Sarkozy e l'onda lunga della storia istituzionale francese





SARKOZY  E  L’ONDA  LUNGA  DELLA   STORIA ISTITUZIONALE FRANCESE
di
Fulco  Lanchester

1-Buon  pomeriggio-  A  nome  della  Facoltà  di  Scienze  politiche    dell’Università  di  Roma   “La  Sapienza” e del  Master  in  Istituzioni  parlamentari  europee  e  storia  costituzionale   do  il  benvenuto   ai  relatori  ed  ai  partecipanti  a   questo  incontro  .
Oggi  parliamo    di  due  recenti    volumi    sulla  Francia  ed  in  particolare     di   un    uomo  (Nicolas  Sarkozy)   ,  che  recentemente    è  divenuto il    sesto  Presidente  della V   Repubblica   francese  .
I  due  libri  ,  frutto    del  lavoro  di autori    diversi ,    evidenziano   profili  differenti     ,  ma    sono  convergenti     nell’evidenziare  nella  presidenza  Sarkozy   un  momento  di  rottura  e/o   di  forte  novità   rispetto  al  passato   .Il  volume     della  Valenzise (Sarkozy .La  lezione   francese,Mondadori,2007)   è  un’opera  individuale  ;quello  curato  da  Baldini  e  Lazar (La  Francia di  Sarkozy,Il  mulino,2007) è  invece   il  frutto  di uno  sforzo  collettivo  di   tredici  ricercatori    francesi  ed  italiani . Entrambi    forniscono   la  possibilità   di  valutare  con  metodo  e  prospettive  differenti  ,da  un  lato,  l’evoluzione   della  società  e  delle  istituzioni  politiche    francesi    a  cinquant’anni  circa    dalla  fondazione    della V  Repubblica ,dall’altro  di   confrontare  e    discutere    la   situazione  italiana  alla  luce  di   quel  modello .
Dico  subito  che   l’interesse  del  Master   e   del  Dottorato  in  Teoria  dello  Stato     e  istituzioni  politiche  comparate      è    fortemente  vocato    ad  analizzare   la  recezione  del  modello  francese  in  Italia nell’ultimo  cinquantennio  e che  su  quest’argomento  intende    organizzare  nell’ottobre  prossimo  un  Convegno  ad  hoc.
Il  presupposto     è  che  la  Francia  e   le sue    istituzioni   siano  state  viste  in  modo     differente     nel  corso  della  storia  costituzionale  repubblicana    dell’ultimo  cinquantennio  e  che  il  mutare  del  contesto  italiano   e   francese   ha  messo  in  evidenza  un   rapporto   molto  diversificato  con  il  modello  della   V  repubblica .      Questo   tipo  di  approccio   ovviamente       sposterebbe  il  taglio  dell’incontro  sul   volume  della  Valenzise ,  ma     la  qualità  degli  autori   del  secondo  volume   e  la  loro  prospettiva   non  soltanto  scientifica   ,  ma  assiologia  di  alcuni  di  loro  nell’ambito  delle  riforme  del  sistema    politico  conducono   ad  una  omogeneizzazione  dell’approccio  in  cui  la  personalità  di  Sarkozy  finisce  per    incastonarsi  coerentemente  con  la  dinamica  ed il  mutamento  istituzionale  francese.

2- Prima  di tutto,  alcune  coincise parole  sugli     gli  autori    presenti  e  i  relatori, per  poi  introdurre  velocemente     il  dibattito.
Marina  Valenzise   è  una    giornalista poliedrica  .Laureata  in  lettere     in  questa  Università   ,  si  è  specializzata   in  Francia  con  François  Furet ,di  cui  ha  tradotto  alcuni  volumi  in  italiano,  con  una  tesi  sulla   legittimazione      dei  bastardi   reali  nella    Francia   pre-rivoluzionaria,che   ho  letto   con  estremo  interesse  ,ed  è stata  collaboratrice alla  Luiss  di  Paolino  Ungari ,   uno  storico  del  diritto  la  cui  intelligenza  di  fa  rimpiangere   sempre  di  più. Intellettuale  raffinata la  Valenzise  ha curato un´edizione di scritti di Benjamin Constant per Donzelli e una raccolta di saggi del liberale radicale William Hazlitt .

