STATI UNITI: Giulia Aravantinou Leonidi, The knee on the neck of American democracy. L’ordinamento statunitense tra crisi multiple e elezioni presidenziali alle porte

Il ginocchio sul collo della democrazia americana è quello della diseguaglianza sociale, della precarietà della sussistenza, della perdita dei diritti e dello svuotamento della democrazia. L’assassinio a Minneapolis dell’afroamericano George Floyd, lo scorso giugno, in piena pandemia, è l’ultimo della lunga serie di casi che vedono la polizia americana protagonista di azioni di inaudita violenza a carico di esponenti delle minoranze. La vicenda, seppur ricalcando un copione già tristemente noto, ha assunto dei contorni inconsueti. A differenza di quanto accaduto in anni recenti, infatti, le proteste della società civile e di gran parte degli esponenti politici al grido di “I can’t breathe”, questa volta sembrano marcare un punto di svolta. Il Paese appare sempre più polarizzato e insofferente, le istituzioni fragili e impreparate a contenere contemporaneamente i danni della pandemia, che ha già messo in ginocchio il sistema sanitario del Paese, e il dilagare delle proteste del Black Lives Matter. Ancora una volta il razzismo viene chiamato per nome e riconosciuto come male endemico e mai sconfitto, mentre sullo sfondo si prepara la battaglia più aspra: quella delle presidenziali di novembre che vedranno il Presidente uscente, Donald Trump, affrontare il democratico Joe Biden per il premio più ambito, la Casa Bianca e la guida della più grande democrazia al mondo.

Come ha scritto il Washington Post, il collo è una delle parti più fragili del corpo umano, collega la mente al cuore e il collo degli Stati Uniti è da tempo affetto da gravi problemi. L’ inattesa accelerazione della rabbia delle proteste che hanno attraversato il Paese dopo gli assassini di George Floyd e di altri afroamericani è stata provocata dal confluire di diversi fattori: il clima instauratosi a seguito della pandemia, una generazione prostrata dalla guerra contro un nemico lontano e spesso invisibile, l’illusione di un benessere economico sempre più distante dall’american dream e un Presidente dai toni e dalle azioni inedite, un’amministrazione del tutto impermeabile alle istanze della società civile. Entriamo ora nel vivo degli avvenimenti che hanno caratterizzato l’attività istituzionale dell’ordinamento in questione. […]

Scarica il testo in formato PDF

Questa voce è stata pubblicata in: Cronache costituzionali dall'estero, Nomos, Stati Uniti e contrassegnata con Cronache costituzionali dall'estero, Diritto di voto, diseguaglianze sociali, Donald Trump, elezioni presidenziali USA 2020, emergenza Covid-19, Giulia Aravantinou Leonidi, Nomos 2/2020, razzismo, Stati Uniti, voto per posta. Contrassegna il Permalink.