Il tenente Drogo e la riforma elettorale




Il tenente  Drogo   e  la riforma  elettorale

1-Il  quadro  problematico-Le   votazioni pubblicistiche    sono  lo   strumento  fondamentale      per  l’acquisizione  delle  decisioni  collettive  di  tipo  elettivo  e  deliberativoe   rappresentano un  metodo  ed  uno strumento.  Per  quanto   riguarda  il  primo  profilo, esse  costituiscono il  metodo   principe  per   la  assunzione    pacifica    delle  decisioni  collettive  di  tipo pubblicistico,    che  legittima  la risoluzione  dei  conflitti  e   lo  stesso  obbligo  politico. Sotto  il  secondo   la  procedura in  questione  evidenzia    soggetti, livelli  e fasi  specifiche  che   caratterizzano   normativamente  gli  ordinamenti  democratici sia    nell’ambito   interpartitico che in  quello    intrapartitico. Non  tenendo  conto   dell’argomento  votazioni  deliberative(ed  in  particolare  del  referendum),  quelle  elettive    sono   caratterizzate   non  soltanto     dal  tema della inclusione(capacità  elettorale attiva  e  passiva),  ma  da    quelli  del   sistema  elettorale  in  senso  stretto e della   legislazione  elettorale  di  contorno,  che  abbraccia   l’organizzazione   delle consultazioni, la comunicazione e  la propaganda  politica, il   finanziamento  ed  il  rimborso  delle  spese  elettorali  fino  ad  arrivare  allo  scrutinio   dei  risultati   ed    alla stessa  verifica   dei  poteri. .

Dopo  lo  scioglimento  anticipato  delle  Camere  del  2008  e  le  difficoltà  della  legislatura  successiva che sta  giungendo  alla  sua  natuale   conclusione, tutto  il  2012  è  stato dedicato sia  alla risoluzione  del problema  di   modificare   il    meccanismo    di   trasformazione dei  voti in  seggi    per   l’elezione  delle    Camere  considerato  insufficiente   per  fornire  stabilità, rappresentanza e  legittimità,sia  a  quello  dei  cosiddetti “costi della  politica”. Nel  prossimo febbraio andremo,invece, a votare con  il  cosiddetto porcellum  in  una situazione  in cui  il  complesso della procedura  risulta  sul  limite  degli  standard  di  democraticità.  

2- Una  serie  di  interventi  inadeguati- Non  si     può  dire, però,    che  la recente   situazione italiana  in  materia  elettorale   sia  quella  della  fortezza Bastiani  di  Buzzati. Nella  specifica  condizione   nazionale  il  tenente  Drogo    non   morirebbe,  infatti,   attendendo  la  riforma  elettorale,  ma    perché  ne ha viste e  subite     troppe e,  come  un  malato cui   si  assegnano   medicine  non  adeguate o si  prescrivono  salassi  ripetuti, finirebbe    per  soccombere per  accanimento  terapeutico  ed incompetenza. I  medici  al  capezzale   sono-infatti-  numerosi, alcuni  interessati, altri  saccenti,  ma il  risultato continua  ad  essere  insufficiente  alla  bisogna  e le  previsioni si  confermano   infauste. In  effetti  tutti   i  dati  dell’anamnesi ai  fini  della  diagnosi  e  della  terapia sembrano  chiari.  Tra  il  1993 ed  il  2012  l’ordinamento    politico  costituzionale  italiano,  unico  tra quelli  a  democrazia    stabilizzata,  ha subito     per due  volte   la modifica  del    sistema  elettorale   in  senso  stretto  per  le  Camere.  Un  simile  dato  fornisce   già   i  primi   sommari  elementi   del  quadro  clinico. Ma non  sono solo  mutate    per   ben  due  volte(1993 e  2005)      le  regole  fondamentali  della costituzione  materiale    per  la  formazione  della “rappresentanza   in  campo  politico”(ll.276 e  277 /1993 e l270/2005), ma  da  quello stesso  anno  vi  sono  state   incisive  modifiche per    i meccanismi  elettorali   a livello  locale per   i  comuni  e  le  province(L.81/1993)  , a livello  regionale(con  il  cosiddetto   Tatarellum ,l.43/1995)  per  le  regioni  a  statuto  ordinario.In  seguito    si  è  intervenuto incisivamente   con  la  l. cost. 1 / 1999, relativa al sistema elettorale delle Regioni a statuto ordinario, poi  con la l. cost. n. 2 del 2001, relativa a quello delle Regioni ad autonomia differenziata, infine, con  la  l. cost.n.3/ 2001, che  ha attribuito alle Regioni ordinarie la competenza legislativa residuale, relativa anche alle proprie elezioni., con  ricadute anche   per  quelle a statuto   speciale(l.cost.n.2/2001  per  le  province di  Trento  e  Bolzano). La legge   cornice 165/2004  ha  provveduto  a    fissare  i   principi fondamentali  per  l’intervento   regionale  ordinario, in  analogia   con  quelli  delineati  per    le Regioni a statuto speciale, cui  hanno  risposto   Calabria, il Lazio, le Marche, la Toscana,  la Puglia  e  l’Umbria. Infine      sul   piano  europeo con    l’introduzione attraverso   la  l.10/ 2009,di  modifiche    incisive  alla l.n.18/1979, di una   soglia di  sbarramento  del  4%  a livello nazionale.  

