REGNO UNITO: Giulia Caravale, La fine di una legislatura atipica

La legislatura che si è chiusa a marzo del 2015 sarà ricordata nella storia del Regno Unito come uno dei rari casi di hung parliament. L’esecutivo di coalizione che ne è derivato ha comportato l’introduzione di alcune novità per il funzionamento della forma di governo, tra le quali appaiono particolarmente rilevanti il Fixed-term Parliaments Act 2011; l’affermazione della formula dell’agreement to disagree, grazie alla quale i due partiti di governo sono riusciti a mantenere spesso distinte le loro posizioni e ad agire in deroga al principio della responsabilità ministeriale; la riduzione della posizione egemone del Premier con il conseguente rafforzamento della centralità e della collegialità del Gabinetto e di un maggior rispetto del parlamento come centro decisionale.

In merito a questo ultimo punto risulta interessante ricordare un episodio che, proprio il giorno prima dello scioglimento dei Comuni in vista delle elezioni del 7 maggio, può essere considerato emblematico della capacità acquisita in questi anni dalla Camera di mostrare la sua autonomia nei confronti dell’esecutivo. L’episodio riguarda il tentativo di modificare le modalità di elezione dello Speaker condotto dal governo il 26 marzo e respinto dalla House of Commons con 228 voti contro 206. Come noto lo Speaker è eletto dalla Camera – a scrutinio segreto – per l’intera legislatura e rimane in carica fino a quando decide di ritirarsi. Nel momento in cui viene eletto egli lascia il partito di appartenenza e alle successive elezioni si ricandida in un collegio come “Speaker seeking re-election” al di fuori degli schieramenti partitici e senza partecipare attivamente alla campagna elettorale. Ove, all’inizio della nuova legislatura, egli manifesti l’intenzione di ricandidarsi, si svolge una elezione solo formale, senza scrutinio segreto. Le regole sono state approvate nel 2001 e applicate la prima volta per l’elezione di John Bercow nel giugno 2009. Il Procedural Committee dei Comuni aveva pubblicato nel 2011 un rapporto nel quale aveva proposto di introdurre alcune modifiche procedurali per l’elezione dello Speaker, tra cui il voto a scrutinio segreto all’inizio di ogni nuova legislatura: il rapporto non era stato mai oggetto di discussione alla Camera. Improvvisamente, invece, il leader dei Comuni William Hague, d’accordo con il chief whip del partito Michael Gove, ma senza discuterne preventivamente con i colleghi di partito, ha deciso di inserire una mozione per l’approvazione del rapporto nell’ordine del giorno del 26 marzo, cioè il giorno precedente lo scioglimento dei Comuni.

Il comportamento di Hague è stato stigmatizzato sia dall’opposizione sia da molti conservatori per l’iniziativa adottata, che appariva dettata dalla volontà di ostacolare la rielezione di Bercow, mediante la sostituzione dello scrutinio segreto alla tradizionale acclamazione. Ed è interessante rilevare che lo stesso presidente del Procedure Committee, il conservatore Charles Walker, è intervenuto nel corso del dibattito del 26 marzo con un appassionato discorso nel quale, pur difendendo la sostanza del rapporto del comitato, ha dichiarato la sua opposizione all’iniziativa di Hague, perché la riforma meritava di essere discussa in modo approfondito e in tempi appropriati. Il discorso ha suscitato un’ovazione tra le fila dei laburisti e 23 deputati conservatori e 10 liberal democratici hanno votato insieme all’opposizione contro la mozione.

Al riguardo appaiono condivisibili le osservazioni di Meg Russel secondo la quale tale episodio ha avuto il merito di mettere in evidenza come questo parlamento sia riuscito a dare prova della sua indipendenza e sia stato capace di opporsi all’esecutivo in diverse occasioni. In particolare deve essere riconosciuto il merito ai backbenchers di aver sviluppato, in questi anni di hung parliament, un rapporto di collaborazione trasversale, anche grazie all’istituzione del Backbench Business Commitee e, che ha favorito il voto libero dei singoli deputati, maggiormente svincolati dalle direttive del partito. Secondo la Russel l’episodio del voto contrario alla mozione Hague potrebbe essere ricordato “as a final defiant act by an increasingly independent 2010 House of Commons”. […]

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