Stefano Grassi, Ricordo di uno “zio” affettuoso

Per tutti gli allievi della Scuola fiorentina di diritto costituzionale, se Paolo Barile è stato un “secondo padre”, Mario Galizia è stato lo “zio” affettuoso che ha seguito e accompagnato ciascuno di noi in un rapporto personale, pieno di generosità.
Come ricordava Ugo De Siervo, il contributo di Mario Galizia nel suggerire e dare continuità all’impostazione della Scuola fiorentina, composta dai giovani allievi di Paolo Barile, nella fine degli anni ’60 e primi anni ’70 (contributo che Galizia ha consegnato alla nostra storia personale, insieme all’intenso lavoro con cui, nella stessa direzione, operava in quell’epoca, quale nostro “fratello maggiore”, Enzo Cheli) è stato un passaggio decisivo per ciascuna delle nostre storie accademiche.
Era una conseguenza della sua capacità di ascoltare e guidare i giovani, come è stato più volte ricordato in questa mattinata, ma ancor di più la diretta conseguenza del suo rapporto di ammirazione, affetto grandissimo e dialogo continuo sul piano personale e intellettuale, che aveva con Paolo Barile.
Parlava con noi come se proseguisse il discorso mai interrotto che teneva con Paolo (al quale, sul piano personale, si rivolgeva come a un fratello maggiore, da cui voleva ottenere consenso e sicurezza).

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