Abstract [It]: La Costituzione, si dice, nasce dalla resistenza ma nasce anche per unire: il potere costituente in Italia ha avuto come scopo quello di unire due Italie profondamente divise e separate da una idea di patria opposta. La Costituzione, perciò, nasce dal lavoro di uomini e donne che si erano formati nel periodo fascista e che nel ripudiarlo non intesero rinnegare anche la propria cultura. Di questi uomini è interessante guardare non solo il contributo che le loro coscienze critiche apportarono ai lavori della Assemblea costituente e alla redazione del testo della Costituzione, ma anche il modo con cui vissero, dopo il 1 gennaio 1948, lo spirito della Costituzione. Due costituenti, entrambi toscani, spiccano in quest’ottica: il Conte Carlo Sforza e Giovanni Gronchi. Carlo Sforza negoziò il trattato di pace e fu il promotore della sua ratifica da parte dell’Assemblea costituente che vale a trasferire il ripudio della guerra sul piano geografico: l’Italia dell’art. 1, Cost. è quella che risulta dai suoi confini e quei confini sono la conseguenza di un trattato di pace in cui la nazione, con decisione sovrana, accetta le conseguenze di una sconfitta non solo militare. Anche per questo l’Italia può essere definita una repubblica democratica. Ed è singolare che questo contributo ai lavori dell’Assemblea costituente provenga da un diplomatico di carriera che si era formato nella piena vigenza dello Statuto. Giovanni Gronchi è stato viva vox constitutionis e lo è stato non solo nel discorso che ha inaugurato il suo settennato ma anche quando ha sostenuto l’adesione al Patto Atlantico perché comunità di difesa destinata a trasformarsi in una società fra nazioni fondata sulla giustizia sociale, comprendendo che la chiave della pace è la giustizia sociale, ma anche nella politica neoatlantista, che condivideva con Fanfani, ovvero nella idea che il Patto atlantico dovesse guardare alla sponda mediterranea piuttosto che alle frontiere orientali. Infine, Gronchi ha dato impulso al Consiglio supremo di difesa utilizzandolo come fulcro effettivo della politica militare della nazione, che da quel momento in poi vedrà un’attiva partecipazione del Capo dello Stato e quindi dei valori che caratterizzano la forma di Stato e che mitigano le prepotenze dell’indirizzo politico. La Costituzione non è nata tanto dalla resistenza quanto da uomini che seppero formarsi in temperie davvero terribili, fra due tempeste di acciaio, alcuni dei quali ebbero la forza di ricordarlo e di costruire un un universo di valori che ha reso più complesso il ripetersi di quelle esperienze.
Abstract [En]: The Constitution, it is said, was born out of the Resistance, but it was also born with the purpose of uniting: the constituent power in Italy pursued the aim of reconciling two Italies that were profoundly divided and separated by opposing conceptions of the homeland. The Constitution, therefore, arose from the work of men and women who had been educated under Fascism and who, in repudiating it, did not intend to renounce their own cultural background. In considering these individuals, it is important not only to examine the contribution that their critical consciences brought to work of the Constituent Assembly and to the drafting of the constitutional text, but also the way in which they lived, after 1 January 1948, in accordance with the spirit of the Constitution. Two constituent figures, both from Tuscany, stand out in this respect: Count Carlo Sforza and Giovanni Gronchi. Carlo Sforza negotiated the Peace Treaty and promoted its ratification by the Constituent Assembly, thereby transposing the repudiation of war onto a geographical plane: the Italy of Article 1 of the Constitution is defined by its borders, and those borders are the consequence of a peace treaty in which the nation, by sovereign decision, accepted the consequences of a defeat that was not merely military. For this reason, as well, Italy may be defined as a democratic Republic. It is noteworthy that this contribution to the work of the Constituent Assembly came from a career diplomat whose formation had taken place under the full vigour of the Albertine Statute. Giovanni Gronchi was viva vox constitutionis, not only in the speech with which he inaugurated his seven-year term, but also when he supported adherence to the Atlantic Pact, conceiving of it as a defensive community destined to transform itself into a society of nations founded on social justice—understanding that the key to peace lies in social justice. He also demonstrated this in his neo-Atlantic policy, which he shared with Fanfani, namely the idea that the Atlantic Alliance should turn its gaze toward the Mediterranean shore rather than toward the Eastern frontiers. Lastly, Gronchi gave impetus to the Supreme Council of Defence, using it as the effective fulcrum of the nation’s military policy, which from that moment on would involve the active participation of the Head of State, and thereby the constitutional values that characterize the form of State and mitigate the excesses of political direction. The Constitution was born not so much from the Resistance as from men who had been forged in truly terrible times, between two storms of steel, some of whom had the strength to remember those experiences and to construct a universe of values that rendered their recurrence far more difficult.
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SOMMARIO: 1. Costituzione e resistenza, un paradigma stanco. – 2. Le costituzioni degli sconfitti e il ripudio della guerra. – 3. Due esemplari di costituenti toscani. – 4. Il conte Carlo Sforza e la ratifica del trattato di pace. – 5. Giovanni Gronchi e la scelta neoatlantista come viva vox constitutionis. – 6. Note conclusive: principio pacifista e indirizzo politico di maggioranza.
