Palazzo” in via del


Seminario .Egli considerava l’”emigrazione” una vera e


propria perdita di centro per la Biblioteca rispetto ad una


11


classe politica non sempre attenta all’approfondimento


della documentazione,ma che lui stimolava perennemente


attraverso l’invio dei suoi estratti .


Ne consegue che Silvio Furlani non vide in maniera


molto positiva neppure l’apertura verso il pubblico esterno


operata- nella seconda metà degli anni Ottanta- dalla


Biblioteca della Camera. Dai selezionati happy fews del


periodo degli accessi limitati ,l’invasione indifferenziata


degli utenti gli pareva un vero e proprio sacrilegio .


5-Il modello di Biblioteca parlamentare di Silvio Furlani


era dunque quello specializzato britannico o tedesco ,con


un’attenzione particolare alle esigenze di reference per i


parlamentari nell’ambito della loro attività istituzionale.


Egli valutava –insomma- con riserve il modello aperto


che si era sviluppato dalla seconda metà degli anni Settanta


,perché considerava gli effetti sulla produttività e


l’efficienza della struttura di un afflusso molto pronunciato


di utenti esterni.


Simili considerazioni si collegano alla discussione sulle


funzioni dei parlamenti contemporanei e sulla necessità


che l’opera di informazione parlamentare ,da un lato, si


specializzi al fine di fornire alle assemblee di riferimento


un servizio sempre migliore ed efficiente ,dall’altro si


integri nell’ambito della rete bibliotecaria nazionale ed


internazionale 13 .


13 Per una visione sulla situazione internazionale v. World Directory of


National Parliamentary Libraries,E.Kohl (ed.)Bonn ,Dt. Bundestag,


Wissenschaftl. Dienste, 1996,6ªed..


12


Non so se a Silvio Furlani l’idea piacerebbe ,ma a me


sembra che il modello di Biblioteca parlamentare del


futuro sia in sostanza quello rappresentato dalla Library


of Congress statunitense ,dove la mission dell’istituzione


è vocata al duplice fine di “rendere disponibili ed


utilizzabili le proprie risorse “ sia per il Congresso sia


per la collettività,secondo una scansione precisa di


priorità14. E’ evidente che nessuno può pretendere di


seguire fino alle ultime conseguenze un simile esempio


,con la pluralità di competenze che caratterizzano la


Library 15 che può contrastare con la nostra tradizione


nazionale di riferimento ,ma gli sviluppi delle innovazioni


intraprese dagli anni Settanta in poi incoraggiano verso un


integrazione degli sforzi e verso il superamento di paratie e


duplicazioni .


Con ogni probabilità a simili proposte Silvio Furlani


avrebbe arricciato il naso ,ma poi avrebbe ricordato ,da


un lato, i passi della formazione della Biblioteca della


Camera dei deputati e la sua importanza sociale (v. scritto


9.2),dall’altro l’episodio della mancata nomina di Desiderio


Chilovi a Bibliotecario della stessa (v.scritto 9.10)


,evidenziando -infine- l’importanza della cooperazione tra


le biblioteche parlamentari per la redazione di un


dizionario biografico parlamentare (v. scritto 9.12). Si


sarebbe schiarito la voce,avrebbe socchiuso gli


14 v. su questo The Mission and Strategic Priorities of the Library of


Congress , FY 1997-2004(http://www.loc.gov./ndl/mission.html


15 Ricordo che la Library of Congress serve allo stesso tempo da


biblioteca per le due Camere(alle quali però è dedicato in maniera


esclusiva il Congressional Research Service );da copyright agency per


gli Usa ;da biblioteca nazionale utilizzata dall’esecutivo e dal


giudiziario ,così come dal sistema universitario e dai singoli


cittadini .


13


occhi(accendendo forse una sigaretta) e qualche tempo


dopo i fortunati inseriti nel suo indirizzario avrebbero


ricevuto un contributo chiarificatore in argomento .
 


 

      Questa voce è stata pubblicata in: Parlalex, SCRITTI RECENTI il 08/08/2020 Contrassegna il Permalink.