FRANCIA: Paola Piciacchia, Il quadrimestre nero di Hollande tra débâcle elettorale alle municipali e rimpasto di Governo (con lo sguardo rivolto alle elezioni europee…)

Iniziato male a gennaio con le vicende legate alla vita privata del Presidente, proseguito peggio con la crisi in costante ascesa e la debole incisività delle decisioni di politica economica, la conseguente debacle elettorale alle municipali, le necessarie dimissioni del Primo Ministro Jean-Marc Ayrault e la formazione del nuovo Governo Valls, e finito in bilico con i preoccupanti sondaggi sulle elezioni europee, il primo quadrimestre 2014 sarà sicuramente ricordato tra quelli più neri del mandato presidenziale di Hollande.

Al centro dell’attenzione di questi primi quattro mesi dell’anno sono state senza dubbio le elezioni municipali che hanno visto la schiacciante sconfitta del Partito Socialista e l’ascesa del Front National di Marine Le Pen.

Cronaca di una sconfitta quasi annunciata che ha irrimediabilmente confermato la profonda crisi non solo del Partito socialista ma soprattutto la crisi della politica presidenziale che invece da mesi stava tentando con deboli risultati o, comunque ritenuti tali dall’opinione pubblica e dalle sedi internazionali (a tal punto da far parlare insistentemente di “Francia in declino”), di risollevare le sorti economiche del Paese.

Cronaca di una sconfitta annunciata, dunque, in un contesto in cui la stessa Corte dei Conti l’11 febbraio nel suo rapporto annuale aveva fatto previsioni pessimistiche sul raggiungimento dell’obiettivo del deficit al 3,6% del PIL nel 2014, invitando a moltiplicare gli sforzi di tagli alle spese fino al 2016 e indicando nella previdenza sociale e nelle collettività territoriali i due settori nell’ambito delle quali realizzare le maggiori economie. Un contesto in cui sempre a febbraio erano giunti dati allarmanti sull’aumento della disoccupazione che raggiungeva la quota di 3,34 milioni di senza lavoro.

Sul piano politico, la sconfitta elettorale del PS alle elezioni municipali del 23 e 30 marzo rappresenta senz’altro un evento di grande rilievo. Anche se le cause della sconfitta del partito del Presidente alle elezioni amministrative vanno certamente rintracciate in una molteplicità di fattori, sicuramente l’esito elettorale ha rappresentato in primo luogo un voto sanzione contro Hollande e il suo governo, una “sanzione di una severità senza appello” come è stato scritto. In primo piano, infatti, è emerso il discredito nei confronti dell’Esecutivo, Presidente in testa, che mai nella storia della V Repubblica aveva goduto di così poco gradimento da parte dell’opinione pubblica. Un Esecutivo giudicato opaco, non efficiente, disorientato, con un Presidente e un Primo Ministro non capaci di dare i giusti impulsi ad una macchina governativa in crisi.

E non è un caso che la debolezza dell’Esecutivo nazionale abbia pesato sulle scelte elettorali dei candidati locali “fragilisés” dalla stigmatizzazione di “candidats de François Hollande”, con ben 17 ministri del governo Ayrault candidati.

A penalizzare di più il PS è stata poi la volontà di partiti come l’UMP e il FN di “nazionalizzare” la competizione elettorale a differenza della strategia socialista che aveva invece puntato sulla dimensione locale contando sul giudizio positivo che gli elettori avrebbero espresso sulla buona gestione dei sindaci uscenti. Ma proprio sul piano locale, molti risultati hanno risentito dell’incapacità di alcuni sindaci uscenti di rispondere alla crisi economica. Infine la presenza di forze politiche come EELV e il Front National ha fortemente contribuito a dislocare il voto. Proprio quest’ultimo è risultato il vero partito vincitore delle elezioni amministrative ottimizzando il risultato del 6,75% di voti ottenuti con le presentazione di propri candidati in soli 597 comuni su oltre trentamila. […]

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