Commemorazione del prof. Franco Giusti

Uno  statistico per  la Facoltà


di


Fulco Lanchester



1-Signore e Signori , il mio primo saluto va alla Signora Concettina Giusti ed ai suoi figli Luca e Cristina . Ringrazio in maniera sincera il prof. Giovanni Conso, presidente dell'Accademia dei Lincei , e il M.R. prof. Renato Guarini per aver voluto coinvolgere la Facoltà nella commemorazione di Franco Giusti nella sede dell'Accademia dei Lincei, a lui tanto cara e di cui era fiero di essere componente prima come socio corrispondente della classe di scienze morali,storiche e filologiche dal 1° agosto 1991 e poi come socio nazionale dal 20 ottobre 1999.


Nella divisione dei compiti tra i relatori a me stato affidato di ricordare Franco Giusti come docente e come Preside della Facoltà ; altri ne ha parlato o ne parlerà come amico e come studioso . Si tratta di una ovvia necessità organizzativa, ma confesso che mi risulta difficile separare questi elementi che si connettono e sovrappongono nell'esperienza di ciascuno di noi . Dopo molti anni gli stessi si fondono infatti in maniera inestricabile , rendendone impossibile la distinzione anche in una Facoltà di Scienze politiche con provenienze ed interessi tanto differenziati da condurre,a volte, al rischio della indifferenza o della centrifugazione.



2-Devo ammettere – tuttavia – che il mio compito risulta molto facilitato dal fatto che alcuni anni fa , in occasione del 75° anniversario di fondazione della Facoltà de'”La Sapienza” , abbiamo organizzato un Convegno su “Passato e presente delle Facoltà di Scienze politiche ”  , in cui si è riflettuto sul percorso operato dalla più antica fra le facoltà statali di scienze politiche, ossia quella romana de “La Sapienza” . Si trattò di un lavoro che aveva l'intento dichiarato di verificare il percorso di un progetto (iniziato negli anni Venti del secolo scorso , ma con radici nell'Italia liberale) e la valutazione della validità dello stesso .


Franco Giusti non soltanto appoggiò l'iniziativa con il concreto contributo della Fondazione D'Addario da Lui presieduta , ma scrisse anche un saggio su ” gli statistici ” della Facoltà , che lo mise in rapporto con i suoi “maggiori” in una sorta di bilancio collettivo , capace di tenere conto anche delle origini e degli svolgimenti della materia, che aveva avuto in Angelo Messedaglia uno dei precursori ed il fondatore del “Corso complementare di scienze economiche ed amministrative” di Roma, progenitore della stessa Facoltà romana.


Dal suo denso scritto si evince come la biografia di molti docenti della Facoltà sia stata strettamente legata all'Istituto centrale di statistica (oggi Istituto nazionale di Statistica) sin dalla fondazione con la legge 9 luglio 1926, n.1162 , in un intreccio a volte inestricabile di rapporti culturali, e di solidi vincoli amicali , ma anche di intense rivalità .


La stessa cosa si può dire per l'esperienza personale di Franco Giusti . Nato a Tagliacozzo in provincia dell'Aquila nel 1930 , laureato brillantemente in matematica nel 1953 con un Maestro del livello di Luigi Fantappié  , Giusti era entrato nel 1954 nell'Ufficio studi dell'Istat e ,sotto la guida di Benedetto Barberi (altro abruzzese di Folcara , Direttore generale dell'Istituto dal 1945 e dal 1930 animatore proprio dell'Ufficio studi e, poi, docente di ruolo nella Facoltà per la Statistica economica ) , era divenuto a 28 anni Capo di quell'Ufficio , una vera e propria pepiniére di docenti universitari.