Gianfranco Baldini è  invece   professore associato di Scienza Politica presso l’Università di Salerno dove insegna Scienza dell’Amministrazione  ed   è   membro  dell’Istituto  Cattaneo  di  Bologna   .  Tra  i  suoi  contributi  principali  segnalo Sistemi elettorali e partiti nelle democrazie contemporanee (2004)  con   Adriano Pappalardo  e   la  curatela  del  volume Quale Europa? : l´Unione Europea oltre la crisi  (2005).

Marc  Lazar    è  uno  storico  e   sociologo   politico   della   Facoltà  di  Science  Politique   di  Parigi  ,  che  lavora    all’Institut  de   études  politiques  e  che     ha   due  punti  di  interesse  prevalenti   :da  un  lato  l’evoluzione  della  sinistra  francese  (soprattutto  il PCF)   ed  europea   ;dall’altro     la  dinamica    del  sistema  politico  italiano  . Collabora  con   “La  Repubblica”.
Tra  di  noi  c’è  anche  Stefano  Ceccanti   ,  che    è  fra  gli  Autori  del  secondo   e  il   cui  contributo  citerò   e  che  non  ha  bisogno  di  essere   presentato  nella  sua  Facoltà . Nonostante  in  questi  giorni  sia  noto    per  il  riferimento  al  sistema  elettorale  tedesco  e  spagnolo  , i  suoi  riferimenti  culturali   da   Mounier  a  Maritain  finendo   a  Lavaux  sono   essenzialmente  francofoni .   

I  discussant   sono   :
Franco  Bassanini  ,già  ordinario  di  Diritto  regionale   in  questa  Facoltà, dal  1979  al  2006  parlamentare  della  Repubblica,ministro  della  funzione  pubblica , padre     di  innovazioni      istituzionali  ed  amministrative  che  hanno  lasciato  il  segno  a  vari  livelli  dell’ordinamento ,intellettuale  conosciuto    anche  all’estero,tanto  che  proprio   Sarkozy   gli ha  chiesto   di  entrare  a  far  parte   della    Commissione «pour la libération de la croissance française »  assieme  ad  un  altro  italiano   Mario  Monti .
Beniamino  Caravita  di  Toritto ,è  ordinario  di  Istituzioni  di  diritto   pubblico  nella  nostra  Facoltà  ,dirige    la  rivista  telematica   federalismi.it    ed   è dinamico  vicepresidente  della International Association of  Centers  of federal Studies .
Oreste  Massari    è  il  nostro  scienziato  della  politica   ed  un  esperto  dei  problemi  dei  partiti   politici (ricordo  il  suo  volume  del  2004)   e  il  traduttore   del  volume   di  Sartori    Ingegneria  costituzionale.
Infine  ,Giorgio  Rebuffa   è  un  sociologo    del  diritto ,con  esperienza  parlamentare   tra  il 1996  ed  il  2001 , ed   è  noto  per  la  sua  intelligenza   ed  il  taglio  storico  costituzionale  delle  sue  analisi . Di  interessi  enciclopedici  è  partito  da  Quesnay e  Turgot  per  arrivare –  passando  da  Weber   e  Luhman- a  Bagehot   ed  analisi  scarnificati  della  nostra  storia  costituzionale. 

