Chiara Mari, I nuovi lineamenti organizzativi delle università non statali

1. La nozione di università non statali: i nodi problematici
Nell’ambito del sistema universitario italiano, le università non statali (c.d. private o più correttamente libere) rappresentano un modello organizzativo particolare1 che a volte si avvicina e si sovrappone al disegno delineato per le università statali, in altre occasioni se ne discosta in modo anche significativo. La nozione di università non statale è, in effetti, complessa ricomprendendo un ‘arcipelago’ di realtà diverse2 che sono difficilmente riconducibili ad unità3 e che si distinguono dalle università statali per limitati aspetti correlati essenzialmente alle forme di finanziamento e all’autonomia organizzativa4.
Muovendo da tale premessa nelle note che seguono si analizzano alcuni aspetti organizzativi delle università non statali recentemente delineati al fine di comprenderne le criticità anche nell’ottica della differenziazione rispetto alle università statali5. A tal fine occorre prendere le mosse da una breve ricostruzione della disciplina di riferimento per poi analizzare alcuni aspetti problematici che meritano particolare attenzione.
Si può partire da un cenno storico: le università nascono tradizionalmente nel periodo medioevale come formazioni spontanee della società civile; solo in un secondo momento l’istruzione universitaria diviene prerogativa dello Stato6. Pertanto, la concezione che le università possano essere anche istituzioni con profili di specialità non necessariamente riconducibili allo Stato, trova fondamento secondo alcune ricostruzioni nelle stesse origini dell’istituto7. Partendo da tale assunto si possono ricostruire le tappe fondamentali dell’evoluzione del quadro normativo degli istituti universitari c.d. liberi, rilevanti per comprenderne il sistema di governance8.

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SOMMARIO: 1. La nozione di università non statali: i nodi problematici. – 2. Il disegno organizzativo e il rapporto di lavoro dei docenti. – 3. Gli obblighi di trasparenza e di pubblicità. – 3.1. I diversi orientamenti. – 3.2. I tentativi di composizione. – 4. Il regime giuridico dei contratti. – 4.1. Le criticità degli affidamenti ‘senza gara’. – 5. L’utilizzo della forma societaria. – 5.1. La partecipazione in fondazioni e società. – 5.2. La trasformazione in società di capitali. – 5.2.1. Un caso di studio. – 5.3. I vantaggi e gli svantaggi del modello societario. – 6. La questione del finanziamento. – 7. I profili critici dei nuovi lineamenti organizzativi. – 8. Considerazioni conclusive.

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