Le amicizie personali ed i maestri di Franco Giusti e di molti dei presenti sono radicate in quel periodo di formazione intensa , di cui vi ha parlato Renato Guarini , ma di cui vi potrebbero raccontare anche Marcello Natale ed Giuseppe Alvaro . I Maestri universitari dei giovani statistici di quel periodo si confondono dunque con i massimi dirigenti all'interno dell'ISTAT , in una dinamica che prima vide l'incontrastato potere di Corrado Gini , in origine tra i fondatori della Facoltà di Scienze politiche , poi di quella di Scienze statistiche e gestore tendenzialmente monopolistico sino ai primi anni Cinquanta del settore statistico demografico de “La Sapienza”  .


Con il 1950 e la chiamata di Raffaele D'Addario all'insegnamento di Demografia la Facoltà di Scienze politiche riattivò la propria autonomia nel settore statistico ed economico attorno alla coppia D'Addario – Amoroso, membri per molti anni del consiglio superiore di statistica . La Facoltà di Scienze politiche , congelata per circa sei anni dopo il crollo del fascismo , riiniziò ,infatti, la propria attività nel 1950 ,divenendo un centro di equilibrio tra mondo politico e accademico , dove alla centralità delle istituzioni parlamentari nazionali corrispondeva quella delle istituzioni tecniche di ricerca .


L'epoca d'oro della nostra Facoltà ,al di là degli anni della fondazione e dei personaggi che la popolarono ,fu forse proprio questa ed il settore economico e statistico possedeva due importanti centri di sviluppo nella collaborazione con l'Istat e la Banca d'Italia. Dalla recente opera di Alfredo Gigliobianco (Via nazionale)  si evince quanto importante sia stato il contributo degli economisti quantitativi dell'Università di Roma per la formazione del Servizio studi della Banca d'Italia alla metà degli anni Trenta ,con conseguenti riflessi sugli anni del dopoguerra .Il Governatore Azzolini ,con la consulenza di Giorgio Mortara , aveva assunto alcuni giovani brillanti del settore universitario per il Servizio studi : Paolo Baffi , che insegnò in Facoltà fino agli anni Settanta Storia e politica monetaria , Alberto Campolongo ,Agostino De Vita (professori ,che ho incontrato a Pavia nella locale Facoltà di Scienze politiche) ,e Giuseppe Di Nardi ,ordinario di Economia nella nostra Facoltà spiccano fra questi . L'Ufficio studi dell'Istat ( potenziato anche su stimolo di D'Addario ,Niceforo e Fortunati) venne allo stesso modo significativamente composto anche da collaboratori alle cattedre statistiche della stessa Facoltà (ricordo Giuseppe Alvaro, Rolando Angeloni, Marcello Bruni, Renato Guarini,Marcello Natale e Aldo Santeusanio). Dello stesso Ufficio studi proprio Franco Giusti fu – come ha sostenuto Guarini nella sua affettuosa commemorazione sul Giornale del SISTAN nel 2004- il leader .



3-Franco Giusti divenne docente stabile della Facoltà di Scienze politiche nel 1972 . Nel 1962, era divenuto assistente straordinario di tipo “B2” presso la cattedra di Statistica di Raffaele D'Addario (DR 6 agosto 1962) e vi era rimasto fino al 10/11/1968 quando cessò dall'ufficio , perchè -sulla base della normativa allora vigente – aveva rinunziato al Concorso .Durante quel periodo non soltanto era divenuto libero docente in Statistica (DM 30 luglio 1968 ), ma aveva ricoperto l'incarico di insegnamento di Applicazioni della ricerca operativa ai problemi logistici presso la Facoltà di Scienze statistiche e attuariali nel 1965/6 , nel 967-68 e nel 1969-70. Lui e Ornello Vitali(classe 1931) ,che avevano partecipato ad un precedente concorso presso l'Università di Venezia nel 1970 in cui erano stati ternati Giampiero Landenna,Giuseppe Lunetta, Odoardo Cucconi (Commissione :Vittorio Amato,Bernardo Colombo,Diego de Castro , Alighiero Naddeo, Silvio Vianelli ) , nel 1972 vinsero il concorso per professore straordinario di Istituzioni di Statistica economica presso la Facoltà di SSDA dell'Università di Padova. . La commissione era composta per 4/5 da romani: Alessandro Costanzo(Economia-Roma ) ,Diego De Castro(Economia-Roma) ,Giuseppe De Meo (Statistica-Roma) , Antonino Giannone (Statistica-Roma), Aldo Predetti (Milano) ;e due di questi erano membri del Consiglio superiore di statistica. Il concorso fu rapido e a terna zoppa:Giusti e Vitali risultarono vincitori , con un ricorso di Vera Cao – Pinna per il posto lasciato libero . Tra gli altri 18 candidati cito soltanto Alberto Zuliani e Giuseppe Alvaro .


