Roberto D’Orazio, L’Archivio Mortati: prime considerazioni

Come annunciato nel titolo, le considerazioni che seguono avranno carattere preliminare e meramente ricognitivo, poiché un esame approfondito del fondo documentario lasciato da Costantino Mortati richiederebbe, com’è ovvio, maggior impegno per poterne esplorare le ramificazioni e censire i molteplici profili d’interesse per gli studi giuridici e storici.

L’opera di sistemazione delle carte – ancora in corso mentre si scrive – si è presentata al suo avvio come impresa non priva di difficoltà, in ragione di alcune caratteristiche del fondo. Si tratta, in effetti, di una raccolta documentale di dimensioni contenute (a paragone di altri archivi privati appartenuti a giuristi), che ha trovato spazio in poco meno di cinquanta buste (o faldoni), contenenti complessivamente circa duecento fascicoli, al momento riuniti in tredici serie archivistiche create secondo criteri di omogeneità.

Di queste serie, alcune sono cronologicamente definite poiché riguardano momenti del cursus honorum di Mortati (l’Assemblea Costituente, la carriera accademica, le esperienze d’impegno politico, la Corte costituzionale); altre serie sono delimitate tipologicamente (in quanto riferite alla corrispondenza, ai convegni, alle carte personali e familiari); altre ancora raccolgono gli strumenti di lavoro e contengono, ripartite in fascicoli tematici, la gran mole di annotazioni e di appunti lasciati dallo studioso, per il cui ordinamento è sembrato naturale prendere a riferimento, con alcuni adattamenti, la struttura delle sue Istituzioni di diritto pubblico, e dunque la sistemazione della materia delineata dallo stesso Mortati. È forse questa parte dell’archivio, benché formata da documenti eterogenei e non sempre compiutamente decifrabili, a rendere maggiormente il senso dell’ampiezza e dell’intensità del lavoro di Mortati attraverso la varietà e l’abbondanza dei riferimenti, l’accumulo degli appunti e degli schemi di svolgimento, e la quantità di schede di lettura e di note bibliografiche di cui, in particolare, può supporsi la stratificazione ininterrotta per un quarantennio a partire dagli anni ‘30.

Al momento di ricomporre e ordinare il fondo, alcune incertezze sono tuttavia derivate dalla disorganicità delle sue parti; di cui alcune recano il segno riconoscibile di una conservazione intenzionale, mentre altre appaiono il risultato di una sedimentazione pressoché spontanea, di cui non sempre, in mancanza di più chiari riferimenti, sono immediatamente riconoscibili i diversi strati e i criteri del loro addensamento.

A complicare il compito, poi, contribuisce la propensione di Mortati a utilizzare per le sue annotazioni i più diversi supporti cartacei; è costante, da parte sua, la riutilizzazione di fogli già usati, l’aggiunta di trafiletti e striscioline spillati agli appunti, il riempimento dei margini liberi di pagine già scritte, con una calligrafia minuta che talvolta quasi sfuma in sottile arabesco. A questo riguardo è esemplificativo il caso della corrispondenza. Non è infrequente, infatti, che le lettere indirizzate a Mortati riportino, nella parte inferiore del foglio, la minuta manoscritta della sua risposta e, sul verso, annotazioni di tutt’altro argomento. E sebbene l’epistolario ci sia giunto come nucleo omogeneo, capita sovente che altre lettere affiorino in luoghi diversi dell’archivio, essendone stati riutilizzati i fogli per riportarvi appunti oppure a guisa di cartellette per raccogliere altre carte. Da ciò può dedursi l’importanza all’epoca attribuita alle diverse lettere da colui che ne fu destinatario; ma è una gerarchia documentale che, ovviamente, può valere fino a un certo punto per il ricercatore di oggi, in posizione storicamente distaccata e potenzialmente interessato a rintracciare tutti i differenti fili della trama.

In altri casi, singole carte possono avere una rilevanza che attraversa le distinte sezioni dell’Archivio e in fase d’inventario richiederà l’indicazione di rimandi incrociati tra una serie e l’altra. Ciò, sia in ragione dell’intreccio dei profili tematici, sia per la già descritta tendenza di Mortati al “reimpiego cartaceo”: al punto che, su fogli di note manoscritte, talvolta rinvenuti tra le pagine dei fascicoli delle ricerche preparate alla Corte dagli Assistenti di studio sulle questioni di legittimità costituzionale, egli poteva, in un angolo, annotare glosse bibliografiche, in un altro i nomi dei colleghi giudici elencati in colonne (si presume, in prospettiva del loro prevedibile orientamento in Camera di consiglio), e in un altro lembo indicare la destinazione dell’appunto medesimo «per il Manuale», ossia il cantiere sempre attivo delle Istituzioni nelle successive edizioni.

Può comprendersi, allora, come le carte si presentino talvolta come palinsesti, di cui si possa stabilire tra le varie sovrapposizioni il contenuto preminente; oppure come unità documentali che, per la variabilità dei riferimenti testuali, si offrono ad una lettura – se è lecita l’espressione – caleidoscopica. Sarà perciò necessaria, in ogni caso, un’opera attenta di interpretazione e di contestualizzazione dei documenti così formati; e il ricorso a una selettiva digitalizzazione sarà egualmente d’aiuto, soprattutto per una loro più agevole consultazione. […]

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Di seguito si riporta il sommario del saggio: 1. Premessa  2. Temi e spunti di ricerca dall’Archivio Mortati: alcune anticipazioni 2.1. Continuità della cultura giuridica e transizione costituzionale 2.2. Scrittura della costituzione e propositi di revisione dei codici 2.3. L’impegno politico e l’azione civica 2.4. Il mandato di giudice costituzionale 2.5. La direzione dell’Enciclopedia del diritto 3. Il carteggio e la rete dei corrispondenti 4. Un dialogo tra generazioni 5. Appendice: Tabella dei corrispondenti.

 

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