3-Detto  questo  ,voglio  giustificare  l’accoppiata   che  potrebbe  sembrare  eterodossa.
L’opera  della  Valenzise     è  concentrata  su   Sarkozy ,così  come   le    altre   recenti   del  corrispondente    del  Corriere  della  sera    Massimo  Nava , Il francese di ferro : Sarkozy e la sfida della nuova Francia (Torino,Einaudi,2007) e  di  Lanfranco  Pace, Nicolas Sarkozy : l´ultimo gollista (Milano, Boroli, 2007).
Marina  Valenzise   ha  scritto     però   una   vera  e  propria  biografia    politica  e  intellettuale di  Sarkozy  e  da  lui  parte    per  analizzare  il  mutamento  del  sistema  politico  francese. Il  sottotitolo   del  libro     è  significativamente   La  lezione  francese   ed   è  dedicato     ancor  più  significativamente  a   Giuliano  Ferrara, ma  dietro   si   intuisce   la  ricerca  di  un  uomo  nuovo    anche  per   l’Italia,  che  superi   quel  senso   di   inferiorità   della  destra   ,  sottolineato  recentemente    da   Eric  Brunet   nella  sua   recente   opera  (Il  tabù  della  destra. – La Francia ha Sarkozy e l´Italia?,Castelvecchi,2007).
Il  collettaneo       di  Baldini  – Lazar       è  invece  un’opera  sulla  attuale    situazione    politico-istituzionale  francese   alla  luce  del  fenomeno  Sarkozy,in  cui   storici ,giuristi  , scienziati  della   politica  e  sociologi  ne  affrontano  vari  aspetti   .
Il  riferimento  alla  situazione  del  nostro    ordinamento ,come  si  diceva,  è  più  specifico  ,espresso   e  visibile  nell’opera  della  Valenzise ,mentre    in  Baldini-Lazar    è  il  lettore  italiano  che    opera    implicitamente   la  comparazione.  In  entrambi    vi   è ,però, il  duplice  riconoscimento  :
• Che il  sistema  francese  possiede    la  capacità  di  gestire  il  cambiamento    sia  per  quanto  riguarda  le  istituzioni   e  il  ceto  politico ,sia    per  quanto  riguarda  la  società  civile;
• Che     Sarkozy  costituisce  una  rilevante  novità    nella  vicenda   politico-istituzionale  della  V  Repubblica.
Rendimento   sistemico  positivo   e  novità   del  ruolo  di  Sarkozy  costituiscono  dunque  il  filo  comune  dei  due  volumi .
Partirei    dal  secondo  punto  .  Esso    sembra  addirittura    una  banalità  : dopo  26  anni   Chirac   è  uscito  di  scena   e    per  la  prima  volta     non  è  più  stato  il  protagonista    dei  duelli  presidenziali     francesi   . Il  ceto  politico  si   è rinnovato   generazionalmente  e   per   taglio  in  entrambi  i  poli . I  leader    della  contesa  presidenziale  sono  oramai  tutti   nati  dopo   la  seconda  guerra  mondiale. Bayrou  è  nato  nel  1951, Segolene  Royale  nel   1953 ,    Sarkozy   nel   1955.  Essi    hanno  rappresentato  la  novità    delle  elezioni    presidenziali  del  2007,  ma    il  successo  di  Sarkozy   viene  da  lontano   ed  ha  radici  soprattutto  negli  anni  Novanta   e  nella  struttura   istituzionale   francese  del 1958  così  come  si  è  evoluta   in  questo  mezzo  secolo .
Tutti    e  tre   i  principali  candidati   della   recente   campagna  presidenziale      hanno  avuto  responsabilità  ministeriali . Bayrou    ministro  dell’Educazione  nazionale dal  1993 al 1994 (Governo  Balladur  e  Juppé);Sarkozy(ministro  delle  finanze   dal  1993 al  1995  con    Balladur,ministro  degli  interni   dal 2002  al  2004  con  Raffarin  I e II,ministro   dell’Economia  con  Raffaren III nel  2004, ministro  dell’interno dal 2004  al  2007  con  Villepin ); Segolene (Ministro  dell’istruzione    e  poi  della   Famiglia  tra  il 1997  e  il  2002   con  Jospin).