Franco Giusti venne inquadrato ,fatto eccezionale per la nostra Facoltà, per chiamata diretta sulla cattedra di Statistica economica , previo spostamento su quella di Statistica di Guido Galeotti da un Consiglio di Facoltà presieduto da D'Addario , presenti i membri dell'Istituto economico (D'Albergo,Della Valle, Barberi , Galeotti, Marzano ) ,ma anche Valsecchi, Tosato, Lavagna , Lucifredi, Marongiu, Del Noce , Cannada Bartoli, Sperduti , Zangara,D'Addio, D'Amato e Mori, che fungeva da segretario . Cito questi nomi ( ed anche fra gli assenti Moro , Medici ,Dominedò,Monaco,Saitta,Valsecchi e vedovato ) per rilevare il rilievo scientifico e pubblico dei componenti di quel Consiglio di Facoltà, in cui vi erano 23 ordinari di ruolo e 6 fuori ruolo. Era quella un' Università elitaria in cui i Consigli di Facoltà si potevano ancora fare attorno la tavolo grande della Sala professori , che oggi non c'è più , causa occupazione della stessa da parte degli della Presidenza, sfrattata dalla sopraelevazione. Era una Facoltà piena di nomi di rilievo , che Franco Giusti ha accompagnato nelle sue trasformazioni per i successivi 32 anni in maniera intensa ed attenta e che per molti anni ha rafforzato nell'ambito statistico quantitativo. In questa prospettiva devono essere viste le chiamate di Ornello Vitali, che- passato da Ancona a Scienze statistiche di Roma-transitò nella nostra Facoltà alla fine degli anni Settanta per ricoprire l'insegnamento di Statistica economica ; di Giuseppe Guerrieri alla II cattedra di Statistica; di Marcello Natale a Demografia e quella di Giorgio Szegő a Matematica per le scienze sociali.


Confermato nell'ordinariato nel 1976 ( la delibera richiesta venne approvata in Facoltà l'8 aprile 1976 su relazione di Antonio Marzano , in concomitanza con gli omologhi procedimenti per  Augusto Fantozzi e Franco Modugno ) da una Commissione nazionale composta da Tommaso Salvemini (Roma) ,Carlo Ferreri (Bologna) e Giampiero Landenna (Milano) ,subito dopo la morte di Barberi, Giusti si dedicò agli studi ed alla gestione . Nel suo curriculum vitae si riporta che ha insegnato per vari anni Modelli statistici e Modelli econometrici nella Scuola di specializzazione in ricerca operativa della nostra Università e dal 1990 Econometria ,insegnamento di élite ,cui teneva molto , e che impartiva in una “celletta” vicino agli Archivi , aula concessa dalla Facoltà alla Fondazione D'Addario ,di cui era presidente.


Sulle cariche esterne da lui ricoperte come membro di Commissioni nazionali ed internazionali non debbo soffermarmi in questa sede, anche se risulta particolarmente rilevante il suo ruolo per 14 anni nel Consiglio superiore di statistica sino al 1989 o la sua collaborazione al CNR. Qui voglio sottolineare in particolare il periodo trascorso come Direttore dell'Istituto di studi economici, finanziari e statistici (in sostanza l'attuale Dipartimento di Teoria economica e metodi quantitativi) tra il 1978 e il 1984 e poi quello come Preside della Facoltà di Scienze politiche tra il 1990 e il 1996.



