Con il referendum del 4 dicembre sono collassati entrambi i piloni della riforma istituzionale, che avrebbe dovuto completare la transizione italiana verso una mitica stabilità. Ancor prima della sentenza della Corte costituzionale del 25 gennaio, come ha sottolineato lo stesso messaggio di fine d’anno del Presidente della Repubblica Mattarella, il mantenimento del bicameralismo paritario con la prescrizione della doppia fiducia ai sensi dell’art. 94 Cost. ha reso evidente che il sistema elettorale per le due Camere risulta ancor più difforme di quanto mai lo fosse stato in precedenza, con la necessità di intervenire in merito.
Vista la difficoltà di risolvere la questione, tutti hanno – dunque – atteso la decisione della Consulta, come una volta si aspettava la pronunzia dell’oracolo di Delfi, per poi opportunamente dividersi sull’interpretazione della stessa. Tuttavia, la pronuncia dei giudici costituzionali, di cui – per ora – abbiamo avuto contezza solo attraverso un comunicato stampa, non risolve (ma come avrebbe potuto!) le difformità tra i due meccanismi di trasformazione dei voti in seggi, ma eventualmente le ha solo attenuate, chiarendo i compiti di chi dovrebbe intervenire. La sentenza integrale potrà fornire, in ogni caso, utili indicazioni al legislatore, poiché, anche se l’Italicum è stato ablato sia dell’eventuale ballottaggio per ottenere il premio alla lista che abbia superato il 40% dei voti che della ampia discrezionalità dei capilista bloccati di scegliere il collegio, permane bruciante il problema della omogeneizzazione dei due meccanismi. Le motivazioni della sentenza dovrebbero orientare, dunque, le Assemblee parlamentari in una decisione non facile per la sua alta politicità in un momento di perdurante instabilità sistemica.
In questa introduzione ai lavori, che precede i commenti di Massimo Luciani, Paolo Carnevale, Gianni Serges, Massimo Siclari e Stefano Ceccanti (adotto un criterio misto di anzianità accademica e ordine alfabetico):
- per prima cosa evidenzierò l’ambito della discussione, che non dovrebbe limitarsi al tema del sistema elettorale in senso stretto, ma abbracciare anche la zona della legislazione elettorale di contorno;
- in secondo luogo sottolineerò il peculiare ipercinetismo italiano in materia che costituisce un indice empirico delle difficoltà sistemiche nazionali e lo confronterò con la dinamica di altri ordinamenti europei;
- in terzo luogo mi soffermerò – sulla base dei ricorsi, che sono stati presentati contro l’Italicum – sulle principali decisioni della Corte in materia e sulle possibili soluzioni al fine di omologare i due meccanismi di risulta nello scorcio finale di questa XVII legislatura. […]
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SOMMARIO: 1. Premessa – 2. Le votazioni pubblicistiche – 3. Elezioni e sistemi elettorali – 4. L’ipercinetismo italiano in materia elettorale e la disomogeneità normativa crescente – 5. La sentenza sulla legge elettorale cd. Italicum del 25 gennaio u.s – 6. Le ipotesi. – 7. Conclusioni