Jessica De Vivo, Recensione a S. Gianello, Funzioni e responsabilità del Capo dello Stato nelle giurisprudenze costituzionali, Torino, Giappichelli, 2018, pp. 425.

Esistono alcuni temi all’interno del diritto costituzionale, così come nel variegato orizzonte di quello comparato, che nel corso del tempo hanno attratto più di altri l’attenzione della dottrina giuridica, chiamandola a cimentarsi con la complessità di inquadrare nell’ambito delle proprie categorie tassonomiche figure che, per la loro stessa natura, sembrano sfuggirvi. Tra queste, senza dubbio, troviamo la figura del Capo dello Stato. Un’istituzione sfuggente, in cui il dato giuridico è inestricabilmente connesso con quello politico, sia nella sua variante classica di organo di indirizzo politico, sia nella differente declinazione di organo di garanzia, in ragione delle caratteristiche strutturali della forma di governo all’interno della quale è chiamato a svolgere la sua funzione. Un interesse latente ma rinvigorito, al termine di alcuni anni di relativa decantazione, dall’emersione di alcuni avvenimenti concreti che, nell’ultimo periodo, hanno nuovamente catalizzato l’attenzione sulla figura posta al vertice dell’architettura ordinamentale sotto due specifici profili tra di loro connessi da un immanente legame: il regime della responsabilità e la funzione. Quest’ultima da intendersi nel concreto svolgimento delle dinamiche politico-costituzionali interne ad una data forma di governo, ben al di là della classica dicotomia, in precedenza accennata, tra organo di governo e soggetto garante.

 Solo per accennare ad alcune delle fattispecie di cui si tratta, si pensi ai noti fatti che hanno posto, l’uno contro l’altra, il Presidente Napolitano e la Procura di Palermo con riferimento alla possibilità di sottoporre il Capo dello Stato ad intercettazioni telefoniche, ancorché indirette. Ancor più recentemente, in America Latina, il trascorso quinquennio è stato indelebilmente segnato dalla grave instabilità istituzionale, fra gli altri, del sistema presidenziale brasiliano. Una crisi di sistema che non ha risparmiato le istituzioni di vertice della forma di governo e che, in conseguenza di un furente braccio di ferro tra il Congresso e la Presidenza, ha condotto alla rimozione dell’inquilina di Palácio do Planalto, Dilma Rousseff, all’esito del processo d’impeachment, il secondo nella breve storia democratica del Paese sudamericano, dopo quello che all’alba dell’entrata in vigore della nuova Costituzione aveva riguardato il primo Presidente investito del voto popolare, Collor de Mello. Facendo qualche passo indietro nel tempo, il regime di responsabilità del Capo dello Stato è stato oggetto di un lungo dibattito anche in Francia, conducendo all’approvazione di una riforma costituzionale nel 2007, per non riportare la memoria al di là dell’Atlantico, negli Stati Uniti, con l’affaire Clinton e le sue ripercussioni tanto sotto il profilo della responsabilità politico-funzionale del Presidente che di quella giuridica extra-funzionale, e prima ancora, alle notorie vicissitudini che portarono alla dimissioni di Richard Nixon. […]

Scarica il testo in formato PDF

Questa voce è stata pubblicata in: Nomos, Rassegne critiche, recensioni, schede e contrassegnata con CAPO DELLO STATO, Jessica De Vivo, Nomos 3/2019, Rassegne critiche, Recensioni, S. Gianello, schede, “Giurisprudenza costituzionale”. Contrassegna il Permalink.