4- La mia più intensa conoscenza di Franco Giusti data dal 1990, in coincidenza con la sua elezione alla presidenza . Ero arrivato in Facoltà nel 1978 , dopo il servizio militare come assistente ordinario alla Cattedra di Mario Galizia e poi dal 1980 come associato, ma poi ero partito per lo straordinariato a metà degli Ottanta . Richiamato nel 1989 con decorrenza dal 1° novembre 1990 , ebbi la ventura di essere segretario accademico con Giusti per più di due anni sino all'arrivo di un collega più giovane dal punto di vista dei ruoli accademici . La funzione di segretario accademico è una buona scuola se operata con equilibrio : favorisce la conoscenza della Facoltà e fa iniziare l'attività del neofita con un'intensa opera d'osservazione, discreta ma di sintesi . Il 6 novembre di quell'anno affiancai il Decano Mario D'Addio (Preside uscente ) ,certificando la elezione di Franco Giusti a Preside per il triennio successivo .


Fu un'elezione non facile in una Facoltà che contava ancora nomi di assoluto rilievo . Il turno di presidenza spettava al Dipartimento economico dopo due giuristi(Tosato e Monaco) ed uno storico(D'Addio) e il candidato dello stesso era Catello Cosenza , ma la Facoltà in prima votazione diede un segnale preciso attribuendo 37 voti a Giusti e 34 a Cosenza .Questi decise -recita il verbale- dopo dieci minuti di ritirarsi , dando via libera all'elezione del primo con 51 voti . Una simile soluzione venne legittimata solo in Dicembre ,perchè vi furono due Consigli di Facoltà in cui presiedette ancora il Decano .


Non fu una Presidenza facile : la situazione ambientale dell'Università italiana de “La Sapienza ” non poteva essere considerata tranquilla . Giusti era succeduto a D'Addio dopo i fatti della pantera, che dal gennaio 1990 -dopo un primo inizio a Palermo- dilagò da Roma in tutta Italia contro la riforma Ruberti . I problemi dell'Università italiana ed in particolare quelli de “La Sapienza” non erano stati risolti durante gli anni Ottanta. La questione universitaria romana , con la persistente assenza di presa di responsabilità da parte del ceto politico e la sostanziale latitanza dello stesso personale accademico stava per fare della prima Università d'Italia una vera e propria balena arenata. D'altro canto la Facoltà di Scienze politiche nel ventennio precedente era stata particolarmente colpita dalle tensioni politiche e sociali del periodo di transizione del sistema politico . Il non invidiabile record di Facoltà più insanguinata d'Italia (con il sacrificio di Aldo Moro nel 1978 ,di Vittorio Bachelet nel 1980 e poi di Massimo D'Antona nel 1999) certificano una situazione di emergenza, che molto ha pesato sul nostro sviluppo e sulla nostra stessa serenità. L'Università di Roma, gestita in quegli anni dall'ultimo “principe” fra i Rettori (non me ne voglia Renato Guarini, perchè questo è un tempo di repubblica ) e cioè Giorgio Tecce , stava per imboccare un periodo di crescenti difficoltà finanziarie dovute al proprio gigantismo e alla crescente concorrenza delle Università pubbliche e private dell'area universitaria romana.


