Rosa Iannaccone, “Cronache di una morte annunciata”? L’eredità del processo costituente cileno

I lavori della Convenzione Costituzionale cilena sono giunti al termine nel corso dello scorso quadrimestre, questo elaborato tratterà, però, anche il “plebiscito de salida” del 4 settembre, che ha chiuso il processo costituente e posto fine, almeno per il momento, alla possibilità che il Cile abbia una nuova Costituzione.
La fase che ha preceduto la sottomissione al corpo elettorale del testo costituzionale è iniziata il 14 maggio quando, dopo la votazione dell’“informe de segunda propuesta” della Commissione competente in materia ambientale, l’Ufficio di presidenza ha sottoposto alla sessione plenaria la proposta della Presidente della Convenzione di dichiarare chiuso il dibattito costituzionale, che è stata approvata con 131 voti a favore. Con i 14 articoli approvati dalla Plenaria in questa data, la bozza dell’articolato costituzionale conteneva un totale di 499 norme, superando l’attuale Costituzione indiana, formata da 448 articoli[1]. Nel periodo intercorso tra questa data e il 4 luglio, giorno della consegna della proposta costituzionale ufficiale al Presidente della Repubblica, sono stati definiti alcuni “dettagli”, dai quali sarebbe dipeso molto del futuro del testo elaborato. Si trattava dell’armonizzazione e coerenza del testo, della decisione in merito alle norme transitorie che avrebbero dovuto guidare l’entrata in vigore della proposta di Costituzione qualora fosse entrata stata approvata e la scrittura di un preambolo. A tal fine sono state predisposte tre commissioni: la Comisión de Armonización, la Comisión de Normas Transitorias e la Comisión de Preámbulo. […]

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