Elisabetta Benedetti, Recensione a G. Razzano, Dignità nel morire, eutanasia e cure palliative nella prospettiva costituzionale, Torino, Giappichelli, 2014, pp. 309.

“La qualità dell’assistenza data in fin di vita è un buon metro della qualità umana di una civiltà e di una cultura”.

Il volume offre una completa e puntuale disamina sulla dibattuta tematica del fine vita, e lo fa affrontandola in una prospettiva costituzionale e comparatistica che tenga in debito conto le problematiche sottese ad un tema che è, e l’Autrice lo sottolinea senza timori, spinoso e controverso, corrispondendo tale momento alle situazioni più fragili dell’esistenza umana. Inoltre, il dibattito (mediatico prima, politico–istituzionale poi), svoltosi in Italia ha evidenziato la stretta connessione fra concetti, spesso confusamente assimilati ma di cui sarebbe doveroso operare un distinguo, quali il fine vita, il testamento biologico, l’eutanasia e i trattamenti palliativi.

 In effetti, ben si evidenzia come i risvolti che necessariamente andranno analizzati sono quelli riguardanti la vita, la morte, la dignità, la libertà, la responsabilità, la solidarietà, la salute fisica e psichica. E, di più, tali situazioni si riferiscono alla sfera dei diritti di libertà, ma rappresentano anche questioni sociali.

Obiettivo dichiarato del volume è quello di offrire un contributo, e tentare di fornire una risposta, in ordine a quella che è la domanda di fondo quando si scelga di affrontare il tema della dignità nella morte: l’eutanasia è una soluzione coerente con la dignità della persona umana e con il vigente assetto costituzionale? La risposta, cui si giunge dopo una attenta analisi che involge profili costituzionali e tecnici, è no. Il modo migliore di rispondere all’esigenza di tutelare la dignità del malato in generale, e del morente in particolare, è approntare uno sviluppo adeguato delle cure palliative “come forma di sostegno globale alla sofferenza, all’abbandono, alla solitudine, in grado, come tale, di prevenire la domanda di eutanasia in un contesto socio-sanitario solidale ed inclusivo”.

La prima parte del volume è dedicata al concetto, indispensabile punto di partenza, della dignità umana alla luce sia dei precetti costituzionali che del panorama comunitario. In merito a questa tematica si sottolinea come, quando si tratti di temi quali il fine vita, si sia sempre più consolidata la nuova alternativa pro choice/pro life: in altri termini, la dignità consisterebbe da un lato nel diritto tutto individuale all’autodeterminazione, dall’altro nel riconoscimento della qualità dell’essere umano in quanto tale; nel caso dell’eutanasia, in particolare, sul piano della teoria, verrebbe a crearsi un bilanciamento nuovo tra il diritto alla vita ed il distinto diritto a “disporre della propria vita”, divenendo in tal modo un concetto totalmente individuale. Ancor più singolare la circostanza che è l’interpretazione della dignità di per sé stessa ad essere divenuto controverso e per certi versi paradossale, essendo chiamata in causa da alcuni per sostenere la liceità dell’eutanasia, da altri per rifiutarla nettamente. […]

Scarica il testo completo in formato PDF

Questa voce è stata pubblicata in: Nomos, Rassegne critiche, recensioni, schede e contrassegnata con 2014, Dignità nel morire, Elisabetta Benedetti, eutanasia e cure palliative nella prospettiva costituzionale, Giappichelli, Nomos 1/2016, Rassegne critiche, Recensione a G. Razzano, Recensioni, schede, Torino. Contrassegna il Permalink.