Come    mette  in  rilievo   la  Valenzise    ,  la  biografia  di   Sarkozy  spiega    molto   le   sue  idee     ed  inquadra   il  suo  approccio  decisionista  .  Sarkozy  ,apparentemente,  supera    i  confini     delle  famiglie  politiche   tradizionali  per     posizionarsi  sull’efficienza  ed  i  valori  della  modernizzazione   nel  solco  dello  Stato  francese,  richiamando    sia    un’ indirizzo  efficientistico  tipico  del  liberalesimo   ,  che  può  essere  raggiunto  anche   da  chi   abbia    propensioni  più  sviluppate   per   l’uguaglianza  e  lo  Stato   sociale,sia   una  tendenza   profonda  al  bonapartismo  (che    -come  insegna   Prevost Paradol –  può  avere  anche  caratteristiche   democratiche)    .
In  questo  quadro     l’azione  del   nuovo  Presidente     sottolinea   molto    il  tema   del  cambiamento  ,  ma  anche    l’indispensabilità  che  lo stesso  venga  guidato     dalle    istituzioni . Al  di  là  delle  manifestazioni     caratteriali,  le  istituzioni  sono  per  Sarkozy   ordine   e  movimento  ossia  devono  mantenere   l’assetto  di  un   dato   ordinamento  sociale   ,  ma debbono   anche  fornire  la  possibilità  di   introdurre  il  cambiamento  .
Su  come  le  istituzioni  abbiano  funzionato  in  Francia   ci  dicono    bene   i  saggi  di  Ceccanti  e  di  Baldini    soprattutto  in  relazione  alla  riforma   costituzionale   del  2000   che  ha  introdotto   il  quinquennato      e  alla   legge  organica    n.419  del  2001   che   ha   pragmaticamente    istituzionalizzato   la  precedenza  delle    elezioni  presidenziali  su  quelle  legislative. Sugli  effetti  che     l’istituzionalizzazione  dell’effetto    d’aggancio  delle  elezioni    presidenziali   su  quelle  legislative   ha  avuto  sui  partiti     ci  dicono anche   i  saggi    della   Haegel  ,di  Grundberg  ,Lazar,Ventura  e  Perrineau.    La  Francia    per  rispondere  ai   problemi   del  contesto  (mi  riferisco  al  saggio   di  Dehousse  sull’Europa  ,a  quello  sull’emigrazione  ,periferie  e  violenza   di  Wieviorka,al  tema  del   Welfar   di  Palier  , ai  temi  economici   di  Fayette  e  di   politica  estera  di   Howorth )  deve  avere  istituzioni  e  Stato  efficiente  . 
Non  si  tratta    di  una  linea   nuova(lo  sostiene  d’altro  canto  anche   Nava  nel  suo  volume  citato  )   ,ma  di  un dibattito  ed  una  tendenza    che  attraversa  la   storia   francese .Se  volete  una  battuta   :  con  Sarkozy ci  trovamo  di fronte  – nel  terzo  millennio –  ad  un  gaullismo  da  un  metro  e  65    .   Sono  radici      che  lo    stesso  Sarkozy  ha  rivendicato   , in  maniera  efficace,   nel   discorso  di  Epinal   del   12  luglio  scorso  (di  cui  consiglio  l’ascolto)   e  che  si  radicano    nel  richiamo  all’ispirazione  profonda  di quella  “  certa  idea  della  Francia”  gaullista  e  alla     conseguente  fiducia    in  istituzioni  forti , autorevoli   ed  efficienti    istituzioni      per   far    funzionare  l’ordinamento  . 
Ne  deriva   il     rigetto   esplicito    e  definitivo   della cosiddetta   democrazia  dell’impuissance  ,  con   il  richiamo   diretto    alle  difficoltà  della  III  e  della  IV  repubblica ed  il  conseguente   riferimento alla   necessità  di  un  governo  autorevole  ,capace  di  confermare   la  Francia  come  costruzione  politica      voluta    prima    dalla  Monarchia  e  poi  dalla  Repubblica .
 Si  tratta  di  una  visione   in  cui le  istituzioni   devono  conformarsi     (o  almeno  tentano di  farlo  sulla  base  di   precise   scelte  della  classe  dirigente  e  del  ceto )  al  esigenze  del   contesto  di  riferimento.
