Lucio Adalberto Caruso, Recensione a A. LOLLO, Atto politico e Costituzione, Napoli, Jovene, 2020, pp. 218

Il volume, per espressa affermazione dell’Autore, si propone l’ambizioso compito di “offrire una risposta al problema dell’inquadramento dogmatico del concetto di atto politico nel contesto dell’ordinamento costituzionale” (p. 1): ciò sulla base del condivisibile presupposto per cui l’interesse per lo studio di tale controversa categoria, apparentemente giunto a un “punto morto”, sembra ridestatosi nell’ultimo decennio, sia per la presenza di fattispecie che hanno messo alla prova la tenuta dei principi apicali dell’ordinamento, sia per l’aspirazione degli organi autoritativi a rivendicare una sorta di “zona franca” dal diritto costituzionale, giustificata con il richiamo alla nozione di atto politico sottratto al sindacato giurisdizionale. Accanto ad alcune note pronunce del giudice delle leggi, nell’Introduzione il pensiero dell’Autore corre alle ben più recenti vicende Diciotti, Gregoretti e Open Arms, le quali “hanno rinverdito ulteriormente una querelle dottrinale che, con distonia di accenti, ha palesato lo stato di profonda incertezza che tuttora latita nella riflessione teorica attorno ad un problema di cruciale rilievo per il diritto costituzionale” (p. 2). Da tali premesse l’Autore sviluppa una discussione imperniata sulla vitalità e sull’attualità della nozione di “atto politico”, implicante, a sua volta, “una riflessione a tutto tondo sui rapporti tra principio di legalità, che, nel suo duplice circuito, ordinario e costituzionale, mira ad «imbrigliare» le decisioni degli organi autoritativi, e tensione della politica a rivendicare una «guarentigia di immunità» volta a perseguire i fini da essa prefissati nel rispetto della più intima essenza del principio democratico” (p. 5).

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