Giuliaserena Stegher, Recensione a E. Rossi, Una Costituzione migliore? Contenuti e limiti della riforma costituzionale, Pisa, University press, 2016, pp. 288.

In ragione del superamento del bicameralismo perfettamente paritario, verso cui l’assetto istituzionale italiano sembra intenzionato a dirigersi, occorre interrogarsi su molteplici questioni. Qualora la riforma costituzionale, approvata in via definitiva dalla Camera dei Deputati nella seduta del 12 aprile 2016 (con 361 voti favorevoli, 7 contrari e 2 astenuti), dovesse superare il referendum previsto per la metà di ottobre ed entrare quindi in vigore, si determinerebbe un’importante modifica dell’attuale architettura istituzionale, da realizzarsi attraverso una profonda revisione del Senato così come pensato dai Padri costituenti e che ha funzionato, tra alti e bassi, fino ad oggi.

Il volume di Emanuele Rossi rappresenta un valido strumento per approfondire ogni utile sfaccettatura ed innovazione della riforma costituzionale, analizzata in prospettiva pratica, sia per quanto riguarda i punti di forza, sia relativamente ai suoi punti di debolezza. Come dichiarato dall’Autore stesso nell’introduzione – e così come emerge dalle pagine del testo ivi trattato – lo scopo principale non è quello di giudicare la riforma, quanto piuttosto quello di analizzarla nel profondo cercando di “spiegare, con la massima obiettività (…) quello che verrebbe scritto nel testo costituzionale” (pag. 11).

Da un punto di vista strutturale, il volume si articola in sei sezioni. Nella prima, intitolata “Il cammino verso la riforma”, Rossi ripercorre in maniera sommaria – ma necessaria – i precedenti tentativi di riforma del sistema bicamerale succedutisi negli anni, a partire dal decalogo Spadolini del 1982 e dalle proposte avanzate dalla Commissione parlamentare per le riforme istituzionali presieduta dall’on. Aldo Bozzi del  1983, per arrivare alle conclusioni cui sono giunte nel 2013 sia il Comitato dei dieci saggi – nominato dall’allora Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano –, sia dalla Commissione dei trentacinque esperti nominata dall’allora Presidente del Consiglio dei Ministri Enrico Letta.

Come opportunamente evidenziato dall’Autore, sulla base delle sollecitazioni espresse dal Capo dello Stato sulla urgente e improrogabile necessità di ridisegnare l’architettura costituzionale e tenuto conto delle conclusioni cui è giunta la Commissione dei 35 esperti, il Governo ha presentato un disegno di legge che delinea la riforma costituzionale recante disposizioni “per il superamento del bicameralismo paritario, la riduzione del numero dei parlamentari, il contenimento dei costi di funzionamento delle istituzioni, la soppressione del CNEL e la revisione del Titolo V della Parte Seconda della Costituzione”(A.S.1429), il cui procedimento di approvazione, iniziato al Senato l’8 aprile 2014 e durato due anni, è stato particolarmente lungo e travagliato. Difatti, come emerge dalle pagine introduttive del volume – e dall’intensa cronaca parlamentare –,  i tentativi ostruzionistici sono stati assai rilevanti (si ricorda le migliaia di emendamenti presentati sia in sede di Commissioni Affari Costituzionali di Camera e Senato, che in sede di plenum), benché il ddl in questione si ponga l’obiettivo di riformare la Costituzione secondo il procedimento previsto dall’art. 138 Cost. […]

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