Nel  1993, dopo  il  referendum del  18  aprile,  si   passò, com’è noto,  al  cosiddetto     Mattarellum (ll.276 e  277  cit.), un  meccanismo  prevalentemente    maggioritario    con  ripartizione  speculare    per   un  terzo    dei  seggi,  per  arrivare  alla  l.270/2005(  il cosiddetto   Porcellum  dell’allora  ministro  dell’Interno  Calderoli),  ovvero  un  meccanismo speculare   con  soglie  di  esclusione  e  premio  di  maggioranza  alle  coalizioni  o  al  partito  maggioritario.

Tre  logiche  differenti   si  sono, dunque,   susseguite nell’ultimo  ventennio per  la   costruzione  del  circuito  democratico   nazionale  individuato dal  Costituente, mentre costante  è stata    l’insoddisfazione  per  le  scelte  ed  i  risultati  operati,  con  il  conseguente  tentativo   di  mutare  lo  strumento  in  vigore. 

3-Gli avvenimenti  più  recenti-Anche  il  2012  è  stato  caratterizzato  da   un simile    persistente  atteggiamento.  Esso   si   è  aperto    con  la sentenza della   Corte  costituzionale che  ha  dichiarato  l’inammissibilità  del quesito   referendario  volto  a  far  rivivere    il  Mattarellum   attraverso   l’abrogazione del  Porcellum   e  si  chiuderà   con  la  conferma  o   la   revisione   della L.  270  (v.sent. n.13/2012).   Anno  interessante   quindi  sotto  il punto  di  vista    della  legislazione   sulla  rappresentanza in   campo  politico,  ma  anche    esemplare    per  l’inconcludenza   e  la  tendenza  meramente  tattica   di  una  trattativa   che    – ovviamente- si  fonda  sugli  interessi   e  i  tatticismi dei  partner, con  l’obnubilamento  totale    della  complessità   della problematica  relativa  alle   votazioni   pubblicistiche    ed  al  suo  collegamento  con   il  circuito  democratico capace  di  legittimare   l’ordinamento(sul questo  v.  sent.  Corte  cost.n.365/2007). Per  ricostruirne     lo  svolgimento   è  indispensabile    fare  riferimento anche     all’anno  precedente  nel  contesto  della  storia  costituzionale   italiana  e  delle  due  fasi  della  Costituzione  repubblicana.

