Arianna Gravina Tonna, Recensione a M. Hauriou (a cura di A. Salvatore), La teoria dell’istituzione della fondazione (Saggio di vitalismo sociale), Macerata, Quodlibet, 2019, pp. 160.

Il grande pregio della teoria istituzionalistica di Maurice Hauriou risiede nell’aver esplorato e compreso il nucleo fondamentale della vita giuridica: le istituzioni come terre emerse del continuo e incessante pelago sociale, che egli definisce come “le categorie della durata, della continuità e del reale” (cit. p. 21). In quanto originantesi dalla voluntas dei gruppi sociali, esse sono sottoposte ad un meccanismo di emersione, deriva e successiva erosione: è valido anche per le istituzioni, infatti, l’antico approdo democriteo a mente del quale “tutto ciò che esiste nell’universo è frutto del caso e della necessità”. Ma risulta di estrema importanza lo studio della capacità di resistenza che alcune istituzioni oppongono all’incedere inesorabile del tempo, al fine di ritrovare il nucleo originario della loro necessità per il vivere sociale.

La théorie de l’institution e de la fondation (Essai de vitalisme social), contenuta in un più ampio saggio collettaneo dal titolo La cité moderne et les transformations du droit quando fu data per la prima volta alle pubblicazioni a Parigi nel 1925, può e deve essere considerata come uno dei punti originari dell’istituzionalismo europeo: non è un caso, invero, che Hauriou, fondatore, insieme a Santi Romano, di tale teoria – della quale l’ampiezza e la profondità prospettiche furono necessarie nel corso del Novecento per le elaborazioni teoriche di Carl Schmitt ed ancora echeggiano nel presente dell’analisi giuridica, tanto da rendere necessaria una riedizione – abbia trascorso la propria esistenza, personale ed accademica, nel pieno svolgersi della Terza Repubblica francese (1875-1940); la supremazia del potere legislativo sull’esecutivo, caratteristica di tale esperienza repubblicana, era cagione di una forte instabilità politica e vedeva l’avvicendamento di numerosissimi governi: mancavano, infatti, i correttivi e le razionalizzazioni al disegno costituzionale che ebbero a definirsi solo successivamente, con il succedersi della Quarta e della Quinta Repubblica. La teoria del diritto pubblico di Hauriou, il quale è da considerarsi meritoriamente il sistematizzatore del diritto amministrativo d’oltralpe grazie alla sua visione ampia da teorico dello Stato, fece sua una netta contrapposizione al dualismo allora imperante tra concezione soggettivistica e oggettivistica del diritto: entrambe lasciavano infatti irrisolta, con ingiustificata miopia, l’esistenza delle consuetudini quali fonti del diritto e la stessa origine storica dello Stato. […]

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