Editoriale, I custodi della Costituzione e la loro attività parallela

L’importanza degli organi costituzionali  di garanzia  interna ed esterna, in un momento di persistente crisi del circuito partitico – parlamentare, è stato uno degli argomenti del Convegno Passato, presente e futuro del costituzionalismo, le cui relazioni  sono state parzialmente inserite   sul numero 2/18 di questa rivista e i cui atti stanno per essere   pubblicati  in un  apposito  quaderno di Nomos, proprio nel momento in cui  sembra indebolirsi  ulteriormente   l’equilibrio istituzionale degli ordinamenti di democrazia pluralista. In questa prospettiva, è significativo che in Italia il tradizionale approccio della separazione dei poteri sia stato ufficialmente recuperato proprio nel 2008 da Leopoldo Elia, sulla base dello snervamento dei rapporti tra società civile, società politica e istituzioni. Già allora veniva prefigurato sia il fallimento definitivo del cosiddetto bipolarismo imperfetto sviluppatosi dopo il 1993, sia la possibile crisi istituzionale derivante dalla mancanza di una stabile ristrutturazione del sistema partitico e da una sua opportuna regolazione (sui tempi lunghi del tema nello Stato di massa si vedano le relazioni pubblicate in questo numero e frutto del Convegno Dallo Stato partito allo Stato dei partiti:e ora?).

Dieci anni dopo, alle spalle dell’ibernazione del circuito partitico parlamentare del 2011 e degli avvenimenti successivi che hanno condotto all’avvento dell’attuale fase di bipopulismo di Governo, l’approvazione controversa della Legge di bilancio alla fine di dicembre del 2018 ha costituito un ulteriore segnale di allarme di fenomeni sempre più preoccupanti di emarginazione-nullificazione delle Assemblee parlamentari nazionali. La complessità e la gravità della situazione hanno favorito l’intervento parallelo degli organi costituzionali di garanzia, che si è sostanziato nel monito del Presidente della Repubblica, durante il discorso di fine anno, e nella decisione della Corte costituzionale sul conflitto di attribuzione sollevato dal gruppo parlamentare del Pd del Senato (Marcucci e altri). Il risultato immediato dell’azione combinata dei palazzi del Colle più alto   della Capitale era prevedibile. Il ricorso è stato respinto con monito dalla Corte costituzionale in stretto coordinamento – si diceva- con quello precedente del Presidente Mattarella, che- durante il discorso di fine anno–  aveva osservato come “la grande compressione dell’esame parlamentare […]

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