Francesca Petrini, Recensione a V. Lippolis, G.M. Salerno, “La Repubblica del Presidente. Il settennato di Giorgio Napolitano”, Bologna, Il Mulino, 2013, pp. 208.

L’approccio è quello del giurista – costituzionalista che, per completezza, non dimentica la dimensione storica e politologica, necessarie per una corretta ricostruzione e un’attenta analisi del ruolo del Capo dello Stato nella nostra forma di governo parlamentare scarsamente razionalizzata. Il libro dei professori Vincenzo Lippolis e Giulio Maria Salerno, La repubblica del Presidente. Il settennato di Giorgio Napolitano, edito da Il Mulino, infatti, fonde bene considerazioni sviluppate dall’osservazione del testo costituzionale insieme con ragionamenti che prendono spunto da ciò che è accaduto nella realtà politica durante il settennato del Presidente Napolitano, o meglio durante il suo “primo” settennato.

Già dal titolo, il libro traccia il senso del suo percorso, il cui perimetro è delineato dai discorsi stessi del Presidente Napolitano, tra l’altro in un modo forse imprevedibile per gli Autori che pure hanno dedicato l’apertura del volume all’intervento del 15 novembre 2012, svolto presso gli Stati Generali della Cultura, e nel quale il Capo dello Stato ha espresso, con un’immagine plastica, la cifra distintiva del suo settennato, ricordando che «quando i padri costituenti hanno scritto la nostra Carta fondamentale non hanno immaginato per il Capo dello Stato un ruolo che si risolvesse (come si dice per i re in altri Paesi) nel tagliare nastri alle inaugurazioni». La ricostruzione della figura del Presidente della Repubblica è declinata negli anni del bipolarismo conflittuale, a partire dalla svolta del 1994, quando si voleva far assomigliare il Quirinale a Buckingham Palace e quindi attribuire al Capo dello Stato un ruolo ridotto a funzioni onorifiche. Il susseguirsi delle vicende politiche, però, ha condotto ad un epilogo completamente diverso: la prospettiva, un po’ falsata e comunque non condivisa dagli Autori, è divenuta infatti quella che assimila il Quirinale all’Eliseo e dunque ad un Presidente di indirizzo, quasi un leader politico.

Nel volume, l’analisi e la ricostruzione dei vari ruoli esercitati dal Presidente Napolitano si sviluppano in maniera puntuale, nuova e chiara, delineando così un quadro non superficiale, ma approfondito settore per settore, delle diverse funzioni del Capo dello Stato. Nel complesso, gli Autori descrivono e accentuano lo «schema molto aperto e molto elastico» tracciato dai costituenti all’interno del contesto storico di riferimento, ovvero il ventennio della c.d. seconda Repubblica, inscindibilmente legato al cambiamento strutturale intervenuto nel sistema dei partiti e, conseguentemente, nelle loro funzioni. Il settennato preso in esame, infatti, s’inserisce nel più ampio ambito della “stagione maggioritaria”, inaugurata da Carlo Azeglio Ciampi – la cui presidenza ha confermato, tra l’altro, come anche in una democrazia “tendenzialmente bipolare” il ruolo del Capo dello Stato non sia affatto secondario – e si spiega alla luce di un assunto di base che ricorre in tutto il volume: il ruolo effettivo del Capo dello Stato è inversamente proporzionale al grado di stabilità del sistema politico istituzionale.

In particolare, il primo capitolo introduce la figura del Presidente della Repubblica, indagando cosa determini e definisca il ruolo del Capo dello Stato nei regimi parlamentari e soprattutto in Italia, nel passaggio dalla prima alla seconda Repubblica. Si evidenzia come tale ruolo sia ricostruibile solo tenendo conto dell’incrocio tra poteri costituzionali del Presidente e realtà del sistema dei partiti: così, mentre nella prima fase della Repubblica, «un forte sistema partitico impediva ogni protagonismo politico dei presidenti», durante la seconda fase e ancor di più oggi, di fronte alla sua crisi, già testimoniata dalla nascita del Governo Monti, «l’interventismo presidenziale si è dovuto far carico di fronteggiare una situazione dai caratteri eccezionali». La figura del Presidente della Repubblica, il cui ruolo istituzionale presenta «molti volti», essendo di fatto un potere neutro e al contempo un soggetto politico, sin dalle prime pagine della ricostruzione effettuata dagli Autori appare quindi perfettamente coerente con le parole della relazione al progetto di Costituzione di Meuccio Ruini, Presidente della commissione dei settantacinque, ricordate anche dallo stesso Napolitano: «Il Presidente della Repubblica non è l’evanescente personaggio, il motivo di pura decorazione, il maestro di cerimonie che si volle vedere in altre costituzioni». Il Capo dello Stato è stato infatti molto attivo nella conduzione e soluzione della crisi del governo Berlusconi, nello stimolare l’azione dei partiti anche su temi politicamente molto sensibili, nelle relazioni internazionali e nei rapporti all’interno dell’Unione europea, nel dialogo continuo con l’opinione pubblica. […]

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