Nel 2011, dopo   il primo    successo dagli  anni  ‘90 nell’effettuazione  di  quattro  referendum  abrogativi(  le  precedenti    24  consultazioni  non  avevano  raggiunto    il  quorum  dei  votanti  necessario),  si  riaccese    l’interesse     per  la  manovra referendaria    in  campo  elettorale,  che   nel  2009  aveva  collezionato  l’ultimo  insuccesso (quelle  precedenti  erano  state  nel   1999,nel  2000  e  nel  2009).  Proprio  nel  mese di   giugno  2011    venne  prospettata  l’iniziativa    referendaria   di     Stefano Passigli   per  il  ritorno  ad  un  sistema   proiettivo, ipotesi  supportata     da un   comitato    di  prestigio.  Subito gli  venne   contrapposto   in  area PD   da  parte  della componente  prodiana  e  veltroniana     l’alternativa, già    prospettata    nel  2007  durante    la  discussione    sull’ipotesi  referendaria   Guzzetta-Segni,  della reviviscenza  del  Mattarellum sia     nella   versione standard, sia   in  quella modificata    di Andrea Morrone, un   allievo  di Augusto    Barbera.  Le    tensioni   infrapartito   democratico   portarono  –  collegate   alla  debolezza della  segreteria   Bersani  a  causa  di  avvenimenti  che  avevano  coinvolto   il  consigliere    regionale  lombardo  Penati- ad  una  improvvisa     modifica  di  strategia.  Non soltanto venne    negato  appoggio   alla  proposta  di Passigli, che  rapidamente   operò  atto   di  dedizione ritirando  il progetto  prima appoggiato  dalla  CGIL,  ma  nel  corso  del  mese di  luglio    scese  in  campo   Arturo  Parisi, che  affiancò  alla  testa    del  Comitato  per  il  ritorno  al  Mattarellum Andrea  Morrone,  mentre  la segreteria PD  si  rifugiò  nelle  tecnicalità  di  un  progetto        misto   di  tipo  ungherese(v. la     proposta di Violante).

La  richiesta  di   referendum , appoggiata   dall’IDV   di  Di  Pietro  in  primis,  si  inserì   nella  cosiddetta  foto  di  Vasto,  in  cui  veniva   prospettata     un’alleanza    tra  PD, IDV  e  SEL  alle  elezioni  del  2013.  In  questo  contesto  tutti  i partners  giocarono   in maniera  ambigua  .  Il  PdL,  in  grave  difficoltà     per  gli  attacchi giudiziari  al   Presidente  Berlusconi      e  per  il  progredire  di  una crisi  economica  devastante ,ipotizzò    il  ricorso   alle  primarie    per  la  designazione   del  candidato  alla  presidenza del   Consiglio per  bocca  del  nuovo  segretario   Angelino  Alfano, eletto    a  questa carica dopo  l’insuccesso  alle  elezioni  amministrative  del  mese  di  maggio. Il  PD   si  lanciò  formalmente  nella  tenzone  referendaria,    pur  sapendo     delle  scarsissime(inesistenti) possibilità   di  una sentenza di  ammissibilità  del    quesito   Morrone-Parisi. 

Sembrava (  e  fu)    una  specie  di  gioco  delle  parti  in  cui  tutti   persero  tempo  attorno  al  malato(alcuni  commentatori  ripresero   la vecchia immagine  borbonica  del  “facimme  ammuina”),  dicendo  di voler  rilegittimare   il  sistema  politico  attraverso  l’intervento  salvifico    del  popolo  sovrano. Nel  gennaio    la  Corte  ,  che  già  nel  maggio  2011,   aveva avvertito       come  fosse    impossibile  utilizzare l’istituto  della reviviscenza   in  campo  referendario, emise   la sentenza  di   inammiaaibilità in  un  contesto  politico  molto  differente  da quanto l’iniziativa era  stata   lanciata.

