Luca Albino, Continuità e rottura come problema giuridico

Gli ordinamenti costituzionali non vivono in una dimensione atemporale, ma collocata nel solco di una storia che prima di essere costituzionale è anche storica e politica. Di conseguenza, lo studio dei profili di un ordinamento costituzionale statale comporta anche l’analisi dei suoi profili dinamici. Ponendoci in tale dimensione temporale, il dato da cui occorre partire risiede nel fatto che un dosaggio tra elementi di continuità ed elementi di discontinuità o rottura è in genere presente in tutti i grandi svolgimenti storici anche in quelli che si autodefiniscono rivoluzionari. Il passaggio da un ordinamento costituzionale ad un altro non è infatti mai netto, con una linea di demarcazione ben definita nel segno della rottura ovvero della continuità, ma comporta una serie di fasi storiche di transizione costituzionale o fasi costituenti nelle quali si sovrappongono siffatti elementi in una estrema variabilità di forme. Per poter procedere ad un’analisi dettagliata di un singolo ordinamento costituzionale nella sua dimensione dinamica occorre preliminarmente chiarire cosa si debba intendere per ‘continuità’ e di conseguenza cosa sia una ‘rottura’. La problematica del rapporto continuità/rottura ha una sua complessità strutturale, la letteratura sul tema è vastissima e in questa sede se ne potrà dare solo una traccia sintetica così come sarà evidentemente possibile affrontare in rapida sintesi l’analisi di oggetti quali Stato, Costituzione, popolo che presiedono al problema in esame.

In modo particolare, l’ambito temporale-spaziale oggetto del presente studio è quello della transizione italiana degli anni 1943-1946. Tale vicenda politico-istituzionale si colloca nello sfondo storico della drammatica vicenda bellica della seconda guerra mondiale e si intreccia con le vicende del superamento del modello di stato liberale da un lato e del crollo dello stato totalitario dall’alto. Si è scelto dunque, nell’economia del presente lavoro, di analizzare i diversi approcci dottrinari (che sinteticamente possono essere definiti normativisti, sostanzialisti e istituzionalisti) attraverso il pensiero di alcuni tra i maggiori esponenti, con un particolare focus di attenzione su alcuni dei migliori contributi della dottrina italiana. […]

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