GIAPPONE, Michele Crisafi, Il Giappone di Abe fra la crisi nordcoreana ed il nodo legislativo dell’abdicazione dell’Imperatore Akihito

La politica estera e della difesa, essenzialmente attraverso i riflessi causati dalla crisi nordcoreana, è stata senza dubbio la main issue al centro del dibattito politico in Giappone nel primo quadrimestre del 2017. I test nucleari di Pyongyang sono stati infatti l’occasione non soltanto per propiziare un rafforzamento dell’alleanza Stati Uniti-Giappone – proprio all’indomani dell’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca – ma anche per saggiare le reazioni dell’opinione pubblica, domestica ed internazionale, circa la possibilità di modificare i parametri costituzionali di riferimento, incardinati, come noto, nell’art. 9, Cap. II1.

Mike Pence, Vice Presidente degli Stati Uniti in visita a Tokyo in aprile, durante una conferenza stampa congiunta con Asō Tarō, Ministro delle Finanze e Deputy Prime Minister del Governo Abe, ha ribadito come l’alleanza Stati Uniti-Giappone sia “la pietra angolare di pace, prosperità e libertà nella regione dell’Asia-Pacifico”.

Riprendono dunque momento le proposte finalizzate alla revisione della Costituzione del 1946-47, in concomitanza del 70° anniversario della sua entrata in vigore (promulgata il 3 novembre 1946 ed entrata in vigore il 3 maggio 1947), al termine di un controverso ed eccezionale processo di democratizzazione esogeno – monopolistico veicolato dagli USA2. Sul fronte politico interno, la maggioranza LDP – Nuovo Kōmeitō, rinforzatasi in termini parlamentari dopo le elezioni (luglio 2016) per il rinnovo parziale della Camera dei Consiglieri, deve affrontare il nodo legislativo della richiesta di abdicazione dell’Imperatore Akihito.
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