Niccolò Guasconi, Recensione a A. Ruggeri, “Costituzione scritta e diritto costituzionale non scritto”, Napoli, Editoriale Scientifica, 2012, pp. 128.

La presente recensione si propone di analizzare gli spunti offerti da Antonio Ruggeri nel suo recente Costituzione scritta e diritto costituzionale non scritto. Dopo quasi un decennio dall’articolo Scrittura costituzionale e diritto costituzionale non scritto, pubblicato nel 2004, l’Autore torna ad occuparsi delle fonti non scritte del diritto costituzionale in occasione della lectio magistralis tenuta nell’ambito dell’ VIII ciclo di lezioni organizzate annualmente su temi di attualità presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Suor Orsola Benincasa. Questi incontri vedono ogni anno la partecipazione di autorevoli giuristi, con formazione ed esperienze diversificate e dunque in grado di declinare uno stesso argomento in prospettive diverse.

Il corso dell’anno accademico 2011-2012 ha avuto ad oggetto “Ius non scriptum”. Crisi della legge e produzione ’privata’ del diritto”. Il confronto tra diritto scritto e non scritto è un classico della letteratura giuridica e concerne, più della veste formale con cui il diritto si presenta, l’origine dello stesso, se cioè scaturisca da un’autorità sovraordinata o dalla realtà sociale. La questione è antichissima e può farsi risalire fino alla nascita della tradizione giuridica occidentale, ma oggi assume rinnovato vigore dinanzi a due fenomeni che stanno profondamente trasformando il mondo del diritto: da un lato, la c.d. “crisi della legge”, che per secoli è stata la fonte normativa per antonomasia; dall’altro, l’affermarsi con sempre maggior vigore di una dimensione sovranazionale e interordinamentale. I due fattori sopra citati determinano oggi una tendenza al superamento delle concezioni giuspositivistiche e un’apertura a nuovi strumenti di produzione normativa.

Come s’intuisce sin da queste sintetiche premesse, anche volendosi limitare al solo piano costituzionalistico, l’argomento appare per sua natura trasversale ed offre lo spunto per toccare numerose problematiche. Proprio per questo Ruggeri sceglie uno stile che, pur senza rinunciare ad arricchirsi di significativi incisi, cerca di andare al cuore delle questioni senza troppi preamboli. Come sovente accade, le scelte stilistiche riflettono anche il modo in cui l’Autore intende impostare la propria opera. Così Ruggeri non intende sottrarsi alle molteplici implicazioni che la sua indagine va a toccare, ma decide di misurarsi a tutto campo con esse, prendendo posizione, con nettezza e incisività, sia su tematiche classiche della dottrina costituzionalistica sia su argomenti di stretta attualità. Ne emerge una trattazione che, pur nella stringatezza che contraddistingue la rielaborazione di una lectio magistralis, non rinuncia ad avere un ampio respiro e ad allargare la prospettiva anche verso oggetti apparentemente molto distanti dal punto di partenza. In questo senso particolare rilievo assumono gli abbondanti riferimenti bibliografici e le corpose note, che consentono interessanti digressioni su aspetti che, per non rendere la trattazione eccessivamente dispersiva, non possono trovar posto nel corpo del saggio. Ne scaturisce una forte compenetrazione tra testo e note, come se queste ultime costituissero altrettante parentesi che colorano di ulteriori significati il discorso.

Ruggeri sviluppa così un percorso originale e soggettivo che tocca i principali argomenti su cui la dottrina costituzionalistica si è interrogata negli ultimi anni, dalla distinzione fra consuetudini e convenzioni costituzionali all’impatto della CEDU nell’ordinamento interno, dal rapporto fra etica, diritto e politica al ruolo svolto dai diversi operatori del diritto, passando attraverso questioni classiche, come la distinzione tra norma e disposizione e l’importanza del principio dello stare decisiis nei sistemi di civil law, e dibattiti di più stringente attualità, come la necessità per il Governo di godere della fiducia anche dei mercati. La capacità di far confluire in un ragionamento unitario i predetti temi, non sempre omogenei, mostra ancora una volta che il diritto costituzionale non ammette di essere racchiuso in compartimenti stagni, ma può essere compreso solo attraverso le interazioni tra le diverse aree tematiche che lo compongono. […]

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