CANADA: Maria Rosaria Radiciotti, Dalla frammentazione al riallineamento: la vittoria dei conservatori e dei neodemocratici e la parabola discendente dei liberali e dei nazionalisti del bloc quèbècois

Tra il 2010 e il 2011, il Partito Conservatore canadese guidato da Stephen Harper ha progressivamente consolidato la sua posizione alla conduzione del Governo canadese che si protrae senza soluzione di continuità dal 2006. In assenza di un numero di seggi sufficiente a dare vita ad un’amministrazione che godesse della maggioranza assoluta alla Camera dei Comuni, per cinque anni i Tories hanno tentato di attuare il loro programma conquistando di volta in volta l’appoggio di uno dei tre partiti all’opposizione. Per ovviare al senso di precarietà dovuto al rischio costante di un voto di sfiducia, il Primo ministro ha cercato di rafforzare il peso del Governo nei confronti del Parlamento. La sua strategia si è articolata secondo due direttrici fondamentali: tentando di conquistare il popolo canadese con un programma incentrato sulla sicurezza interna, contro il crimine, e su quella esterna, contro il terrorismo internazionale di matrice islamica; e imbrigliando a colpi di sospensioni delle sessioni parlamentari una Camera bassa “balcanizzata” e paralizzata dalla presenza di un’opposizione maggioritaria in dissenso con l’Esecutivo. Dunque, riaffermando il precedente stabilito un anno prima, il Governatore generale su proposta del Primo ministro il 30 dicembre del 2009 ha sospeso l’attività del Parlamento, decretando così il termine dei lavori delle commissioni e la caduta automatica di tutti i progetti di legge in discussione e non ancora promulgati. In questo modo, il Governo ha evitato la presentazione e l’approvazione di una mozione di sfiducia da parte dei partiti di opposizione e si è assicurato una finestra temporale di dialogo con le altre tre formazioni rappresentate in Parlamento per presentare un progetto di bilancio che avesse il consenso della maggioranza.

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