Nel   novembre  2011,subito  dopo  l’approvazione  della  legge  di  stabilità, il  Governo Berlusconi  aveva  presentato   le  dimissioni  e   Mario  Monti, nominato qualche  giorno  prima, senatore  a  vita,  era  divenuto il  nuovo presidente  del   Consiglio  a  capo  di  una   formazione   tecnico-politica alla  cui  base  stava  sostanzialmente  l’appoggio  del  Capo  dello  Stato  e  una  coalizione (ABC)  di  tipo  emergenziale. La base   programmatica  della nuova  formazione   era  ricavabile   dalle   Considerazioni  del   Governatore  della  Banca  d’Italia(maggio  2011) e  poi  dalla    lettera  della  BCE,  che  avevano  caratterizzato  il  periodo  dell’agonia  del   Governo  Berlusconi  nel  periodo estate-autunno.

4-La   “road  map”   non  percorsa-Dal punto  di  vista  istituzionale venne  ipotizzato  tra  le  forze  politiche   in  modo  formalmente  serio   una  road map   per  la  riforma ,   che   i  partiti  commissariati    dal Governo  tecnico politico   avrebbero  dovuto portare  avanti  per   preparare  degnamente    le    elezioni  del  2013.  Il programma si  sostanziava   in  una  serie  di  interventi     sui  rimborsi   elettorali(alias  finanziamento   pubblico), nell’applicazione   dell’art.49   Cost.  relativo  al  partito politico, in    una riforma   costituzionale   concentrata  in  particolare   sul bicameralismo  e –infine-   nella riforma  del  sistema  elettorale ,di    cui  alla L.270/2005..

Come   ovvio,    il   punto  fondamentale    venne   posto  alla  fine  del  percorso, nel  tentativo  di  osservare    come  si  sarebbe  evoluta   la   contemporanea  liquefazione   del  sistema   partitico.

5-Il  topolino    della  legge sui   rimborsi  elettorali- Le  cronache    del  2012  sono state    piene  di   lavori  e  di  annunzi,  ma l’unico  frutto,per  adesso,     è  stata  la  legge   sui rimborsi  elettorali,che   ha,tra  l’altro, attribuito  la  delega al Governo per l´adozione di un testo unico delle leggi concernenti il finanziamento dei partiti e dei movimenti politici e per l´armonizzazione del regime relativo alle detrazioni fiscali.

La  legge prevede:  la riduzione dei   contributi pubblici per le spese sostenute dai partiti e dai movimenti politici,articolandolo   come  rimborso  delle   spese  elettorali  per  il  70%  e   come  cofinanziamento   per   il  restante  30%(art.1);

ai sensi    dell’art.  5 si  prevede   atti costitutivi e statuti dei partiti e dei movimenti politici.

La  normativa  per  l’attuazione  dell’art.   49  Cost.,   che  avrebbe significato   la  regolazione  degli  sregolati, è  rimasta invece   nel  cassetto;  la  riforma  costituzionale     si    è  bloccata sulla  richiesta –  considerata  da  alcuni  provocatoria –   dell’elezione  diretta     del   Capo  dello  Stato,  mentre  sul  sistema elettorale      l’altalena    delle   voci   continua.

6-Le  prospettive-Mentre  scrivo  oramai  i  giochi sono  fatti. A  gennaio   si  era  parlato, invece,   di  un  accordo     basato  su una  doppia   rinunzia:  il  Pd  avrebbe  rinunziato      alla   sua  formale    propensione  al  doppio  turno    maggioritario  in  collegio  uninominale ; il  PdL   avrebbe  dovuto  concedere     il  premio  di coalizione. Si sarebbe  ritornati  ad  un  sistema  proiettivo   con  clausole  di   esclusione  a  vario  livello,   soluzione  che   naturalmente  avrebbe  posto il  problema della scelta  tra  i  candidati e  quindi  quello  della  reintroduzione  delle   preferenze, richiesto  dall’Udc  e  da   settori  del  Pdl(gli  ex-AN)  e  del  Pd( alcuni  ex-Margherita).  La  conseguenza  di  una  simile  scelta sarebbe  stata   l’abbandono  della    scelta  del    partito o  della coalizione di  governo, caratteristica  fondamentale della  seconda  fase  della   Costituzione  repubblicana.   La  logica  sistemica di  un    simile  meccanismo proiettivo,di  fronte  all’emergenza economica  e  politica,   sembrava  ormai quella   di  favorire   la  decisione    sulle  alleanza  di  governo  dopo  le  elezioni:  si  tratta  di  un  ritorno  all’archeoparlamentarismo  descritto  da    Maurice   Duverger   negli  anni  Settanta.    Una  simile  ipotesi   assomigliava   troppo  alla  proposta  Passigli,    per  cui  trovò  subito  avversatri..  I  giovani  leoni      del  Pd   avevano  avanzato   l’idea  del  sistema  ispano tedesco  (più  spagnolo  che  tedesco) ,discutendo   anche  sulla  paternità  del  progetto  stesso(Vassallo  o  Ceccanti),  ma come  ovvio  la  questione  non  stava   e  non  sta  nelle  technicalities ,  ma  nelle  logiche  sistemiche  e  nelle  conseguenze  coalizionali.

