SPAGNA: Laura Frosina, I segnali del rinnovamento politico-istituzionale. La proclamazione di Felipe VI, l’elezione di Pedro Sánchez e l’ascesa di Podemos

I rilevanti cambiamenti politici e istituzionali registrati in questi mesi attestano l’avvio di un processo di rinnovamento e modernizzazione nel Paese, che sembra porsi in linea con le richieste di rigenerazione democratica avanzate con sempre maggiore insistenza dalla società civile.

La parola “rinnovamento” ha contrassegnato i principali avvenimenti di questi mesi che hanno portato all’abdicazione di Juan Carlos e alla proclamazione di Felipe VI come nuovo Re di Spagna, alla sconfitta del bipartitismo nelle elezioni europee, al cambio di leadership in seno al Partido socialista obrero español (Psoe), e all’affermazione di nuovi soggetti politici come Podemos.

L’esigenza di un rinnovamento ha condizionato l’abdicazione di Juan Carlos, che ha ritenuto necessario procedere alla successione al trono del primogenito, Felipe di Borbone, proprio per consentire all’istituzione monarchica di rinnovarsi e di recuperare credibilità in un momento di sua particolare debolezza e impopolarità. L’abdicazione di Juan Carlos, che ha segnato un cambiamento epocale per la democrazia spagnola, ha acceso infatti un vivace dibattito sulla continuità della monarchia nell’ordinamento spagnolo, che ha evidenziato l’esistenza di una volontà politica di celebrare un referendum per decidere sulla forma statale monarchica o repubblicana.

Seguendo le linee del suo predecessore, Felipe VI, proclamato il 18 giugno nuovo Re di Spagna davanti alle Cortes Generales, ha sostenuto con forza le ragioni del cambiamento nel suo discorso di insediamento, dichiarando di voler promuovere “una Monarquía renovada para un tiempo nuevo”, in grado di sostenere le sfide della più complessa e moderna società spagnola del XXI secolo.

L’esigenza di un rinnovamento politico è emersa con chiarezza anche con le elezioni europee del 25 maggio, che hanno riportato un risultato inedito e politicamente significativo segnato dalla sconfitta del bipartitismo e dall’avanzamento di un maggior pluralismo partitico. Per la prima volta nelle elezioni europee i tradizionali partiti maggioritari, il Partido socialista obrero español (Psoe) e il Partido popular (Pp), hanno subito una emorragia di voti a favore di altri partiti, perdendo quella posizione di sostanziale duopolio nella ripartizione dei seggi spettanti alla Spagna nel Parlamento europeo. A beneficiare di questo declino elettorale sono stati i partiti minori e, in particolare, il nuovo partito politico legato al movimento degli indignados, Podemos, guidato dal Professore Pablo Iglesias, che ha rappresentato la vera rivelazione di queste elezioni. A pochi mesi dalla sua costituzione ha ottenuto, infatti, un inaspettato successo elettorale (7,97%), che gli ha permesso di conquistare ben 5 seggi nel Parlamento europeo.

L’indebolimento dei partiti politici tradizionali, il rafforzamento dei partiti minori, e l’ascesa di Podemos, che costituisce un partito di completa rottura rispetto ai primi, sono il chiaro indice di un cambiamento intervenuto nell’orientamento elettorale, la cui portata non è ancora chiara, ma che potrebbe avere dei riflessi anche nelle prossime elezioni autonomiche e generali che si celebreranno nel 2015. Non è escluso, infatti, che i risultati di queste elezioni possano aprire nuovi scenari in grado di alterare consolidati equilibri politici-istituzionali tanto a livello nazionale che autonomico.

Il timore dell’inverarsi di una ipotesi simile ha spinto il Psoe a compiere una profonda riflessione autocritica e ad iniziare un importante processo di rinnovamento democratico, conclusosi con un cambio di leadership che ha portato alle dimissioni di Alfredo Pérez Rubalcaba e all’elezione di Pedro Sánchez come segretario generale. Per la prima volta nella storia del Psoe si sono celebrate le primarie che hanno permesso agli iscritti al partito di scegliere il proprio segretario generale, sebbene in elezioni prive di valore giuridico che hanno richiesto una successiva ratifica del candidato neoeletto da parte del Congresso federale. Si tratta di un traguardo importante che ha permesso di conseguire avanzamenti significativi in termini di democratizzazione e trasparenza internamente al partito. Il nuovo leader socialista ha dichiarato di voler seguire la strada del cambiamento e del riformismo sotto lo slogan “Vamos a cambiar el PSOE de abajo arriba para después cambiar España”. Seguendo questa impostazione, ha indicato come priorità della sua azione politica il superamento della crisi, l’eliminazione delle diseguaglianze, la lotta alla violenza di genere e la risoluzione del problema dell’indipendentismo catalano attraverso una riforma costituzionale che converta lo Stato autonomico in un modello federale. […]

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