Chiara Spiniello, Recensione a A. Manzella, Elogio dell’Assemblea, tuttavia, Modena, Mucchi Editore, 2020, pp. 80.

Il Parlamento serve ancora? È questa una domanda che non sorprende più», constatava – con una certa amarezza – Pierre Avril nel 1976, osservando la configurazione o, per dirla con le parole dello Stesso, il declino dell’organo legislativo francese nella V Repubblica. «Serve, eccome», sembra rassicurarlo quarantaquattro anni dopo Andrea Manzella nel suo Elogio dell’Assemblea, tuttavia (Mucchi Editore, 2020). Da ultimo, invero e a dispetto delle imperanti tendenze antiparlamentariste dei nostri tempi, «il fatto che nella crisi globale non si sia dubitato che i parlamenti dovessero rimanere aperti nel mondo […], è stata prova di resistenza della loro necessità come garanzia» (p. 62).

Ed è, innanzitutto, con un riferimento alla gestione dell’attuale pandemia mondiale che Manzella sostiene le ragioni di un (ri)accentramento ordinamentale dell’istituzione parlamentare, la quale è, sì, strumento securitario utile a «comporre i potenziali conflitti in unità di regole – superiori, perché di tutti – che sovrastano i particolarismi ed espellono la violenza» (p. 9) ma rappresenta anche il mezzo identitario mediante il quale si riconduce ad unità la molteplicità del reale. In tal senso, il vulnus di democraticità prodotto dalla reiterazione dei decreti governativi in materia di contenimento dalla crisi sanitaria – che, si affretta a chiarire l’Autore, non deve in alcun modo «fare precedente» – sembra aver addizionato alla dichiarata emergenza epidemiologica, causata dalla propagazione del virus SARS-CoV-2, una non dichiarata emergenza istituzionale, raffigurata dalla crescente subalternità dell’organo legislativo rispetto all’esecutivo; condizione, questa, che rischia di essere ulteriormente aggravata con l’attuazione della recente legge di revisione costituzionale concernente la riduzione del numero dei parlamentari (Legge costituzionale 19 ottobre 2020, n. 1). Per ovviare, anzi capovolgere, lo stato delle cose, il Parlamento ha da riappropriarsi, anzitutto, della «strutturale separatezza rispetto al Governo» (p. 20), la quale – sola – gli consentirebbe, da un lato, di tutelare l’espressione delle opposizioni in Aula, permettendo alle stesse di riacquistare l’originario significato di «forze di governo alternativo», e dall’altro, di garantire le prerogative […]

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