Abstract [It]: L’articolo analizza la decisione di ammissibilità del referendum in materia di cittadinanza (sentenza n. 11 del 2025), che ha portato la Corte costituzionale a confrontarsi nuovamente sui limiti alla manipolatività dei quesiti. In particolare, ci si è chiesti se, implicitamente, il Giudice costituzionale abbia voluto superare, con questa pronuncia, alcuni suoi recenti precedenti (in particolare del 2017 e del 2022), coi quali aveva affermato che un referendum manipolativo può condurre alla riespandere di un principio generale, non di una regola pensata per un “caso speciale”.
Abstract [En]: This article examines the Constitutional Court’s decision on the admissibility of the referendum concerning citizenship (Judgment No. 11 of 2025), which once again compelled the Court to address the boundaries of manipulative referendum questions. In particular, it considers whether the Court, perhaps implicitly, intended through this ruling to depart from some of its recent precedents—specifically those of 2017 and 2022—which had established that a manipulative referendum may serve to extend a general principle, not a rule concerning a “special case”.
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Sommario: 1. Un’introduzione, partendo dalla fine. – 2. Il contesto normativo entro il quale si inseriva il referendum: ovvero della cittadinanza “per concessione”. – 3. I termini del quesito. – 4. I referendum manipolativi, e quelli “troppo” manipolativi, nella giurisprudenza costituzionale. – 5. La sentenza n. 11 del 2025: un quesito al di sotto della «soglia di tollerabile manipolatività». – 6 La Corte costituzionale ha voluto superare il discusso precedente della sentenza n. 26 del 2017? Una conclusione necessariamente interrogativa.




