Massimo Luciani, Partiti e forma di governo

La quadripartizione triepeliana dei rapporti fra Stato e partiti, elaborata nella notissima Rede tenuta all’Università di Berlino il 3 agosto del 1927, pretende d’essere la descrizione storica di una concreta vicenda costituzionale (anzi, di una pluralità di parallele, ma sostanzialmente contemporanee, vicende costituzionali). La questione, infatti, è in Triepel “geschichtlich angesehen” e viene ricostruita secondo una “vierfachen Stufenfolge” dipanatasi nel corso di un tempo relativamente breve, cioè “in nicht viel mehr als einem Jahrhundert”1. Si tratta del profilo più debole di un saggio altrimenti fondamentale per la discussione politologica e costituzionalistica sui partiti, dal quale – come qui in Italia hanno osservato Paolo Ridola e, sulla sua scia, Francesco Bilancia e Giorgio Grasso – nessun serio studioso che intenda occuparsene può prescindere.

Non sarà sfuggito ai lettori più attenti, invero, che lo svolgimento storico implicato dalla quadripartizione è più postulato che dimostrato, mancando nella Rede quei riferimenti storicocostituzionali che un vero sforzo di comparazione avrebbe consentito di acquisire e che, invece, fu compiuto solo in minima parte (considerando, in particolare, l’esperienza degli Stati Uniti). Nonostante le dichiarazioni dell’Autore, pertanto, la quadripartizione dovrebbe essere assunta più come una categorizzazione di tipi, anzi di idealtipi, relazionali che come una descrizione storica di effettive fasi, diacronicamente consequenziali, di una concreta vicenda istituzionale. […]

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SOMMARIO: 1. L’incorporazione del partito nello Stato – 2. L’incorporazione nei regimi non a partito unico – 3. Riscontri giurisprudenziali – 4. Le prospettive.

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