STATI UNITI: Giulia Aravantinou Leonidi, La svolta conservatrice della Corte suprema. Verso una rottura del sistema dei checks and balances?

“There is no liberty, if the judiciary power be not separated from the legislative and executive” (C.L. de Montesquieu, The Spirit of Laws, Book XI, 6 Of the Constitution of England, 1748). Così si esprimeva Montesquieu nel XVIII secolo a proposito della separazione dei poteri, principio cardine del costituzionalismo liberale sul quale si basa anche l’assetto istituzionale statunitense. Le elezioni presidenziali del 2016 hanno drasticamente contribuito a mutare il clima politico-istituzionale negli Stati Uniti. Attingendo nuovamente all’opera di Montesquieu si può sostenere che il monitoraggio dell’attività istituzionale dell’ultimo biennio sembra confermare l’affermazione, maturata dal filosofo francese oltre due secoli fa, secondo la quale “constant experience shows us that every man invested with power is apt to abuse it, and to carry his authority as far as it will go. […] To prevent this abuse, it is necessary from the very nature of things that power should be a check to power” (de Montesquieu, The Spirit of Laws, Book XI, 4, In what Liberty Consists). Da tempo i costituzionalisti di Oltreoceano denunciano la minaccia rappresentata dall’amministrazione guidata dal Presidente Trump al sistema dei checks and balances concepito dai padri fondatori1. L’ultimo atto verso il consolidamento della cd. “constitutional trifecta”, di cui si è già avuto modo di dire in passato nelle pagine di questa rivista2, è stato inaugurato dall’annuncio in giugno del pensionamento del giudice Anthony Kennedy, circostanza che ha riaperto la partita delle nomine presidenziali.

Negli ultimi trent’anni, il giudice Kennedy si è affermato come uno dei componenti più moderati della Corte Suprema. Il suo voto è stato determinante in alcuni tra i casi più importanti giunti all’attenzione degli Old Nine (matrimonio gay, finanziamento delle campagne elettorali, secondo emendamento). Detentore del cd. swing vote, decisivo per determinare la maggioranza all’interno della Corte, il suo valore non deriva tanto dalla sostanza delle sue decisioni quanto dal suo approccio al judiciary decisionmaking process. La nomina da parte dell’allora Presidente Ronald Reagan del giudice Kennedy fu confermata dal Senato nel 1988, successivamente alla mancata conferma di Robert Bork, un pioniere dell’interpretazione giudiziaria conservatrice e originalista, che molti all’epoca ritennero attestarsi su posizioni troppo radicali per poter occupare un posto alla Corte Suprema. La notizia del pensionamento di Kennedy è stata accolta con favore negli ambienti repubblicani, dove l’opportunità di poter controllare il third branch of government […]

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