Mariangela Atripaldi, Tutela del risparmio nell’ordinamento italiano

L’organizzazione di una giornata di studi sulla dualità istituzionale del risparmio popolare1 ha consentito un confronto tra studiosi di diverse discipline per verificare innanzitutto se l’impianto normativo predisposto dalla Costituzione italiana del ’48 offra le opportunità di garantire i risparmiatori che anche in questi ultimi tempi manifestano una posizione di debolezza. Quindi la prospettiva è quella di accertare se e in che misura quel nucleo identificato dal secondo comma dell’art. 47 cost. sia idoneo a resistere ai processi economici e finanziari in atto. Nel contempo la presentazione degli organizzatori del Convegno ed i diversi interventi hanno offerto un contributo significativo non solo sul tema specifico ma anche su alcune tematiche a questo correlate. In questo contesto è emersa una sollecitazione ad identificare un corretto rapporto tra diritto ed economia. Una prospettiva di ricerca, questa, che in tempi più o meno recenti ha coinvolto studiosi sia dell’area economica che di quella giuridica. Basta citare il volume a cura di Pier Luigi Ciocca e Ignazio Musu “Economia per il diritto” che ha offerto ai giuristi un’occasione per riflettere sul futuro del diritto dell’economia e per gli economisti ha contribuito ad individuare il ruolo del diritto nei processi economici2. Su queste tematiche non mancano altri contributi. Fra gli altri si possono ricordare quelli di Tullio Ascarelli3, Giuseppe Capograssi4, Federico Caffè5, Giuseppe Guarino, Luigi Mengoni6, Dietrich Schindler7. Un elenco che non può considerarsi certamente esaustivo. Si può affermare che emerge la convinzione di non poter considerare il diritto e l’economia come due conchiuse unità contrapposte in quanto il diritto condiziona i processi economici e questi ultimi gli stessi quadri istituzionali, per cui il loro rapporto è da considerare costantemente vivo8.

Va colta quindi l’esigenza di dover dar vita ad un laboratorio scientifico che non miri a realizzare il «solito confronto tra gli studiosi di diverse discipline sociali svoltosi nell’arco temporale di un convegno, ma il frutto di un lavoro analitico impostato compiutamente e svolto con notevole sforzo di coordinamento»9. Un complesso di riflessioni evidenziato anche dagli organizzatori di questo convegno quando si fa riferimento alla teoria delle istituzioni di Giuseppe Guarino secondo il quale, data l’impossibilità di individuare una teoria economica generale che dia una spiegazione coerente e sistematica di tutti i fatti della vita economica, si deve prospettare l’esigenza di individuare le teorie economiche nello studio delle diverse istituzioni 10. Di qui l’esigenza di chiedersi se questa area di ricerca debba essere affidata allo studio di una scienza distinta, la teoria delle istituzioni, che non dovrebbe confondersi con il diritto, la sociologia, la politica, la filosofia, la storia, etc.11. È individuabile, altresì, in questo complesso di riflessioni quell’elogio della interdisciplinarietà che, secondo le considerazioni espresse da Pierluigi Ciocca, era stato già evidenziato dai giganti del pensiero economico12. […]

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