Fulco Lanchester, Giuseppe Chiarelli, un innovatore nella continuità

Sullo sfondo di questo contributo dedicato a Giuseppe Chiarelli (1904-1978) si pongono, da un lato, il progetto della Facoltà di Scienze politiche tra Stato liberale e Stato di massa autoritario, con importati riflessi sull’assetto della stessa nel periodo repubblicano; dall’altro lo stretto rapporto personale e scientifico che per circa quindici anni è esistito tra le Facoltà giuridico-politiche di Roma e di Perugia nell’ambito delle riforme incrementali del regime.  In relazione   a questa prospettiva mi propongo, da un lato, di analizzare sinteticamente la vicenda  scientifica e politica di Chiarelli[1] nel periodo 1927 – 1942 (strettamente legata alla sua permanenza nella Facoltà Fascista di Scienze politiche di Perugia) come esempio della dialettica interna al regime autoritario a tendenza totalitaria; dall’altro, di evidenziare alcuni aspetti del complesso rapporto di continuità – rottura anche in questo settore tra la vicenda del ventennio e il periodo repubblicano. Si tratta di un taglio che ritengo da anni utile ad individuare l’indubbio dibattito esistente all’interno del regime non soltanto sui problemi del metodo giuridico, evidenziando dal punto di vista pratico anche lo scontro tra differenti indirizzi all’interno del “pluralismo autoritario” del regime.

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Sommario: 1. Premessa – 2. – La Facoltà Fascista di Scienze politiche di Perugia e i suoi rapporti con Giurisprudenza – 3. Le tre generazioni di “giuristi” coinvolte – 4. Giuseppe Chiarelli e la sua formazione – 5 Un innovatore nella continuità – 6. Conclusioni

 

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