Giammaria Milani, I partiti politici nella costruzione della democrazia elettorale in Tunisia

Le elezioni per la prima Assemblea nazionale costituente della storia tunisina si tennero il 25 marzo 1956: i 98 seggi furono interamente assegnati alle liste del Front National1, raggruppamento elettorale dominato dal partito Néo-Destour e partecipato da associazioni sindacali e di categoria2. Le sole forze politiche alternative che si presentarono alle elezioni, il Parti Communiste e una lista indipendente, raccolsero rispettivamente l’1,2 e lo 0,1% dei voti, risultati insufficienti per ottenere rappresentanti in seno all’Assemblea3. Il 23 ottobre 2011, a seguito della “Rivoluzione dei Gelsomini” che, già alla fine del 2010, aveva innescato le c.d. “Primavere arabe”, gli elettori tunisini sono stati chiamati alle urne per eleggere una nuova Assemblea nazionale costituente, incaricata di redigere e approvare la Costituzione della II Repubblica. Alla campagna elettorale hanno partecipato 123 partiti, anche se soltanto 77 hanno presentato liste elettorali per l’Assemblea nazionale costituente, e ben 11 partiti e 16 liste indipendenti hanno ottenuto seggi4. In poco più di mezzo secolo il quadro della rappresentanza politica tunisina è cambiato radicalmente, passando da un sistema a partito unico a un sistema multipartitico; tale mutamento è stato caratterizzato da momenti di lenta evoluzione, come l’istituzionalizzazione del partito unico negli anni sessanta e la progressiva apertura al pluralismo negli anni ottanta, e da cambiamenti repentini, come la liberalizzazione politica seguita alla rivoluzione del 2010-2011. In questo articolo si tenterà di ricostruire questo cammino, analizzandolo alla luce del contesto arabo-islamico e mettendo in evidenza le caratteristiche e le mutazioni della disciplina dei partiti politici in Tunisia, per giungere a comprendere i punti critici e le possibili sfide poste alla transizione costituzionale in atto nel Paese dal riconoscimento e dall’attuazione dei diritti politici.

Lo studio delle libertà politiche, e in particolare della libertà di costituire e di associarsi in partiti politici, costituisce un punto di vista utile all’esame, più generale, dei processi di transizione che interessano negli ultimi anni gli ordinamenti della Regione e che hanno come prospettiva l’affermazione dello Stato costituzionale. È stato rilevato, infatti, come la democrazia elettorale sia uno degli aspetti principali di tale forma di Stato, costituendone «il nucleo minimo»5. Del resto, la richiesta di democratizzazione della vita politica e di riconoscimento delle libertà politiche fondamentali è stato uno dei motori dei movimenti di protesta delle “Primavere arabe”, che sono state in tal modo etichettate come proteste “politiche”6.  […]

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Sommario: 1. Partiti politici, democrazia elettorale e transizioni costituzionali dopo le “Primavere arabe”. – 2. L’istituzionalizzazione del partito unico sotto il regime di Bourghiba. – 3. Il changement di Ben Alì e il multipartitismo di facciata. – 4. La costruzione della democrazia elettorale: la II Repubblica tunisina. – 5. I partiti politici di fronte alle sfide della transizione costituzionale.

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