Abstract [It]: Il saggio propone una riflessione sul potenziale ancora largamente inesplorato dei deliberative mini–public nel perseguimento congiunto di finalità cruciali per i destini della democrazia costituzionale: l’inclusione dei gruppi deboli nei processi decisionali e il contrasto ai populismi. In tale prospettiva, esso si focalizza sul contesto canadese, prendendo le mosse da una recente proposta dottrinale nel senso di sottoporre alla previa valutazione di un’assemblea o di una giuria di cittadini la decisione con cui, ai sensi della sez. 33 della Canadian Charter of Rights and Freedoms (la c.d. “notwithstanding clause”), le maggioranze legislative possono temporaneamente far salva l’efficacia di disposizioni di legge incompatibili con la gran parte dei diritti costituzionali: una facoltà che, tornata di recente in auge a livello provinciale dopo un lungo declino, si è mostrata ripetutamente cedevole a preoccupanti torsioni “tiranniche”. A seguito di una ricostruzione delle origini della clausola, della prassi relativa al suo impiego e delle interpretazioni teoriche “dialogiche”, il succitato meccanismo deliberativo è analizzato criticamente sotto il profilo della sua idoneità a rafforzare il controllo politico del demos sull’invocazione della sez. 33: un’operazione orientata a saggiare il possibile valore aggiunto del ricorso ai mini-public sul terreno della garanzia dei diritti delle minoranze e della promozione di una cultura della partecipazione democratica e dello stato di diritto, non solo rispetto al caso canadese, ma anche con riguardo ad altri ordinamenti di common law dotati di una «weak form of judicial review».
Abstract [En]: The essay reflects on the still largely unexplored potential of deliberative mini-publics in pursuing two crucial objectives for the fate of constitutional democracy: the inclusion of vulnerable groups in decision-making processes and countering populism. From this perspective, it focuses on the Canadian context, starting from a recent doctrinal proposal to subject, to prior review by a citizens’ assembly or jury, the decision by which, under section 33 of the Canadian Charter of Rights and Freedoms (the so-called “notwithstanding clause”), legislative majorities may temporarily preserve the effect of statutory provisions incompatible with most constitutional rights—a power which, having recently resurfaced at the provincial level after a long period of dormancy, has repeatedly shown itself vulnerable to alarming “tyrannical” distortions. After reconstructing the origins of the clause, the practice of its use and its “dialogical” theoretical interpretations, the essay critically examines this deliberative mechanism in terms of its capacity to strengthen political check by the demos over the invocation of section 33: an operation designed to test the added value of mini-publics for protecting minority rights and promoting a culture of democratic participation and the rule of law, not only in the Canadian context but also in other common law systems characterised by a «weak form of judicial review».
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Sommario: 1. Introduzione: gli strumenti di democrazia partecipativo-deliberativa e la finalità di inclusione dei gruppi deboli – 2. La notwithstanding clause della Carta canadese dei diritti e delle libertà: origini, declino e resurrezione “tirannica”. – 3. Dalla teoria “dialogica” della notwithstanding clause all’ipotesi “deliberativa” di un controllo dei mini-public sulla sua invocazione. – 4. Il potenziale dei mini-public per la salvaguardia della democrazia costituzionale: dal Canada agli altri ordinamenti dotati di «weak form systems of judicial review».