La  ricetta  di   Sarkozy   sembra   molto  tradizionale  e  nello  stesso   tempo  innovativa    : diritti e  doveri,eguaglianza  come  base  dell’unità , preservata   da  uno  Stato    forte e  centrale ,contro   le  divisioni    fazionistiche .  Per  adesso    essa    cerca  di   dimostrare   il  superamento  delle  vecchie   divisioni  destra  sinistra,assicurando     capacità  di  gestione    della  società  da  parte  della   macchina   istituzionale. Il  problema    del  consenso  gli  si  presenterà    però  ben    presto  e  gli  scioperi   che , dopo  il  periodo  della  “luna  di  miele”,  stanno   investendo  la  Francia  sono  un  indicatore    interessante    di  una   situazione   non  stabilizzata  . 
Il  rinnovato riferimento  a  De  Gaulle   significa  anche   il  ritorno  alla sua   prospettiva   istituzionale   con   la  personalizzazione  della  rappresentanza politica    nel   potere     esecutivo    ( ed  in  particolare  nel   Presidente  della  Repubblica)  ,  con  il   rigetto   della  cohabitation ,che-prevista  da   alcuni  commentatori  in  occasione  dell’elezione  di  Giscard    alla  metà  degli anni  Settanta-è  stata   applicata  più  volte   nei  due  decennni   successivi.
  L’omogeneizzazione   del  principio  di   legittimità , da  cui  derivano  Esecutivo  e  Legislativo,      favorisce    la  personalizzazione  potere   e  la  necessità  di  un  aggancio  della  rappresentanza   politica collegiale  a  quella      presidenziale . 
In  questo    quadro    il  Comitato    di  studio   per  adeguare  le  istituzioni  ,presieduto  da  Balladur (composto   tra  gli  altri da    Jack  Lang, Masot  e Carcassonne)  ha  presentato   in  maniera  tambureggiante  una  presidenzializzazione  del  semipresidenzialismo  francese ,con  un  Capo  dello  Stato    cui  viene   affidato  anche   ufficialmente  l’indirizzo  politico,con  la  conseguente  riduzione  del  ruolo  del  Primo  Ministro    e  con  un  maggiore  controllo  da  parte  delle  Assemblee  parlamentari   attraverso   un  opportuno  Statuto  dell’opposizione.
Un   simile  programma   pare  indubbiamente            allettante  per   un    ordinamento   come   quello  italiano , che  viene esplicitamente  definito  a  livello  europeo    come  in  declino  .Proprio   Jacques  Attali   nella  postfazione   alla Breve storia del futuro(Fazi,2007)   ha  messo  in  evidenza     come    l’Italia  abbia  bisogno  di  riforme  strutturali  più  di  quanto  non  abbia   necessità  la  Francia.
Insomma, le ´´riforme strutturali´´ servono all´Italia ancora piu´ che alla Francia: ´´accoglienza e integrazione degli immigrati´´ per cominciare e ´´innalzamento dell´eta´ pensionabile´´ per ´´evitare un declino demografico ed economico di proporzioni considerevoli´´, senza tralasciare un tasso d´impiego ´´che resta uno dei più deboli d´Europa´´  devono  collegarsi     ad  una  profonda  riforma  della   politica  ,  che  dia  autorevolezza   alle  istituzioni  e  che   nello  stesso  tempo  le  rilegittimi.
La  grande  transizione  italiana    ,che  alcuni  fa  derivare    nel   suo  ciclo  breve    dalla  crisi  di  regime  del 1992-93  ed  in  quello  lungo   dal 1998   , non  si   è  ancora  conclusa  .  Le   discussioni  sulle innovazioni  istituzionali  che animano  il dibattito      politico  italiano  di  questi  giorni    ne  sono  una  palese  conferma   ,così  come  la  liquidità  del  panorama  partitico    in  perenne  riallineamento .  Le  proposte  di  innovazione  italiana   sono  molto  meno  numerose   delle  77   proposte    dalla  Commissione  Balladur  ,ma  evidenziano   un  marasma    senile  pericoloso   ed  una  mancanza  di  uomini  e  di   idee .  Si  potrebbe   commentare     con  Raymond  Aron  che   questo   sistema   può  durare    ,  ma  non  può  innovare   ,  ma  soprattutto  che  – anche  in  questo  caso –  si  tratta   delle  conseguenze  dell’onda  lunga   della  storia.    

 


      Questa voce è stata pubblicata in: Parlalex, SCRITTI RECENTI il 08/08/2020 Contrassegna il Permalink.