 


5-Franco Giusti guardava la situazione dell'Università in cambiamento con la partecipazione di chi sa di dover compiere un servizio , ma anche con lo scetticismo dell'esperienza di chi molto aveva vissuto e visto .Ricordo che un giorno mi diede l'incarico di verificare la legittimità di un regolamento del Senato accademico sulle opzioni per il passaggio del personale docente alla costituenda terza università. Analizzai il testo e poi corsi nell'ufficio, che allora divideva con Marcello Natale, e gli riferii che – a mio avviso – era totalmente illegittimo . Lui alzò gli occhi dalle carte ,mi guardò come si osserva un ingenuo fanciullo alle prime armi e mi spiegò che di questo in Senato tutti erano convinti , ma che il regolamento doveva evitare un eccessivo impoverimento de “La Sapienza” e che la lunghezza della giustizia amministrativa avrebbe attenuato gli effetti di decisioni non coerenti.


Franco Giusti era un uomo che amava molto la nostra Facoltà e l'Istituto che aveva diretto . Era paziente e realista. Perse – e non per sua colpa – i locali della Presidenza , a causa della sopraelevazione incompiuta di Scienze politiche e Giurisprudenza, vero e proprio scandalo nazionale e riuscì a far sopravvivere l'attività della Facoltà , prima rivolgendosi ai suoi amici di Statistica (penso ad Alvaro che gli prestò per circa due anni la biblioteca della palazzina Tuminelli), poi si restrinse -situazione ancor oggi vigente- nella vecchia Sala professori per la segreteria ed al Cattid ,dove gli venne messo a disposizione uno studio ,che ancora oggi utilizzo.


Sapeva che i docenti della Facoltà avevano caratteri e sensibilità differenti e li guidava con il metodo delle linee interne .Non era certamente un attaccante e non esacerbava i conflitti. Lui , minuto e sottile, i capelli pettinati all'indietro ed una eterna sigaretta nella mano , pareva un matador volto a far sbollire l'indubbia aggressività di alcuni colleghi . A volte arrivava l'ora della corrida e lui era costretto ad utilizzare la veronica per stancare l'avversario e continuare a tessere la tela della ragione. .


Era un docente molto sensibile nei confronti degli allievi e degli studenti . Egli univa l'altissima preparazione dello statistico , ed in particolare dell'econometrico, con la vocazione per la didattica . Nei confronti degli studenti era comprensivo e capace di valutare con equilibrio quali fossero le esigenze di una preparazione adeguata agli scopi della Facoltà.


Nella ricerca scientifica era rigoroso ed incisivo .Nei confronti degli allievi ,paterno e premuroso,non certo baronale e , notoriamente, non amava i maneggi concorsuali tipici dell'Accademia. Ricordo ancora la trepidazione con cui negli ultimi mesi di vita affrontò il problema dell'allocazione delle assegnazioni didattiche dei suoi collaboratori , mentre concordava con Giuseppe Guerrieri la questione della successione alle cattedre di Statistica, in un compromesso che la morte di entrambi non rese attuabile .


La scomparsa di Franco Giusti nei primi mesi del 2004 è stata -senza alcun dubbio- una grande perdita per la Facoltà e per il suo Dipartimento. Non è venuto a mancare soltanto il nostro ultimo Linceo (ricordo a questo proposito tra gli economisti anche Veniero del Punta ), ma abbiamo perso una persona di intelligenza superiore e di raro equilibrio. Debbo anche a lui la mia prima elezione nel 1999 e la riconferma nel 2002 , ma soprattutto il conforto di una continua leale collaborazione per il bene della Facoltà e di un accorto consiglio per superare le difficoltà. Senza scendere nell'agiografia , pericolo sempre presente nelle commemorazioni , Franco Giusti era un intellettuale buono ed equilibrato ,conscio dei valori essenziali della vita: la famiglia , gli allievi, la comunità. A tre anni di distanza penso a lui – e non solo a nome mio , ma interpretando i sensi della intera Facoltà – con profonda gratitudine e rimpianto , consapevole che sull'esempio suo e del passato che egli rappresenta dobbiamo costruire il nostro futuro.


 

      Questa voce è stata pubblicata in: Parlalex, SCRITTI RECENTI il 08/08/2020 Contrassegna il Permalink.