Lo sciogliersi  del  Pdl   nelle  elezioni  amministrative, la  crisi della  Lega  Nord, costretta  alla staffetta   Bossi-Maroni,    e  l’incremento   esponenziale  del   Movimento   5 stelle  di  Grillo   hanno suggerito  cautele  al  Pd, che d’altro  canto   ha   pensato che   con  il  sistema   vigente  avrebbe  finito  per  guadagnarci,  e a  tutti  i soggetti   coinvolti. Le   stesse   proposte    di  un  premio  non   più  alla   coalizione  vincitrice,  ma  al  primo  partito    potevano    sembrare  razionali ,  ma  in  realtà   non  risolvevano   i  problemi    se  non –   in  maniera  parziale.

La offerta politica   di  queste   ultime settimane   vede   il  riproporsi di  un   bipolarismo centrifugo  in  cui  esistono  molti  soggetti, che tenderanno a riposizionarsi   nel periodo   postelettorale  in  una dinamica   di  tipocentripeto.La  questione  fondamentale     delle  alleanze   si  fonde,dunque,  con  quella   della  stabilità    nella  prossima  legislatura  e  l’incertezza  coalizionale  finisce  per    sposarsi    con  la  questione    che  nessuno  solleva, ma  che  costituisce  il  vero  macigno istituzionale, ovvero    il  bicameralismo  paritario esistente. Questo-  al  di  là  di  tutti   i  provvedimenti  possibili  di  postposizione  di  una delle  due  camere- rende  impossibile  la  governabilità  del  sistema. Lo si  sapeva già    ai  tempi  del   Mattarellum(  e  d’altro  canto    era  uno  dei   bachi  del  sistema    ereditati  dalla  Assemblea Costituente)ed   è  ancora  più  evidente     oggi  con  il  Porcellum, che   è  caratterizzato    da  premi   di  maggioranza     per   la Camera   a   livello  nazionale    e  per  il  Senato   a livello  regionale(   e  non  si  sottolinea   i  difetti  al  limite  dell’incostituzionalità  per    quanto riguarda   l’esclusione  dal   computo  del  premio  dei  voti    dei  cittadini  residenti  all’estero  e  di quelli  valdaostani).

La legge    270/2005  è  stata, dunque,  mantenuta,  nonostante   la  stessa  abbia  sostituito  il  principio  elettivo  con  quello  della  nomina, non  assicuri  la    governabilità e  lo  stesso    premio  di  coalizione  introduca irrazionalità. Persiste   anche  lo  scandalo  del  voto   dei  cittadini  residenti  all’estero  in  violazione  palese  di  tutte  le  previsioni  costituzionali  di  cui  all’art. 48  Cost..

Il  prossimo  quinquennio  dovrà  risolvere questi  ed altri  nodi. Speriamo  che sia possibile  scioglierli, altrimenti   si potrebbe  sempre  più  materializzare  il   pericolo della crisi  societaria, che si verifica   quando  tutti  i  principali  sottosistemi(sociale, economico, politico-istituzonale)  entrano   simultaneamente in crisi.    


      Questa voce è stata pubblicata in: Parlalex, SCRITTI RECENTI il 08/08/2020 Contrassegna il Permalink.