Marco Mandato e Giuliaserena Stegher, Dal Governo giallo-verde al Governo giallo-rosso: combinazioni cromatiche delle coalizioni di governo nel perdurante quadro politico frammentato

L’avvio del quadrimestre ivi considerato ha avuto come evento principale il voto tenutosi sulla piattaforma Rousseau da parte degli iscritti al Movimento 5 Stelle. Il quesito cui gli internauti hanno espresso il proprio favor ha riguardato la possibilità che il Movimento potesse o meno dar vita a un Governo – sempre di natura coalizionale – questa volta insieme al Partito democratico. Il nuovo esecutivo avrebbe dovuto esser presieduto sempre da Giuseppe Conte, nato all’esito della breve crisi lampo di agosto, culminata con le comunicazioni del Presidente del Consiglio al Senato e formalizzate con la remissione dell’incarico al Presidente della Repubblica.  Dopo due velocissimi giri di consultazioni tenutesi negli ultimi giorni di agosto – e per la cui trattazione si rinvia al fascicolo n. 2 di questa Rivista – e appurata l’apertura da parte del Partito democratico a prendere il posto della Lega di Salvini, è stato data concretezza alla serrata interlocuzione proprio tra questo, nella voce del suo Segretario Zingaretti, il Movimento 5 Stelle con il suo capo politico Di Maio e il Presidente Conte, con la finalità di giungere presto a un condiviso documento programmatico.

Il nodo più difficile da sciogliere è stato quello relativo alla Vice presidenza, fortemente voluta dal Capo politico Di Maio, oltre alla pretesa di essere titolare di un Dicastero di rilievo. Tale richiesta ha trovato una iniziale posizione contraria da parte del Partito democratico, in ragione del fatto che secondo Zingaretti, Conte avrebbe dismesso gli abiti di Presidente super-partes in un periodo precedente alla crisi di ferragosto e, contestualmente, avanzando la condizione, in un primo momento irrinunciabile, di avere un unico Vicepresidente. La situazione si è risolta con il passo indietro del leader Di Maio, che ha deciso di rinunciare alla Vicepresidenza, fatto politico che ha consentito agli animi di rasserenarsi e, al tempo stesso, di consentire al Partito democratico di ritirare il proprio nominativo per lo stesso ruolo. Il compromesso raggiunto è stato perciò l’assenza della nomina di uno o più Vicepresidenti e la scelta di nominare Riccardo Fraccaro, uomo vicino a Di Maio, Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, creando non poche tensioni all’interno del Partito democratico. La risoluzione della crisi di Governo ha consentito al nuovo esecutivo di indicare alla entrante Commissione europea il nominativo di Paolo Gentiloni cui è stato affidato il portafoglio agli affari economici e monetari. […]

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