Laura Pelucchini, Recensione a F. Cammarano (edited by), Praxis, language and theory of political delegitimization in contemporary Europe, Roma, Viella, 2017, pp. 150.

Il dibattito politico contemporaneo sempre di più viaggia lungo i binari della delegittimazione dell’avversario, rappresentando la persona o la fazione opposta come contrari alla legge e ai valori dell’ordinamento, di fatto screditandoli agli occhi della società civile. L’attività di delegittimazione soventemente fuoriesce dal perimetro tracciato dalla scienza politica, caricandosi di significati sociali, culturali e psicologici. Il volume edito da Fulvio Cammarano, Praxis, language and theory of political delegitimization in contemporary Europe, si propone proprio di affrontare la tematica della delegittimazione utilizzando il metodo dell’inchiesta storica. L’opera raccoglie i risultati delle ricerche svolte in sette università italiane nell’ambito di un progetto coordinato, finanziato con i fondi PRIN 2010-2011 messi a disposizione dal MIUR. Ogni capitolo espone gli esiti raggiunti da ciascuna unità, offrendo uno sguardo privilegiato e ad ampio raggio sull’argomento. Nel primo capitolo, Fulvio Cammarano introduce il lettore verso il cuore della questione – fornendo gli strumenti argomentativi necessari alla comprensione dei successivi contributi – partendo dal pensiero di Max Weber e in particolare dalla sua teoria della legittimazione del potere. A parere dell’Autore, la formulazione weberiana segna un punto di rottura semantico più che concettuale. Già prima della messa in circolazione dell’opera del pensatore tedesco nei primi del Novecento (si pensi – su tutte – a Economia e società, University of California Press, 1922), esisteva infatti il concetto di legittimazione politica; ciò che risultava mancante era piuttosto un termine atto ad esprimere tale nozione (p.9).

La parola legittimazione veniva ricondotta alla sfera giuridico-legale, stando ad indicare l’attributo della conformità alla legge, ovvero della legalità. Con la formulazione weberiana, l’asse interpretativo e semantico andò invece a spostarsi sul piano del riconoscimento, inteso hegelianamente quale terreno di conflitto, scontro e ricomposizione finale. Il concetto di legittimazione finì dunque per indicare il rapporto politico esistente tra governanti e governati, o meglio la relazione intercorrente tra i due basata appunto sul riconoscimento – da parte dei secondi – della legittimità del potere detenuto dai primi. Tale concezione supera l’dea di una mera osservanza da parte delle istituzioni dell’impianto normativo esistente, riferendosi altresì ai principi e valori di cui si fa portatore e promotore lo Stato riconosciuto. Ciò che interessa maggiormente l’A. è ad ogni modo il processo inverso, ovvero la delegittimazione, che deve intendersi come negazione o revoca del riconoscimento nei confronti di un opponente politico o di un sistema nel suo complesso […]

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