Yves Sintomer, Sorteggio e democrazia deliberativa. Una proposta per rinnovare la politica del XXI secolo

Dopo un periodo di silenzio durato secoli, il sorteggio sembra essere tornato in auge nell’esperienza politica. Il caso dell’Islanda è, da questo punto di vista, emblematico. In seguito alla crisi economica che nel 2008 ha rischiato di portare il Paese sull’orlo del fallimento, la volontà di cambiare la squadra di governo e le regole del gioco politico, trova sfogo attraverso grandi manifestazioni di piazza. Il Governo conservatore abdica – il Primo ministro viene rinviato a giudizio nella primavera del 2012 a causa di una gestione catastrofica (ma ottiene in seguito un non luogo a procedere). Viene formato un Governo provvisorio che conquista la maggioranza alle elezioni anticipate dell’aprile 2009: una coalizione tra social-democratici e verdi. Nel gennaio dello stesso anno si è tenuta una conferenza nazionale che ha riunito rappresentanti dell’industria e dei sindacati. Dopo mesi di lavoro, le parti raggiungono un accordo dinamico che conserva gli aspetti essenziali del modello sociale islandese. Alla fine del 2009 un’Assemblea cittadina composta da circa un migliaio di persone estratte a sorte, insieme a un centinaio di soggetti qualificati, viene riunita su iniziativa di associazioni per declinare i valori sui quali rifondare il Paese. L’esperienza viene reiterata nel novembre 2010, questa volta con il sostegno statale e con lo scopo di adottare una nuova Costituzione.

Il compito di questa seconda Assemblea cittadina è quello di determinare i valori fondanti della futura legge fondamentale, tenendo conto dei risultati della prima e dei lavori di una commissione parlamentare sul tema. Poco dopo viene eletto dalla popolazione un “Consiglio Costituente”: è composto da venticinque cittadini che non possono essere ‘politici di professione’; le 523 candidature in competizione sono individuali, ai parlamentari è vietato partecipare e la campagna elettorale è ugualmente ridotta all’osso per segnare un netto distacco dalle pratiche abituali di una classe politica ampiamente screditata. In seguito ad alcune vicissitudini iniziali, il Consiglio lavora su un nuovo testo costituzionale durante la primavera e l’estate del 2011. Tra le principali novità del progetto vi sono: una profonda riforma dell’equilibrio dei poteri, una maggiore trasparenza relativa ai processi decisionali, un forte aumento dei meccanismi di democrazia partecipativa e democrazia diretta e, infine, si dà grande spazio alla questione ecologica che merita di essere finalmente presa in considerazione. Gli articoli del progetto costituzionale sono pubblicati in rete non appena redatti, permettendo in tal modo al pubblico di intervenire con commenti e suggerimenti attraverso le pagine di Facebook, Twitter o Flickr del Consiglio stesso. Il testo, adottato in termini piuttosto brevi, è molto interessante anche se privo di terminologia tecnico-giuridica. Il progetto di revisione della Costituzione viene trasmesso al Parlamento nell’estate del 2011 e si organizza un referendum nell’ottobre del 2012. Un’ampia maggioranza dei votanti (un po’ meno del 50% degli iscritti) approva i diversi quesiti posti, in particolare per quanto riguarda la necessità di preservare le risorse naturali dell’isola, la possibilità di indire referendum ad iniziativa popolare, di eleggere semplici cittadini in Parlamento e di redigere una nuova Costituzione. Si tratta del terzo referendum nel giro di qualche anno: i primi due hanno portato gli islandesi a bocciare per due volte (a marzo 2010 e ad aprile 2011) gli accordi di governo relativi al pagamento del debito causato dal fallimento degli istituti bancari, più precisamente quello di Icesave. Ad ogni modo, quest’ultimo referendum è consultivo e la nuova maggioranza conservatrice salita al potere in seguito alle legislative del 2013 non sembra voler portare a termine il processo, ma le elezioni dell’autunno del 2016 potrebbero rilanciarlo. […]

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Di seguito si riporta il sommario del saggio: 1. Premessa. – 2. La scomparsa della pratica del sorteggio nelle democrazie moderne. – 3. Un mini-pubblico deliberativo. – 4. La legittimità politica del sorteggio. – 5. Le sfide della democrazia deliberativa. – 6. Le trasformazioni della rappresentazione democratica.

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