Enrico Campelli, Emancipazione ebraica e Drafting Revolution in Israele: le funzioni latenti di una norma giuridica

La classica distinzione tra funzioni manifeste e funzioni latenti può applicarsi utilmente, talvolta, anche al caso della norma giuridica. Accanto agli scopi espliciti e dichiarati della norma infatti, si danno a volte “obiettivi” non chiaramente programmati – talvolta perfino non previsti- che tuttavia la norma stessa contribuisce a porre in essere. In alcuni casi, tali “obiettivi” si rivelano ancor più significativi e urgenti delle stesse intenzioni originarie.

In una prospettiva quasi di “sperimentazione”, può essere interessante, per argomentare questa tesi, ricorrere a esempi quanto più possibile diversi e lontani nello spazio, nel tempo e nel contesto di applicazione. Nel 2018 ricorrono, per un caso singolare, molti anniversari di date storicamente significative. Fra queste è possibile ricordare i 170 anni dello Statuto Albertino e i 70 anni dall’entrata in vigore della Costituzione repubblicana, come pure- a livello internazionale, i 70 anni della fondazione dello Stato di Israele.

Il testo che segue si riferisce precisamente a due casi, storici e giuridici, di questo tipo, del tutto non sovrapponibili: da un lato le vicende dell’emancipazione ebraica durante il periodo statutario, e dall’altra il dibattito attuale circa la coscrizione per gli ultra-ortodossi in Israele. Ad una sostanziale e apparentemente irrimediabile lontananza corrisponde infatti un intento paragonabile che accomuna tali casi e che si riferisce alle ragioni sociali che ne sono alla base e ne costituiscono, a ben vedere, la ratio.

Il primo riguarda infatti la vicenda delle Lettere Patenti di Carlo Alberto. Una intensa stagione riformista, che avrà il suo passaggio più significativo nello Statuto Albertino del 4 marzo 1848, si era aperta nel regno di Sardegna già nel novembre del 1847 con le iniziative del marchese Roberto d’Azeglio a favore dell’emancipazione civile di valdesi ed ebrei. In seguito alle Regie Patenti del 17 febbraio (n.673/1848), con cui Carlo Alberto concede i diritti civili e politici ai sudditi valdesi (“partecipi di tutti i vantaggi conciliabili con le massime generali della nostra legislazione”), molte nuove petizioni vengono rivolte al re per chiedere l’estensione di quelle misure liberali anche agli ebrei. Il cambiamento decisivo si verifica, più o meno inaspettatamente, il 21 marzo dello stesso anno, quando un nutrito gruppo di ebrei torinesi si concentra nel deposito di Chivasso, punto di raccolta dei volontari la guerra contro l’Austria, manifestando apertamente il proposito – del tutto non previsto dalle norme – di far parte del corpo di spedizione. Il 29 marzo avviene il riconoscimento ufficiale dei diritti civili degli ebrei, con la firma del relativo decreto n.688/1848, sul campo di battaglia di Voghera, da parte di Carlo Alberto. […]

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