F. Petrini Recensione a S. CASSESE, L’Italia: una società senza Stato?, Bologna, Il Mulino, 2011, pp. 112.

Nel corso dei centocinquanta anni di storia unitaria, di frequente è stato segnalato lo stato di complessione debole del nostro sistema Paese, attribuendolo principalmente alla mancata integrazione del popolo nelle istituzioni. Così, nel libro Italia: una società senza Stato?, Sabino Cassese esamina non tanto la natura dello Stato italiano quanto la forza, e nello stesso tempo, i fattori della sua debole complessione. L’Autore opera una rilettura dei fenomeni congiunti di nation-building e State-building dal punto di vista del rapporto fra società e Stato, insieme evidenziando i problemi rimasti aperti e sollecitando soluzioni praticabili. L’analisi è di tipo storico-stratigrafica, attenta cioè al doppio svolgersi degli eventi – sul piano orizzontale della successione temporale e sul piano verticale dell’interazione tra i diversi strati – e rivolta principalmente alla dimensione nazionale della costruzione statale in senso stretto (lo Stato -persona), messa in relazione con la sua base sociale (lo Stato – ordinamento). Abbandonando il concetto hegeliano di divinità dello Stato, l’Autore descrive gli spazi di manovra entro cui lo Stato si muove nel ciclo di vita, intrecciando elementi della storia costituzionale e dell’antropologia politica.

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