GIAPPONE, Michele Crisafi, Orizzonte 2020. La visione a medio termine del Primo Ministro

Il 17 marzo, in una conferenza stampa straordinaria (v. infra), un giornalista ha posto la seguente domanda al Ministro degli Affari Esteri Kōno Tarō: “Secondo alcuni sondaggi condotti dai media, il tasso di approvazione del Governo è precipitato bruscamente. Alcuni degli ultimi sondaggi suggeriscono che coloro che sostengono il Governo siano ormai la minoranza. Quale crede che siano i fattori dietro questo calo nell’approval rating?” La risposta del titolare degli Esteri si focalizza sullo “scandalo Moritomo Gakuen”: una vicenda, esplosa nei primi mesi del 2017, che ha implicato il Primo Ministro Abe e la moglie. La scuola sorge su un terreno che lo Stato ha venduto ad un valore assai inferiore alle valutazioni di mercato, e la circostanza che la programmazione scolastica avesse una marcata impronta nazionalistica – persino con ripetizioni giornaliere del Rescritto Imperiale sull’Educazione del 1890 – ha coinvolto il Primo Ministro in accuse di trattamento di favore, specie alla luce della presidenza onoraria dell’istituto in capo alla moglie, Akie Abe. I documenti della transazione sono peraltro stati distrutti, in ottemperanza alla legge sulla conservazione dei documenti governativi, ma il direttore della scuola e la moglie sono stati arrestati per frode nel luglio del 2017.

Di certo, dopo la cavalcata elettorale dell’autunno 2017 – che ha riconsegnato una salda doppia maggioranza parlamentare al Primo Ministro uscente Abe Shinzō, adesso alla guida del suo IV Governo – la perdurante sensazione di insicurezza internazionale sta erodendo il consenso del leader dell’LDP. Torna utile il sèguito della risposta di Kōno Tarō alla domanda del reporter: “Penso sia necessario che il Governo spieghi approfonditamente tutte quelle cose che è opportuno vadano spiegate”. In attesa infatti che giunga in porto senza traumi nazionali l’avvicendamento sul Trono del Crisantemo (v. infra), il tema della revisione costituzionale sembra scomparso dal calendario politico del Primo Ministro. Le redini della gestione della crisi internazionale nordcoreana paiono saldamente nelle mani del binomio Stati Uniti – Corea del Sud, mentre Tokyo occupa una posizione di rincalzo nel dialogo con Pyongyang. Né può sfuggire che la questione degli ostaggi giapponesi, rapiti in Nord Corea, rimanga irrisolta.
Fa piuttosto riflettere una sezione del sito del Ministero degli Affari Esteri, a data 6 aprile, intitolata “Domande e Risposte su Questioni Storiche”. Le otto macro-domande, che forniscono la policy ufficiale del Governo giapponese circa l’approccio nei confronti della memoria storica del Paese, insistono tutte sugli eventi che hanno gravitato intorno la Seconda Guerra Mondiale. Il tentativo di fornire una visione […]

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