Giulia Santomauro, Recensione a V. Turchi, M. L. Tacelli, L. Giannuzzo (a cura di), Laicità, libertà religiosa e alterità nella giurisprudenza della Corte di Strasburgo, Lecce, Libellula Edizioni, 2019, pp. 180.

Il volume oggetto della presente recensione consiste in una raccolta di saggi che si occupano di svariati profili inerenti alla libertà religiosa, al concetto di laicità ed al fenomeno del multiculturalismo entro lo spazio giuridico e sociale europeo. In particolare, il focus del libro concerne il percorso evolutivo della giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (Corte Edu) rispetto all’esposizione di simboli religiosi negli ambienti scolastici e di indossare abiti legati ad una determinata confessione. In tale prospettiva, i primi due contributi, rispettivamente di Maria Luisa Tacelli e di Vincenzo Turchi, sono dedicati principalmente alla ricostruzione e al commento del travagliato e notissimo caso Lautsi contro Italia nel quale è stata giudicata la presenza del crocefisso nelle aule scolastiche.

Prima di entrare nel vivo della vicenda, però, M. L. Tacelli ripercorre il pensiero di due dottrine sulla simbologia religiosa in completa antitesi fra loro. Da una parte, vi sarebbe quella dell’“esclusione” o “libertà dalla religione” che privilegerebbe un approccio di neutralizzazione dei simboli religiosi negli spazi pubblici in vista di una concezione più intransigente di laicità; mentre, dall’altra, troveremmo quella dell’inclusione o “libertà verso la religione”, la quale sarebbe rispettosa delle realtà storico-culturali di ciascuno Stato. L’Italia potrebbe qualificarsi certamente in linea con questa seconda scuola di pensiero, dal momento che nel suo ordinamento viene assicurata la libertà di culto di tutte le religioni come un diritto pubblico soggettivo ai sensi dell’art. 19 della Costituzione, privilegiando la pluralità pure nell’ambiente educativo. Ulteriori dimostrazioni pratiche si potrebbero riscontrare nel fatto che l’insegnamento dell’ora di religione è facoltativo o che non vi è nessun divieto di esporre simboli o indossare abiti appartenenti a confessioni diverse da quella cattolica. Anzi, nelle scuole italiane sempre più frequentemente sarebbero persino celebrate festività di altre religioni e può essere fatta richiesta […]

Scarica il testo in formato PDF

Questa voce è stata pubblicata in: Nomos e contrassegnata con Corte di Strasburgo, Giulia Santomauro, L. GIANNUZZO, Laicità, LIBERTÀ RELIGIOSA, M. L. TACELLI, Nomos 1/2020, Recensioni, V. TURCHI. Contrassegna il Permalink.