STATI UNITI: Giulia Aravantinou Leonidi, Tra mito e realtà. Il finanziamento della politica negli USA. Brevi considerazioni a margine della sentenza McCutcheon v. FEC

Si riapre negli Stati Uniti il dibattito sul finanziamento delle campagne elettorali che la sentenza Citizens United v. Federal Election Commission aveva riacceso nel 2010. A riproporre prepotentemente l’annosa quaestio della Campaign Finance Reform, ormai relegata alla dimensione del mito, è la decisione della Corte Suprema dello scorso 4 aprile nel caso McCutcheon v. Federal Election Commission 572 U.S. Una sentenza destinata a far discutere, poiché licenziata all’alba dell’apertura delle campagne elettorali per le prossime elezioni di mid-term ,ma soprattutto alla vigilia della campagna per le presidenziali del 2016.

Nella storia politica americana la preoccupazione che i grossi capitali influenzino la politica è sempre stata molto presente. Sin dagli albori del XIX secolo si sono susseguiti numerosi tentativi di imbrigliare il finanziamento della politica attraverso un irrigidimento delle regole che ne disciplinano le modalità. Tali tentativi si prefiggevano essenzialmente il perseguimento di un duplice obiettivo: la prevenzione della corruzione, tema strettamente interrelato a quello del finanziamento della politica, e la promozione dell’eguaglianza politica.

Per comprendere pienamente il significato della recente giurisprudenza della Corte suprema in materia e di conseguenza il vivace dibattito politico e accademico che la riguarda occorre spingere lo sguardo a ritroso oltre la barriera temporale del XIX secolo.

In seno alla Convenzione Costituzionale, ampio spazio fu riservato al dibattito relativo agli strumenti maggiormente adatti a tenere sotto controllo l’interesse dei privati. Uno dei contributi più significativi fu quello offerto da James Madison. Quest’ultimo, nei Federalist Papers, ed in particolare nel Federalist n°10 metteva in guardia i propri contemporanei dai rischi derivanti da un governo controllato da quelle che egli definiva “fazioni” ossia “un gruppo di cittadini che costituiscano una maggioranza o una minoranza che siano uniti e spinti da un medesimo e comune impulso di passione o di interesse in contrasto con i diritti di altri cittadini”.

Madison sosteneva anche che le cause dell’esistenza delle fazioni non possono essere controllate in uno Stato libero senza minare proprio quella libertà che ne costituisce il presupposto. Alla base della teoria di Madison vi era, dunque, l’idea di controllare piuttosto che limitare l’insorgere di fazioni. A tale scopo la Costituzione americana verrà a basarsi su tre elementi fondamentali: la separazione dei poteri, il principio federale e gli enumerated powers. Alcuni anni più tardi , il Bill of Rights ed in particolare il Primo emendamento quale riflesso dei principi lockeiani di diritto naturale saranno incorporati alla Costituzione.

La prima legge federale ad occuparsi della materia fu approvata dal Congresso nel 1907. Prese il nome dal suo sponsor, il senatore democratico della Carolina del Sud, “Pitchfork Ben” Tillman. Le ragioni che spinsero Tillman a farsi promotore del progetto di legge dalla forte portata limitativa delle contribuzioni delle corporations alle campagne elettorali non sono certo da rinvenire nei suoi nobili ideali. In realtà, la tutt’altro che celata avversione nei confronti del Presidente in carica, Theodore Roosevelt, il quale aveva notoriamente ampiamente beneficiato delle contribuzioni dei privati per la sua campagna elettorale del 1904, congiuntamente all’opposizione delle corporations alle politiche segregazioniste apertamente propugnate da Tillman, sono senz’altro tra le motivazioni maggiormente accreditate per aver condotto il senatore della South Carolina a perseguire l’approvazione della legge. All’approvazione del Tillman Act seguirono, alcuni anni dopo, le cd. publication laws che introdussero l’obbligo di pubblicare i nominativi dei finanziatori delle campagne elettorali.

Una stretta ulteriore alle contribuzioni si ebbe nel 1925 con il Federal Corrupt Practices Act, mentre il divieto di contribuzioni da parte dei sindacati fu introdotto nel 1943 dal Smith-Connally Act. Sebbene queste leggi contribuirono significativamente ad influenzare la partecipazione dei gruppi e degli individui alla vita politica americana, non arginarono l’afflusso di denaro privato alle campagne elettorali, molto probabilmente in ragione dell’inefficacia degli strumenti di contrasto previsti e delle lacune che consentivano di aggirare facilmente i divieti. […]

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