Marco Macchia, Massimo Severo Giannini nell’età costituente

Massimo Severo Giannini fu un innovatore e un riformatore. Da un lato, uno studioso impegnato a uscire dalla gabbia degli impianti concettuali, che riuscì ad indagare su basi nuove il diritto amministrativo1. Dall’altro, un protagonista della politica costituzionale, un professore fortemente impegnato in politica, in particolare negli anni di preparazione della Costituzione.
Decisivi sono i compiti assegnati alla Costituzione e ardua è stata la battaglia che Giannini ha dovuto sin dall’inizio combattere «contro nugoli fastidiosissimi di ignoranti, per i quali l’Assemblea costituente si associava se non proprio alla ghigliottina almeno al Terrore»2.

Il compito di ricostruzione dell’assetto costituzionale, innanzitutto, era immane, poiché si trattava di fondare la democrazia. Come sosteneva Parri nel discorso di inaugurazione ai lavori della Consulta nazionale, «da noi la democrazia è appena agli inizi»3. «Il problema costituzionale italiano consiste nella fondazione di una effettiva democrazia, che superi la democrazia di facciata prefascista»; mentre «in Francia esiste già una struttura democratica di base, che si tratta di revitalizzare […] in Italia invece è necessario, anzitutto, tessere un connettivo su cui instaurare la base democratica: ed è qui la vera e grande difficoltà»4. D’altra parte – come puntualizza lo stesso Giannini in un suo saggio storico – vista con la lente della costituzione materiale, l’Italia è passata da una Costituzione oligarchica prima, ad una Costituzione pre-democratica poi a seguito dell’allargamento del suffragio elettorale, e infine ad una Costituzione fascista data la flessibilità dello Statuto Albertino5. Occorreva allora varare una prima vera Costituzione democratica. L’Assemblea costituente aveva dinanzi a sé un lavoro impegnativo. Sebbene il compito fosse difficile, gli strumenti e i poteri non mancavano. […]

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Di seguito si riporta il sommario dell’articolo: 1. Un riformatore alle prese con la ricostruzione dell’assetto costituzionale. – 2. Giannini al Ministero per la Costituente: educare il paese al progetto costituzionale. – 3. La partecipazione ai lavori della (seconda) Commissione Forti. – 4. Giannini “costituente ombra” durante i lavori dell’Assemblea. – 5. Il giudizio sulla Carta costituzionale: molte critiche, pochi elogi. – 6. Il realismo giuridico e la delusione per l’assenza di una nuova cultura democratica.

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