Ferraro Simone, Recensione a AA. VV. , Italia al voto: le elezioni politiche della Repubblica (a cura Di L. Ricolfi, B. Loera, S. Testa), Utet, Torino, 2012, pp. 645

Nonostante l’editoria d’interesse scolastico nel corso degli anni abbia subito tanti e tali cambiamenti da rendere il “sussidiario” come qualcosa di ormai lontano nella memoria e legato a suggestioni più vicine al mondo letterario del De Amicis che alla nostra quotidianità, questo è ancora presente all’interno del nostro immaginario collettivo. Libro di testo comunemente adottato, insieme a quello di lettura, all’interno di ogni ciclo di studio, esso conteneva i primi elementi di tutte le materie d’insegnamento.
Cambiate le cose che devono essere cambiate è questa la forma che reputo più idonea a descrivere l’opera oggetto di questa recensione: “Italia al voto: le elezioni politiche della Repubblica”.

La convinzione dello scrivente deriva dalla constatazione per cui questo compendio di storia elettorale riesca ad essere realmente di ausilio in quanto basato su di un “controllo incrociato” dei dati proposti.

Anche se l’opera sembra apparire volta alla ricerca di un significato sistemico del periodo preso in considerazione, ed a causa di ciò, diverse argomentazioni possano apparire formulate attraverso giudizi apodittici, è nella scelta di affidarne la narrazione ad eterogenee voci, le quali, modulandoli in base a diverse chiavi interpretative, sovente riprendono i medesimi avvenimenti, che essa si legittima come valido tentativo di offrire delle credibili ipotesi interpretative; ipotesi per la comprensione delle diverse fasi della storia dell’Italia repubblicana, che, data l’importanza delle problematiche inerenti all’argomento trattato, “elezioni e sistema elettorale rappresentano un momento centrale della democrazia politica” [F. Lanchester, 2004], proprio per il loro essere “discutibili”, in virtù dei loro intrinseci “limiti” gnoseologici, appaiono sicuramente degne d’essere “discusse”.

Frutto del lavoro collettivo di docenti ed esperti provenienti da differenti ambiti disciplinari, e concepita nell’ambito del gruppo di studiosi della rivista italiana di analisi elettorale “Polena”, la comparazione diacronica dei risultati elettorali dal 1946 al 2008 viene sviluppata con un ritmo chiastico, e letta attraverso alle diverse “lenti” offerte dalle caratteristiche peculiari della indagine storica, sociologica, politologica, statistica, e psicometrica.

Se la dottrina ha tradizionalmente connesso il tema del rapporto tra forma di governo ed innovazioni istituzionali a quelli dello Stato rappresentativo e della questione, di lungo periodo nella storia costituzionale del nostro paese, dell’estensione del diritto di voto, innovativa appare quindi l’impostazione offerta da questo volume che a questo classico taglio di ricerca affianca le risultanze di eterodosse branche disciplinari.

Alla lezione di autori come Giorgio Galli e di perspicaci analisti politici come Celso Ghini, ed all’esempio dato da testi come “l’Atlante storico elettorale” dell’Istituto Cattaneo, vengono difatti unite, sia una sistematica disamina delle elezioni politiche e delle loro stesse campagne elettorali, che una approfondita ricostruzione della nostra storia Repubblicana. Alla ricerca delle invarianze nei comportamenti degli attori politicamente rilevanti e degli stessi elettori è quindi coniugata in maniera paritetica e non ancillare, un opera di rappresentazione della condizione storico-spirituale del paese, così come essa si è presentata agli occhi dei suoi più attenti studiosi nel corso dei suoi diversi appuntamenti elettorali.

L’enumerazione ed il catalogo di rado rappresentano comportamenti avalutativi. Nel testo si tenta di evitare gli indefettibili rischi insiti in questa operazione privilegiando gli avvenimenti in grado di offrire icastica rappresentazione del leitmotiv dell’intera opera: il processo di differenziazione, segmentazione e specificazione del corpo elettorale e del suo rapporto con i partiti; agenti alla cui azione i padri costituenti affidarono, in un regime parlamentare il più aperto possibile, il compito di custodire, anche in condizioni “fluide” in cui è bene consentire adeguamenti, “la disciplina [e] la stabilità (…) data dalla coscienza politica” (p. 483).

L’attenzione degli autori risulta quindi rivolta a descrizioni di questo processo che, in base a risultanze empiriche, siano in grado di dare conto:

  1. Delle logiche infra ed intra sistemiche sviluppatesi negli anni lungo i suoi diversi clevage;
  2. Della sua evoluzione e dei suoi spostamenti all’interno dello stesso spazio elettorale, suddiviso nelle tre zone geopolitiche del “Mezzogiorno” (Abruzzo, Calabria, Sardegna, Lazio, Sicilia, Puglia, Basilicata, Campania, Molise), del “Nord allargato” (Liguria, Marche, Piemonte, Veneto, Friuli, Lombardia),e delle c.d. “Regioni rosse” (Emilia, Toscana, Umbria);
  3. Dei tellurici e sistemici sconvolgimenti durante i quali il corpo elettorale si è trovato ad essere allo stesso tempo protagonista ed spettatore di questi fenomeni (frammentazione e volatilità del sistema politico; destrutturazione del mercato elettorale; crisi istituzionale, economica e morale); “terremoti” susseguitisi nel 1975 (p. 219), nel 1992-1993 (p. 327), e da ultimo, anche se non menzionato nel testo, ma solo vaticinato nella descrizione delle sue premesse (pp. 459; 470), nel 2013. […]

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