Matteo Pati, Recensione a S. Traversa, Studi sul Parlamento (1990-2015), Napoli, Jovene, 2015, pp. 366.

Il volume di Silvio Traversa “Studi sul Parlamento (1990-2015)” raccoglie numerosi scritti dell’Autore, incentrati sulle dinamiche parlamentari italiane. Il periodo storico abbracciato dalle analisi dello studioso è di per sé notevolmente significativo. Con esso si ricostruisce il periodo delle riforme dei Regolamenti parlamentari degli anni Ottanta, per poi ripercorrere le vicende della seconda fase della storia repubblicana, interessata da considerevoli mutamenti nei rapporti tra gli organi istituzionali e tra questi e gli altri soggetti di rilevanza costituzionale – in primis, i partiti politici –, su cui la dottrina tanto ha riflettuto. Al lettore è offerto un interessante spaccato dell’evoluzione della forma di governo italiana negli ultimi venticinque anni. Importanza centrale è data al Parlamento, considerato per lungo tempo il fulcro del sistema costituzionale ed oggi, da un lato, oggetto di equilibrismi tra imperativi efficientistici e ineludibili esigenze rappresentative; dall’altro lato, indebolito dall’inevitabilità storica di processi politici, economici e sociali globalizzati, che non permettono più di ragionare in termini di entità nazionali atomizzate ed unilateralmente sovrane, ma all’opposto delineano realtà statuali necessariamente armonizzate in un contesto sovranazionale.

I temi trattati dall’Autore – già allievo di Carlo Esposito – sono sviluppati non soltanto attraverso la lente cristallina della sua dottrina, ma altresì alla luce delle esperienze professionali, che Silvio Traversa ha affiancato all’insegnamento universitario. Lo studioso, infatti, mette a disposizione del lettore gli anni trascorsi come co-Segretario generale della Camera dei Deputati, Segretario generale della Presidenza del Consiglio dei Ministri, membro dell’Autorità per le garanzie nelle comunicazioni, Consigliere di Stato e, infine, Segretario Generale dell’Istituto per gli studi e la documentazione legislativa (ISLE). Siffatto modo di procedere giova alla trattazione delle tematiche affrontate nel volume, giacché può beneficiare sia della lucidità dell’accademico sia della concretezza empirica del tecnico delle Istituzioni.

Gli scritti riproposti nel quaderno della Rassegna parlamentare, originariamente pubblicati in diverse sedi – in larga parte proprio sulla rivista dell’ISLE “Rassegna parlamentare” –, sono organizzati in progressione cronologica all’interno di tre sezioni.

La prima sezione, significativamente intitolata «Il Parlamento nel sistema», propone la collocazione degli studi dell’Autore in un quadro storico-giuridico, all’interno del quale vengono affrontate tanto le problematiche concernenti l’organizzazione interna dell’organo parlamentare, quanto quelle connesse con le dinamiche scaturenti dai reciproci rapporti tra il Parlamento e gli altri organi costituzionali. In tutto questo, risulta di grande interesse l’attenzione posta sulle vicende politiche, le quali, lungi dall’essere sacrificate in favore di un’analisi di puro diritto, assumono notevole importanza nell’esegesi dei mutamenti istituzionali enucleati dal Traversa. In tal senso, le riflessioni dello studioso sulle importanti riforme dei Regolamenti parlamentari intervenute nel corso degli anni Ottanta sono svolte ripercorrendo i fatti politico-parlamentari del tempo, corredati da aneddoti e ricordi personali dell’Autore, che si trovava allora a ricoprire la carica di consigliere parlamentare della Camera dei Deputati. Nell’ambito delle novità introdotte rispetto ai Regolamenti del 1971, Silvio Traversa dedica una peculiare attenzione alla modifica della normativa sul contingentamento dei tempi e della disciplina del voto segreto per la Camera dei Deputati. Si tratta di questioni che per molti versi hanno costituito un vero e proprio spartiacque tra la dottrina della «centralità del Parlamento» – in linea con la quale il Regolamento del ’71 affidava all’organo parlamentare il “ruolo nuovo di «motore del sistema»” (p. 143) – e la necessità di adeguare i meccanismi deliberativi alle sopravvenute e sempre più pressanti esigenze di governabilità e rapidità decisionale. L’autore ricorda come la necessità di intervenire sulla regolamentazione endoassembleare per rendere più efficiente la macchina legislativa scaturisse, in quel periodo, in particolar modo dalla strategia adottata dalla componente radicale, che aveva fatto propria la condotta parlamentare del ricorso sistematico alla pratica ostruzionistica, portando l’organo assembleare sull’orlo dell’impasse deliberativa. […]

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