BALCANI, Francesca Rossi, Le riforme istituzionali nel Balcani occidentali: un difficile percorso tra integrazione europea e reminiscenze jugoslave

Il secondo quadrimestre del 2019 è stato segnato dal diffondersi di un gelido clima di insicurezza e instabilità che è tornato a rallentare i ritmi della vita istituzionale della quasi totalità degli Stati dei Balcani dopo una breve fase di dinamismo. Precedentemente, erano stati soprattutto gli entusiasmi e le attenzioni dell’Unione Europea ad aver dato la spinta necessaria ai diversi Stati dell’area non ancora Membri per implementare cruciali riforme dall’alta caratura politica. Il crescente disimpegno europeo aveva, però, iniziato ad essere evidente già durante gli ultimi mesi del 2018 registrando, poi, un decisivo picco proprio tra la primavera e l’estate di quest’anno. Le elezioni europee, con il rinnovo conseguente dei componenti della Commissione, insieme all’approssimarsi delle scadenze relative alla questione Brexit sono probabilmente le ragioni per cui molti impegni e promesse nei confronti degli Stati della regione sono stati disattesi. L’Europa si è dimostrata sostanzialmente assente anche con la Bosnia, lasciandola quasi senza guida durante l’apparentemente interminabile crisi politica e istituzionale che ha fatto seguito alle elezioni generali dell’ottobre del 2018. Gli organi costituzionali dello Stato centrale e di tutte le autonomie della Federazione di Bosnia ed Erzegovina (FBiH) sono, infatti, ormai bloccati da mesi in attesa che i partiti maggioritari, rappresentanti dei tre gruppi etnici costituenti, raggiungano un accordo.

L’instabilità governativa non è di certo una novità per la Bosnia, ma questa volta si sono aggiunti alcuni fattori aggravanti come la perdita della Presidenza croata da parte del partito HDZ-BiH e la radicalizzazione delle posizioni nazionaliste del Presidente serbo Dodik. I due effetti principali sono stati, da una parte, una parziale diversificazione all’interno del sistema partitico croato anche a livello centrale e, dall’altra, la possibilità che il leader dell’SNSD riesca prima o poi a realizzare un blocco comune di tutti i partiti serbi all’interno delle istituzioni federali così come sta già avvenendo nella FBiH (cfr. Bosnia-Autonomie p.17). […]

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