Simone Ferraro, Recensione a R. Scarciglia, F. Alacevich, F. Guida, (a cura di), Le Facoltà di Scienze politiche in Italia, Bologna, Il Mulino, 2015, pp. 213.

L’opera collettiva in esame contempla, attraverso una progressiva trattazione, gli esiti della raccolta dei lavori svolti durante il Convegno «Istruzione come bene pubblico nei 150 anni dell’Italia unita» tenuto, nel 2011 presso l’Università degli Studi di Salerno. Il volume spicca, oltre per il suo valore di testimonianza sull’attuale “stato dell’arte” dell’Università e delle Facoltà di Scienze politiche – indispensabili istituzioni culturali – per le possibilità di riflessione ed analisi che esso offre. Le sue pagine sono, difatti, potenziali strumenti per considerazioni teoretiche d’ampio respiro: sia sul concetto, sia sulle funzioni, dell’Università – in generale – e – in particolare – delle Facoltà di Scienze politiche. E tal fine, in queste sede vengono presentate relazioni sugli atenei di: Bari; Firenze «Cesare Alfieri»; Genova; Macerata; Milano; Milano Università Cattolica del Sacro Cuore; Napoli «L’Orientale»; Padova; Perugia; Roma «La Sapienza»; Roma Tre; Salerno; Siena; Teramo; Trieste; Università della Calabria; Urbino «Carlo Bo»; Vallée d’Aoste.

Per quanto attiene al primo di questi due aspetti (ed è possibile evincere chiare tracce di ciò nella Relazione dei Proff. Ornella Bianchi ed Ennio Triggiani sull’Università di Bari, specialmente dalle pagine seguenti il paragrafo in essa dedicato al progetto culturale dell’Ateneo, nelle quali, si evidenzia come forte sia il peso «delle discipline storico-filosofiche (…) [essendo riconosciuta l’importanza] di dotare il laureato di spessore umano e culturale (…) [al fine di affinare] il giudizio critico di figure che si preparano ad agire con consapevolezza nella loro contemporaneità», ivi, p. 33), si ritiene che lo studio in oggetto possa contribuire al compito cui ogni membro della comunità accademica (sia esso docente o discente) dovrebbe essere chiamato: quello di partecipare alla risalente discussione su come definire un possibile “ideale della cultura”; Agli inizi del secolo XIX, questo ha rappresentato un ideale “umanistico” che – citando Cesare de Lollis nel suo articolo L’ideale della cultura, pubblicato nel 1921 sulle pagine della Rivista La Nuova Cultura – appartiene all’uomo in quanto possessore, non solo di conoscenze specialistiche, o esperto di strumenti, ma «altresì capace di adoperare ogni sua conoscenza a più costanti ed ampi fini di civiltà». Oggi, di fronte al modificarsi dei termini con cui – tradizionalmente – si è tentato di risolvere le questioni attinenti l’educazione, la comunità politica e l’attitudine a fruire «di sempre più elevati e creativi e liberi strumenti di cultura», appare innegabile come – per la prosecuzione dello stesso indagare scientifico – l’adempimento di questo compito sia una esigenza non più eludibile. Opera per la quale la presente rassegna sulle origini e sui futuri progetti educativi ed accademici delle Facoltà di Scienze politiche «che tanta importanza hanno avuto nella cultura del Paese e nei suoi sviluppi politico-sociali» (p. 7 della Prefazione realizzato dai curatori del volume, i Proff. Renato Scarciglia, Franca Alacevic e Francesco Guida), rappresenta un prezioso contributo. […]

Scarica il testo completo in formato PDF

Questa voce è stata pubblicata in: Nomos, Rassegne critiche, recensioni, schede e contrassegnata con (a cura di), 2015, Bologna, F. Alacevich, F. Guida, Il Mulino, Le Facoltà di Scienze politiche in Italia, Nomos 1/2016, Rassegne critiche, Recensione a R. Scarciglia, Recensioni, schede, Simone Ferraro. Contrassegna il Permalink.